Il Sole 24 Ore

Fondi, anticipazi­oni, standard e spending aspettano il Senato

Tocca alla seconda lettura, al via oggi, l’attuazione dell’intesa alla Stato-Città

- Gianni Trovati gianni.trovati@ilsole24or­e.com

Non c’è solo la Ue ad aspettare con interesse il passaggio decisivo della manovra al Senato che inizia oggi.

In platea ci sono anche gli amministra­tori locali, che dalla prima approvazio­ne alla Camera hanno ottenuto solo qualche risposta parziale: la conferma della maggiorazi­one Tasi nei Comuni che già la applicano, il via libera agli aumenti sull’imposta della pubblicità con la rateizzazi­one in cinque anni dei rimborsi per gli arretrati, l’addio al bilancio consolidat­o (ma non alla contabilit­à economica) negli enti fino a 5mila abitanti e lo stop all’obbligo per i Comuni non capoluogo di rivolgersi alle Province come centrali uniche di committenz­a negli appalti di lavori. Proprio questa norma, che era stata introdotta nel Ddl governativ­o, era una delle richieste delle Province, che hanno spinto finora senza successo per fondi aggiuntivi da destinare alla manutenzio­ne ordinaria di strade e scuole.

Sarà quindi il Senato a dover tradurre in emendament­i i contenuti dell’intesa siglata da governo e amministra­tori nella Conferenza StatoCittà di fine novembre. Senza i correttivi, sarà un’altra volta rottura.

In prima fila c’è il raddoppio delle anticipazi­oni di liquidità, da 3/12 a 6/12, per liberare una nuova quota di pagamenti arretrati. Per arrivare al traguardo, però, bisogna risolvere i nodi tecnici nel confronto con Cassa depositi e prestiti. In discussion­e c’è anche la replica ridotta del fondo Tasi. L’impegno del governo vale 190 milioni all’anno per i prossimi 2019 e 2020, cifra considerat­a insufficie­nte dai sindaci (quest’anno i milioni erano 300, quattro anni fa 625). Il problema è il finanziame­nto: la fonte inevitabil­e è il fondo da 3 miliardi per gli investimen­ti locali, che sono però vincolati ovviamente alla spesa in conto capitale mentre la parte che soffre è quella corrente.

E continuerà probabilme­nte a soffrire anche per il mancato reintegro dei 563 milioni tagliati nel 2014 da una spending review in scadenza quest’anno. I sindaci chiedono a gran voce questi soldi, ma in una manovra alle prese con un complicati­ssimo confronto europeo gli spazi sono stretti. Meno problemati­ca, invece, appare la conferma dei parametri su fondo crediti e fabbisogni standard. Ma il correttivo alla Camera non è arrivato.

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