PAURA A ROMA PER IL ROGO (FORSE DOLOSO) DI UN IMPIANTO RIFIUTI
La tramontana ha spinto l’odore intenso di bruciato sui quartieri settentrionali
Ieri è andato a fuoco un impianto di trattamento dei rifiuti, intasato di spazzatura fino all’orlo, e Roma senza termovalorizzatori né altri impianti moderni è entrata nel caos rifiuti, aggravato dall’aumento di spazzatura tipico del Natale. La nuvola cupa e acre ha spaventato i cittadini, e ne è seguita l’immancabile vagonata di dichiarazioni dei politici di ogni colore e tonalità, dichiarazioni che vengono risparmiate al lettore.
Dal 2014 a oggi il Sole24Ore ha censito più di 300 incendi, alcuni dei quali chiaramento volontari, che in Italia hanno distrutto impianti di rifiuti, intasati fino all’orlo di materiali selezionati che non trovano mercato.
In questo caso prima dell’alba si sono sviluppate le fiamme nell’impianto Tmb Salario dell’azienda romana di nettezza urbana Ama, in via Salaria 981, quartiere settentrionale di Roma. Il motivo dell’incendio è ancora da accertare. La Procura ha aperto un fascicolo per disastro “colposo”, cioè accidentale, ma i magistrati non escludono le altre spiegazioni possibili, compresi il sabotaggio e l’incendio volontario. Dalla settimana scorsa alcune telecamere di vigilanza erano in avaria.
In poche ore è andata a fuoco in aria libera e a pieni polmoni quella spazzatura che negli impianti di termovalorizzazione del resto d’Italia viene selezionata e viene usata per riscaldare i quartieri, al posto delle caldaie condominiali, tramite una combustione controllata e con filtri e post-bruciatori che eliminano diossine e altri composti pericolosi.
Una tramontana leggera ha spinto per ore sui quartieri settentrionali di Roma l’odore intenso dei rifiuti in fiamme. I tecnici dell’Arpa Lazio hanno analizzato la qualità dell’aria. Non sono state rilevate concentrazioni di inquinanti oltre la soglia di pericolo. Indiscutibile il fastidio: «In via precauzionale invitiamo a chiudere le finestre dove si sente l’odore», ha suggerito l’assessore all’Ambiente del Comune, Pinuccia Montanari.
Il sistema inadeguato di gestione dei rifiuti di Roma è impazzito. Da quando è stata chiusa la colossale discarica privata di Malagrotta, vicina all’aeroporto di Fiumicino, i rifiuti di Roma fanno capo ai due Tmb di Salario e Rocca Cencia, entrambi strapieni e usati soprattutto come discarica provvisoria di immondizia da piazzare a caro prezzo nel resto d’Italia.
Con l’incendio, si è bloccata una destinazione per circa 700 tonnellate quotidiane di spazzatura. Così ieri i camion compattatori sono stati mandati negli altri impianti, il Tmb di Rocca Cencia e il Tmb privato di Malagrotta. Si sono formate code infinite di camion in attesa di scaricare.
L’Ama e il Comune cercano soluzioni provvisorie. Per esempio, si potrebbe prolungare oltre la scadenza di fine mese l’esportazione di spazzatura in Abruzzo.
Il Tmb (sigla di trattamento meccanico biologico) è un tipo di impianto marginale e sussidiario alla gestione dei rifiuti ma Roma, pur di non avere impianti adeguati a una città moderna, vi ha basato il suo sistema di trattamento.
I Tmb sono “frullatori” colossali che dividono in modo grossolano la spazzatura. Sono abusati perché ciò che esce dai Tmb è classificato non più “rifiuto urbano”, il quale può essere smaltito solamente all’interno della regione, bensì come “rifiuti speciale”, il quale può circolare liberamente nel mercato aperto dei rifiuti. Con questo inganno Roma può mandare a caro prezzo la sua spazzatura nelle discariche, negli inceneritori e negli impianti di riciclo di mezz’Italia (Puglia, Abruzzo e così via) e in Europa (per esempio in Austria a bruciare nell’inceneritore che riscalda le case di Vienna).
Per entrambi i Tmb dell’Ama sono in corso le procedure per il rinnovo dell’autorizzazione ambientale Aia; secondo alcune ispezioni della magistratura, sarebbero emerse irregolarità nella gestione della spazzatura.