Vivendi chiede a Telecom la revoca di cinque consiglieri in quota Elliott
La tattica è quella dell’attivista di maggioranza relativa. Probabilmente l’unico modo per Vincent Bolloré di non darla vinta al fondo Elliott. Finora però non si era mai visto il preannuncio di un ultimatum, non ancora ultimativo. Ma l’incredibile vicenda Telecom non manca mai di stupire. Ieri la società ha ricevuto una lettera da Vivendi sulla falsariga della nota diffusa di prima mattina. Si sollecita il board a chiamare un’assemblea «il più presto possibile», non più solo per la nomina dei revisori, ma anche per «revocare cinque dei dieci membri del consiglio riconducibili alla lista Elliott, in particolar modo coloro che sono stati coinvolti nei problemi di governance, e proporre la nomina di cinque nuovi amministratori». Se la maggioranza consiliare non farà harakiri sua sponte, Vivendi inoltrerà una richiesta formale ai sensi dell’articolo 2367 del codice civile al più tardi a inizio della prossima settimana.
Ci si potrebbe chiedere perchè il gruppo che fa capo a Bolloré non rompa direttamente gli indugi, visto che ne ha facoltà col suo 23,94%. Può essere per dimostrare che il cda è “inattivo”. Ma una risposta più di sostanza è che non vuole tornare al controllo e quindi cerca di muoversi con i piedi di piombo. Vuoi per allontanare la minaccia del consolidamento del debito che arriverebbe fino al gruppo Bolloré, vuoi per avere le mani più libere su Mediaset. Vuoi perchè ha capito che avrebbe il Governo contro ed è disposta a indicare un vertice tutto italiano. Vivendi vuole però togliere la maggioranza del cda all’«hedge fund» che l’ha spodestata, rinfacciando che la promessa di dare a Telecom la miglior governance possibile si è tradotta nel caos, senza benefici per il titolo, che in Borsa ha solo perso. I legali dei francesi stanno mettendo a punto le contestazioni sulla governance, che riguarderebbero sia le modalità con le quali si è pervenuti all’impairment in corso d’esercizio che è costato 2 miliardi di svalutazione, sia le modalità di rimozione/sostituzione del precedente ad Amos Genish, sia le riunioni ad excludendum dei consiglieri indipendenti, sia le consultazioni con Elliott. Accoppiandoli ai ruoli, quattro nomi da revocare - nell’ottica di Vivendi - sono già scritti: il presidente Fulvio Conti, il presidente del comitato nomine Alfredo Altavilla, il presidente del comitato controllo Paola Giannotti e il lead independent director Dante Roscini. Punto di domanda su Luigi Gubitosi che, in quanto ad, potrebbe essere ancor più difficile revocare. Ad ogni modo - assicurano fonti vicine al dossier - verranno proposte candidature di elevato standing, competenze ed esperienza internazionale, non necessariamente tutti italiani, ma non ci saranno nella lista nè dirigenti di Vivendi nè francesi.
«Se siamo indipendenti, se abbiamo creato una public company, non dovremmo perdere tempo a difenderci da un azionista che ha di fatto creato questa situazione - ha replicato Conti - Siamo qui per difendere la nostra indipendenza, il nuovo piano e il nuovo management, per servire gli interessi non solo di un socio, ma di tutta la base azionaria».
Gubitosi in forse. Conti, Altavilla, Giannotti, Roscini nel mirino. Il presidente: «Difenderemo l’indipendenza»