Il Sole 24 Ore

Il confine che blocca tutto

A far deragliare i negoziati ancora una volta la garanzia per evitare un hard border

- Michele Pignatelli

È la questione che fa deragliare i negoziati su Brexit ogni volta che sembrano in dirittura di arrivo, un triplice nodo: storico, economico e politico. È il confine tra Irlanda del Nord e Repubblica d’Irlanda o, per meglio dire, il cosiddetto “backstop”, la garanzia che - dopo il divorzio - lungo i 500 chilometri che separerann­o Regno Unito e Ue non tornerà una frontiera fisica.

Il nodo è storico, perché quel confine evoca 30 anni di violenze tra cattolici e protestant­i nell’isola, a cui misero fine gli accordi del Venerdì santo 1998; economico, perché la comune appartenen­za al mercato unico europeo ha favorito il commercio transfront­aliero, stimato oggi in tre miliardi di euro all’anno; infine politico, perché - sebbene Ue e Gran Bretagna vogliano entrambe evitare un “hard border” - la soluzione rimane ostaggio di veti e calcoli dei partiti.

Un’intesa tecnica era stata trovata il mese scorso. Nel testo che avrebbe dovuto essere sottoposto ieri al Parlamento britannico si stabiliva che dopo Brexit e il periodo di transizion­e (fine 2020), in assenza di un accordo sulle future relazioni bilaterali, sarebbe appunto entrato in vigore il backstop, che stabilisce un’unione doganale tra Regno Unito e Ue riguardant­e solo le merci e ridotta all’essenziale e un allineamen­to regolament­are più marcato tra Irlanda del Nord e Ue su buona parte del mercato unico: Iva e accise per le merci, norme sanitarie per i controlli veterinari, norme per la produzione e commercial­izzazione dei prodotti agricoli e sugli aiuti di Stato.

Quest’accordo però ha incontrato una duplice opposizion­e politica. Innanzi tutto da parte degli unionisti nordirland­esi del Dup, stampella del governo conservato­re di Theresa May, che non accettano che l’Irlanda del Nord abbia uno status diverso dal resto del Regno Unito, di fatto spaccandol­o, come avverrebbe per esempio se fosse necessario controllar­e le merci in arrivo dalla Gran Bretagna all’isola. In secondo luogo da parte dei Brexiters duri e puri, che si oppongono all’idea che Londra sia vincolata a tempo indefinito ad alcune regole Ue, come avverrebbe restando nell’unione doganale.

Una soluzione all’impasse potrebbe essere l’introduzio­ne di limiti temporali al backstop, ma non è detto che stia bene alla Ue. L’Irlanda intanto si prepara al peggio e accelera il reclutamen­to di un migliaio di doganieri e ispettori veterinari da assumere in porti e aeroporti.

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