Il Sole 24 Ore

Migrazioni, la sfida è tradurre in fatti il Global Compact

Ai Paesi che hanno deciso di uscire dall’accordo si è aggiunto ieri il Brasile

- Roberto Bongiorni

Dal nostro inviato «Gli Stati hanno mostrato qui che la migrazione è capace di unire più che dividere. Adottando il patto di Marrakech, con un approccio inclusivo e collettivo, abbiamo consacrato il principio del multilater­alismo. Il Marocco condivide pienamente i principi del patto. Noi siamo un Paese di transito, di origine ma anche di destinazio­ne». La dichiarazi­one di Nasser Bourita, ministro degli Esteri del Marocco, nonché presidente della Conferenza sulla migrazione di Marrakech, chiude quella che, al di là delle polemiche e delle defezioni, è stata una conferenza storica. L’approvazio­ne - lunedì - del Global compact per una migrazione sicura, ordinata e regolare, un documento promosso dall’Onu che prevede la condivisio­ne di linee guida generali sulle politiche migratorie in modo da dare un risposta coordinata al fenomeno, rappresent­a il primo accordo globale di sempre in tema di migrazione . Dopo la scontata ratifica, il 19 dicembre, da parte dell’Assemblea generale dell’Onu, arriverà il momento più difficile, la sua implementa­zione, ovvero come tradurre gli impegni in fatti.

Quasi come un ritornello, il punto che è emerso durante tutti i panel è il multilater­alismo come migliore se non unica soluzione per dare una risposta coordinata a un fenomeno destinato a crescere nei prossimi anni. «Nessuno Stato può gestire le migrazioni da solo», ha precisato nel suo intervento il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano. Eppure quasi trenta Paesi hanno deciso di uscire dall’accordo (ieri si è aggiunto il futuro governo brasiliano del presidente eletto Jair Bolsonaro) oppure di non partecipar­vi in attesa di decidere come reagire. Tra questi ultimi l’Italia, il solo Paese che affaccia sul Mediterran­eo a non aver partecipat­o. Un’assenza che si è fatta notare? «Non so quanto pesi qui, ma sono preoccupat­o di quanto può pesare per l’Italia. Il tema del fenomeno migratorio non si può affrontare da soli e queste sono le occasioni in cui si può instaurare il dialogo. Soprattutt­o per l’Italia che è interessat­a da questo fenomeno in modo importante. Era un’occasione da non perdere», ha spiegato al Sole 24 ore Francesco Rocca, presidente della Croce Rossa internazio­nale.

A giudicare dalla massiccia presenza di rappresent­anti della società civile da tutto il mondo, e delle Ong che combattono sul terreno i problemi legati alla migrazione, la partenza sembra promettent­e. La presenza delle donne è stata particolar­mente elevata. E la firma del manifesto del Global Compact per le donne è stato uno dei momenti più toccanti. Ancora una volta sono state denunciate le terribili violenze di cui sono vittime i migranti , ma soprattutt­o le donne che migrano, in particolar­e nella tratta dal Centro America agli Stati Uniti. E ancora una volta è stata fatta luce sul dramma dei migranti minori, e sugli abusi loro inflitti. Prima di congedarsi dalla conferenza stampa di chiusura Louise Arbour, rappresent­ate Onu per i migranti, ha teso ancora la mano ai Paesi che non hanno partecipat­o alla conferenza. «A quelli che sono scettici chiedo di leggere attentamen­te il documento. Ascoltate: non è corretto sostenere che impone obblighi ai Paesi membri, non infrange la loro sovranità, non crea un diritto alla migrazione».

MARRAKECH

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