Migrazioni, la sfida è tradurre in fatti il Global Compact
Ai Paesi che hanno deciso di uscire dall’accordo si è aggiunto ieri il Brasile
Dal nostro inviato «Gli Stati hanno mostrato qui che la migrazione è capace di unire più che dividere. Adottando il patto di Marrakech, con un approccio inclusivo e collettivo, abbiamo consacrato il principio del multilateralismo. Il Marocco condivide pienamente i principi del patto. Noi siamo un Paese di transito, di origine ma anche di destinazione». La dichiarazione di Nasser Bourita, ministro degli Esteri del Marocco, nonché presidente della Conferenza sulla migrazione di Marrakech, chiude quella che, al di là delle polemiche e delle defezioni, è stata una conferenza storica. L’approvazione - lunedì - del Global compact per una migrazione sicura, ordinata e regolare, un documento promosso dall’Onu che prevede la condivisione di linee guida generali sulle politiche migratorie in modo da dare un risposta coordinata al fenomeno, rappresenta il primo accordo globale di sempre in tema di migrazione . Dopo la scontata ratifica, il 19 dicembre, da parte dell’Assemblea generale dell’Onu, arriverà il momento più difficile, la sua implementazione, ovvero come tradurre gli impegni in fatti.
Quasi come un ritornello, il punto che è emerso durante tutti i panel è il multilateralismo come migliore se non unica soluzione per dare una risposta coordinata a un fenomeno destinato a crescere nei prossimi anni. «Nessuno Stato può gestire le migrazioni da solo», ha precisato nel suo intervento il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano. Eppure quasi trenta Paesi hanno deciso di uscire dall’accordo (ieri si è aggiunto il futuro governo brasiliano del presidente eletto Jair Bolsonaro) oppure di non parteciparvi in attesa di decidere come reagire. Tra questi ultimi l’Italia, il solo Paese che affaccia sul Mediterraneo a non aver partecipato. Un’assenza che si è fatta notare? «Non so quanto pesi qui, ma sono preoccupato di quanto può pesare per l’Italia. Il tema del fenomeno migratorio non si può affrontare da soli e queste sono le occasioni in cui si può instaurare il dialogo. Soprattutto per l’Italia che è interessata da questo fenomeno in modo importante. Era un’occasione da non perdere», ha spiegato al Sole 24 ore Francesco Rocca, presidente della Croce Rossa internazionale.
A giudicare dalla massiccia presenza di rappresentanti della società civile da tutto il mondo, e delle Ong che combattono sul terreno i problemi legati alla migrazione, la partenza sembra promettente. La presenza delle donne è stata particolarmente elevata. E la firma del manifesto del Global Compact per le donne è stato uno dei momenti più toccanti. Ancora una volta sono state denunciate le terribili violenze di cui sono vittime i migranti , ma soprattutto le donne che migrano, in particolare nella tratta dal Centro America agli Stati Uniti. E ancora una volta è stata fatta luce sul dramma dei migranti minori, e sugli abusi loro inflitti. Prima di congedarsi dalla conferenza stampa di chiusura Louise Arbour, rappresentate Onu per i migranti, ha teso ancora la mano ai Paesi che non hanno partecipato alla conferenza. «A quelli che sono scettici chiedo di leggere attentamente il documento. Ascoltate: non è corretto sostenere che impone obblighi ai Paesi membri, non infrange la loro sovranità, non crea un diritto alla migrazione».
MARRAKECH