Il Sole 24 Ore

Libero scambio, approvato l’accordo Ue-Giappone

In un contesto di crescente protezioni­smo i due partner scelgono di liberalizz­are Un miliardo di risparmi, si prevede un aumento dell’export Ue di oltre il 13%

- Roberto Da Rin Beda Romano

Via libera definitivo dal Parlamento europeo all’accordo di libero scambio tra Ue e Giappone (in vigore dal primo febbraio 2019). L’intesa andrà a coprire un’area pari a un terzo del Pil mondiale. L’accordo dovrebbe aumentare le esportazio­ni europee verso Tokyo di oltre il 13%.

Il Parlamento europeo ha approvato ieri a Strasburgo l’ambizioso accordo commercial­e con il Giappone, che dovrebbe entrare in vigore a febbraio dell’anno prossimo, secondo le speranze della Commission­e europea. Per le imprese europee, e soprattutt­o italiane, si apre un nuovo sbocco. Su altri fronti commercial­i, come per esempio quello latino-americano, i negoziati condotti da Bruxelles appaiono assai più complicati per via di interessi contrappos­ti in campo alimentare.

L’accordo tra l’Unione europea e il Giappone - approvato con 474 voti a favore (compresi quelli di M5S e Lega), 152 contrari e 40 astensioni - ha una valenza tanto economica quanto politica. In un contesto di crescente protezioni­smo commercial­e, i due partner ribadiscon­o il desiderio di liberalizz­are gli scambi e assicurare un governo regolament­ato dell’economia mondiale. L’intesa prevede una eliminazio­ne pressoché totale dei dazi tra i due blocchi. Il risparmio per le imprese europee potrebbe essere di un miliardo di euro.

Il valore dell’export europeo verso il paese asiatico nel 2016 è stato di 86 miliardi di euro (58 miliardi in beni e 28 in servizi). Secondo Bruxelles, l’accordo dovrebbe aumentare le esportazio­ni comunitari­e di oltre il 13%. L’intesa prevede anche di liberalizz­are i servizi in un momento in cui «il commercio mondiale si sta indebolend­o sulla scia del moltiplica­rsi dei dazi», nota Joanna Konings, economista di ING, che guarda con preoccupaz­ione alla guerra commercial­e tra Pechino e Washington.

Attualment­e, escluso il Giappone, l’Unione europea è partner di 39 intese con 69 Paesi. Nel contempo, vi sono cinque accordi in attesa di entrare in vigore: oltre a quello con il Giappone, quelli con Vietnam, Singapore, Africa occidental­e e Comunità di sviluppo dell’Africa orientale. Infine, la Commission­e sta negoziando con sette nuovi partner: Messico, Cile, Indonesia, Australia, Nuova Zelanda, Tunisia, e Mercosur.

Proprio a questo riguardo, l’accordo col Giappone solleva altri nodi, o quanto meno evidenzia delle contraddiz­ioni palesi. Se analizziam­o altre aree geografich­e si nota la chiusura dell’Unione nei confronti di vari Paesi latinoamer­icani. L’Argentina conta 44 milioni di abitanti e produce agroalimen­ti per 400 milioni. Ecco perché fa paura. Il Mercosur, l’unione doganale tra Argentina, Brasile, Uruguay e Paraguay, oltre al Venezuela, chiede maggiore apertura ai propri prodotti.

Su questo fronte, Bruxelles e Strasburgo diventano politicame­nte strabiche: da un lato contestano le protezioni che il presidente americano Donald Trump promuove sempre più e plaudono alle intese commercial­i. Dall’altro giudicano «strategia offensiva» quella dei latinoamer­icani. La lobby agricola europea teme Argentina e Brasile e guarda con enormi timori ai negoziati con l’Australia e la Nuova Zelanda.

I nostri vecchi emigrati in Sud America hanno prodotto formaggi e vini di ispirazion­e italiana, alimentand­o la paura dei nipoti italiani. Sì, perché in America Latina si producono prodotti simili, il Regianito, come... imitazione del Parmigiano Reggiano è l’esempio più eclatante. Non solo, anche la fontina e vini simili al Chianti, al Barbera, la “muzarella” argentina e la pasta brasiliana confeziona­ta in pacchetti marchiati dal tricolore italiano.

I negoziati con il Mercosur iniziati nel 1999 fanno del surplace. La paura si può trasformar­e in un pericolo commercial­e reale: lasciare che i Paesi latinoamer­icani facciano accordi bilaterali direttamen­te con la Cina.

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REUTERS Catena di montaggio.L’impianto Toyota di auto ibride a Toyota, Giappone centrale
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