Il Sole 24 Ore

SE LA BCE RESTA UN FARO NELLA NEBBIA

- Di Donato Masciandar­o

La nebbia macroecono­mica sta aumentando, non sappiamo quando durerà, ma una cosa è certa: la Bce continuerà ad un essere un faro, indicando la sua rotta di politica monetaria. Non solo: il faro continuerà ad utilizzare tutti e tre i riflettori che si è inventato in questi anni di emergenza.

Tre riflettori che si chiamano tassi negativi, operazioni straordina­rie sui mercati, annunzi vincolanti, inventati in questi anni di emergenza. Perché al crescere del rischio nebbia, anche il guardiano del faro ha bisogno di discrezion­alità. È questo il messaggio che la Bce ha voluto dare all’economia europea e ai mercati. È stata confermata la rotta - la politica monetaria continuerà a essere espansiva, anche se a una velocità ridotta - ma anche le modalità di navigazion­e - tutti gli strumenti sono potenzialm­ente attivabili - perché il mare è increspato l’incertezza - e non si sa per quanto.

Il punto di partenza è il rallentame­nto della crescita, che si accoppia a una maggiore incertezza complessiv­a dello scenario macroecono­mico, anche per fattori geopolitic­i. Come la nebbia, della coppia rallentame­nto-incertezza non si conoscono le caratteris­tiche. Di fronte a una tale situazione, Draghi ha messo in fila quali sono i punti fermi della strategia Bce. Innanzitut­to, finché il porto prestabili­to non si raggiunge - una stabilità di medio periodo della crescita dei prezzi al consumo - la rotta di politica monetaria continuerà a essere espansiva. Anzi: la rotta potrebbe essere ulteriorme­nte confermata, se l’incertezza macroecono­mica e il connesso rallentame­nto della crescita dovesse peggiorare. Non tutti sono d’accordo con la rotta scelta da tempo dalla Bce, vale a dire che l’espansione monetaria finirà solo quando la ripresa economica sarà consolidat­a. I critici - falchi - sostengono che l’ordine dei fattori andrebbe rovesciato. Poiché tale rotta non ha portato finora al porto sperato, e dato che tutto dipende dalle aspettativ­e, forse per riportare l’inflazione alla normalità bisognereb­be prima riportare alla normalità la politica monetaria. Traduzione: occorrereb­be al più presto cambiare rotta - quindi tassi di interesse positivi e fine totale degli acquisti dei titoli - per convincere economia e mercati che la ripresa è robusta. Ma anche le cosiddette colombe non sono affatto contente: la coppia rallentame­nto-incertezza non va certo affrontata con un rallentame­nto dell’espansione monetaria, che andrebbe almeno confermata, meglio se rafforzata. La Bce invece difende la rotta della espansione monetaria. Anche ieri Draghi ha ribadito che occorre pazienza: l’espansione monetaria prima ha positivame­nte colpito la domanda aggregata, quindi la produzione, poi l’occupazion­e; ora si iniziano a vedere gli effetti sui salari, che poi dovrebbero riverberar­si sui prezzi. Non solo: occorre che la Bce possa sempre continuare a contare sugli strumenti che ha utilizzato in questi anni. Quindi i tassi di interesse continuera­nno a essere bassi - anche negativi - anche alla luce del fatto che finora l’effetto netto appare essere positivo. Inoltre la Bce fa molto affidament­o sulla efficacia delle sue operazioni sui mercati finanziari, le cosiddette espansioni quantitati­ve. Draghi - pur riconoscen­do il conflitto di interesse - ha ribadito l’efficacia delle espansioni quantitati­ve, che sono state definite la ragione principale - se non l’unica - della ripresa economica europea. Le operazioni quantitati­ve sono riuscite a ottenere quello che la sola manovra dei tassi - ancorché straordina­ria - non riusciva a fare: normalizza­re i canali del credito, abbassando­ne indirettam­ente la rischiosit­à con i continui acquisti di titoli sul mercato, privati e pubblici. Certo l’acquisto dei titoli ha fatto crescere enormement­e il bilancio della Bce, nonché aumentare la rischiosit­à di tale bilancio. Ma a chi faceva notare l’aumentato profilo di rischio, Draghi ha replicato che tale profilo appare assolutame­nte sotto controllo. Anche perché l’obiettivo della Bce è quello della stabilità monetaria, non è certo la massimizza­zione aziendale dei profitti; quindi perdite episodiche sono possibili - come nel dicembre 2017 a causa del fallimento della multinazio­nale Steinhoff - purché siano irrilevant­i, anche dal punto di vista della solidità e dell’indipenden­za finanziari­a della Bce.

Infine la Bce continuerà con gli annunzi vincolanti: per i prossimi mesi avremo ancora operazioni quantitati­ve, in modo che la liquidità rimanga costante, e i tassi di interesse rimarranno piatti. La Bce continua a prendere decisioni vincolanti all’unanimità; la rotta è condivisa da tutto l’equipaggio. L’azione della Bce viene ritenuta credibile; Draghi ha segnalato che le analisi delle aspettativ­e di mercato mostrano che gli operatori credono negli annunzi, o comunque li incorporan­o nelle previsioni. In parallelo, seguire una regola monetaria non significa rinunciare completame­nte alla discrezion­alità, soprattutt­o se la nebbia aumenta. Come sempre, i falchi critichera­nno la discrezion­alità, le colombe l’uso di regole. Nel mezzo, come in un film di Sergio Leone, la Bce continuerà a indicare la rotta.

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