Vacondio: la priorità è l’internazionalizzazione
È passata la versione rivista dopo l’ultimo accordo tra Italia, Messico e Brasile L’ambasciatrice Zappia: «Mesi di negoziati serrati. È stato davvero complicato»
«Siamo il secondo settore manifatturiero in Italia, abbiamo una spiccata vocazione all’export e rappresentiamo l’80% delle aziende alimentari. Chiediamo un maggior coinvolgimento da parte delle istituzioni nelle politiche di settore». Lo dice Ivano Vacondio, nuovo presidente di Federalimentare.
Il made in Italy è salvo. Per la seconda volta in pochi mesi è stata rispedita al mittente la proposta dell’Oms di far passare una risoluzione alle Nazioni Unite con l’indicazione di introdurre tasse, etichette di alert e limiti al marketing per i “cibi nocivi”. Indicazione che avrebbe penalizzato i prodotti agroalimentari italiani Dop e favorito i prodotti riformulati in laboratorio. La seconda commissione dell’Assemblea generale ha adottato la risoluzione su salute e sviluppo sostenibile presentata dai sette paesi del gruppo Fpgh. Nel paragrafo sette – che diventerà dieci nella stesura definitiva del documento - quello sull’alimentazione, è passata la versione rivista dopo l'accordo tra Italia, Messico e Brasile di venerdì scorso che non contiene più l'indicazione di “cibi nocivi”.
Il testo adottato all’Onu con 157 voti a favore, due contrari e un’astensione, fa appello agli stati membri «per promuovere diete e stili di vita sani, inclusa attività fisica, attraverso azioni e politiche per porre in atto tutti gli impegni legati alla nutrizione compresi quelli assunti dai capi di stato e Governo nel vertice sulle malattie non trasmissibili dell’Oms» lo scorso 27 settembre. Non è stato facile. Fino all’ultimo si è cercato di evitare il voto in Assemblea. Venerdì, dopo l'accordo raggiunto da Italia, Messico e Brasile la partita sembrava chiusa. La procedura dell’Onu prevede un periodo di 48 ore di silenzio-assenso e scadeva alle 16 di lunedì. Alle 15.59 la delegazione americana ha presentato le sue critiche sul testo, su due punti che non riguardavano il contestato paragrafo sull’alimentazione: i brevetti dei farmaci e la riproduzione naturale della donna. Si è andati dunque al voto in Assemblea. Ma il passaggio era affatto scontato perché i paesi votanti sono tanti e poteva succedere di tutto.
Ha seguito da vicino i negoziati dietro questo delicato dossier, fino all'ultimo, l’ambasciatrice italiana alla Rappresentanza permanente dell’Onu Mariangela Zappia. «Sono stati cinque mesi di negoziati serrati. È stato davvero complicato. Ma è stata una bella prova del sistema Italia che ha funzionato. Siamo contenti». Pericolo sventato. Nel paragrafo sull’alimentazione l'Italia è riuscita a ottenere un doppio successo. «Siamo riusciti - racconta ’ambasciatrice - a introdurreun linguaggio diverso nel testo rispetto alla prima formulazione per noi pregiudizievole. Inoltre siamo riusciti a far aggiungere nel paragrafo un’indicazione sull’importanza delle diete tradizionali e per l’Italia il riferimento è alla Dieta mediterranea».
Dietro le quinte il lavoro diplomatico italiano è stato serrato. «Il linguaggio iniziale della risoluzione - racconta ancora Zappia - era molto duro e per noi inaccettabile. Il negoziato è stato doppio e per questo dico che è stato un successo del sistema Italia. Da un lato con l’Unione europea per richiamare la Francia (firmataria tra i sette paesi della risoluzione) alla posizione a cui si era obbligata assieme a tutti i partner Ue al vertice Onu del 27 settembre. Poi, dall’altro lato, bisognava cercare di modificare il testo della risoluzione». E lì le cose erano molto più complicate. Con sei mozioni diverse presentate per modificare il paragrafo 7: «A un certo punto - racconta Zappia mi sono resa conto che avevamo bisogno di mobilitare amici esterni per arrivare a un risultato, bisognava cercare di trovare un accordo insieme ad altri. Quindi abbiamo cercato di provocare una proposta di modifica da altri paesi, dal Messico. Questo passaggio è stato la chiave di volta».
Soddisfatto del risultato il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi: «L’esito finale è senza dubbio anche un successo italiano, abbiamo lavorato per mesi, impegnandoci nelle diverse sedi e a tutti i livelli. Abbiamo agito in stretto raccordo con i ministeri competenti per Salute, Agricoltura, Industria e Commercio estero. Ciascuno ha fatto la sua parte, con uno spirito di squadra che ha permesso di conseguire questo importante risultato. A tutela degli agricoltori e dell’industria italiana». «L’approvazione all’Onu rappresenta un successo dell’Italia, del suo modello alimentare e delle sue eccellenze» commenta Luigi Scordamaglia, presidente uscente di Federalimentare che ha seguito da vicino tutta la battaglia negli ultimi mesi. Soddisfatta anche Federchimica per l’esito del voto all’Onu che salva un’eccellenza italiana come quella dell’agroalimentare di qualità al cui successo contribuisce per tanta parte. Plaude anche Coldiretti per il voto.
NEW YORK