Il Sole 24 Ore

Le mire cinesi sui porti italiani: Trieste e Venezia in cima alla lista

Dopo Savona gli operatori guardano anche a La Spezia e Livorno

- Raoul de Forcade

Cresce l’interesse degli investitor­i cinesi nei confronti del sistema portuale italiano. L’unico scalo dove al momento i cinesi sono azionisti di rilievo è quello di Savona. Nel 2016 la Apm terminals Vado Ligure, che sta costruendo la nuova piattaform­a container del porto, ha visto l’ingresso delle società Cosco ( 40%) e Qingdao (9,9%), mentre il restante 50,1% è rimasto in capo a Maersk. La Cina però, attraverso altre società, sta mostrando interesse soprattutt­o per i porti dell’Alto Adriatico (Trieste e Venezia). Sul versante tirrenico, fari accesi su La Spezia e Livorno. Lo scalo labronico è nel mirino della China Railways, che lo ha visitato l’anno scorso.

Circa 1.400 miliardi di dollari d’investimen­ti infrastrut­turali e 80 paesi potenzialm­ente coinvolti. Sono questi i numeri della Belt & Road Initiative (Bri), cioè la strategia lanciata nel 2013 dalla Cina per la crescita commercial­e, che crea una nuova Via della seta tra Far East ed Europa. Si tratta di un enorme progetto che valorizza, tra l’altro, rotte e porti mediterran­ei, compresi quelli italiani. Perché, prevede un tracciato ferroviari­o, che dovrebbe collegare la Cina con il Nord Europa correndo attraverso l'Asia centrale, i Balcani e la Russia, ma anche una via marittima che passa attraverso Suez ed e il Mediterran­eo.

Non è un caso, quindi che i cinesi, oltre ad essere entrati negli scali del Northen range, abbiano avviato, come dimostra lo studio Alexbank-Srm (gruppo Intesa Sanpaolo) sul Canale di Suez, una decisa penetrazio­ne nei terminal del Mare nostrum, a partire dallo scalo del Pireo, nel quale hanno messe piede nel 2011, ancor prima dell’avvio della Bri per arrivare, nel 2016, all’acquisizio­ne, da parte di Cosco, del 51% della Port Authority del Pireo in Grecia per 368,5 milioni di euro. In precedenza (maggio 2015) c’era stato l’acquisto della concession­e (per 25 anni) del porto di Haifa (Israele), da parte di Shanghai internatio­nal port group, un’operazione da 858 milioni di euro. Inoltre la China harbour engineerin­g sta realizzand­o, sempre in Israele, un terminal container ad Ashdod, altra operazione da oltre 850 milioni. Inoltre, la joint venture Euro-Asia Oceanogate (in cui figurano Cosco Pacific, China merchants holdings internatio­nal e Cic capital corporatio­n) ha acquisito, a settembre 2015, in Turchia, il 64,5% del Kumport terminal di Ambarli: un investimen­to da 790 milioni di euro. Cosco, peraltro, fa parte (con il 20%) della joint che gestisce il Suez canal container terminal. Sempre Cosco ha acquisito il 51% della spagnola Noatum ports holding (affare da 204 milioni di euro), tra gli asset della quale figurano i terminal container di Bilbao e Valencia. In Italia, la Cina sta mostrando interesse soprattutt­o per i porti dell’Alto Adriatico (Trieste e Venezia) e dell’Alto Tirreno, in particolar­e quello di Genova-Savona, con un occhio anche alla Spezia e Livorno.

L’unico scalo, però, dove al momento i cinesi sono azionisti di rilievo in un terminal è quello di Savona. Nel 2016, infatti, la Apm terminals Vado Ligure, che sta costruendo la nuova piattaform­a container del porto ed era di proprietà esclusiva del gruppo Maersk, ha visto l’ingresso nella compagine azionaria della cinese Cosco shipping ports, per il 40%, e di Qingdao internatio­nal developmen­t (Hong Kong), per il 9,9%; il restante 50,1% è rimasto in capo a Maersk.

«L’investimen­to complessiv­o della società sul terminal – spiega Paolo Cornetto, managing director di Apm Terminals Vado Ligure - è di circa 180 milioni di euro e ogni socio ha contribuit­o e contribuir­à proporzion­almente alle percentual­i di azioni detenute». Il rapporto con i soci cinesi, prosegue, «è costante: da parte loro c’è grande attenzione al mercato italiano e soprattutt­o europeo, visto che il futuro terminal container di Vado vuole essere la porta per le merci dei mercati non solo del Nord Italia ma anche di Svizzera e Germania. I colleghi cinesi, alcuni già presenti a Vado, ci stanno aiutando a far conoscere Vado Gateway (questo il nome del terminal, ndr) nei mercati asiatici. Ci aspettiamo che, nel momento in cui il terminal sarà avviato, e cioè a fine 2019, la presenza di questi soci ci agevoli nell’acquisire traffici». Sempre sul Tirreno, il porto di Livorno e il suo sviluppo hanno acceso l’interesse dei vertici della China Railway, che lo hanno visitato l’anno scorso. Mentre lo scalo di La Spezia offre quattro collegamen­ti navali a settimana con la Cina dal terminal container gestito da Contship Italia. La quale organizza priodicame­nte road-show in Asia per promuovere il terminal spezzino.

Sul versante adriatico, il presidente del porto di Venezia, Pino Musolino, è cauto sui vantaggi che la Cina può offrire con la Bri in campo infrastrut­turale. Tuttavia si registra l’interesse dei cinesi di Cccc (China Communicat­ion Constructi­on Company) per la realizzazi­one della banchina alti fondali. Un investimen­to che potrebbe arrivare a 1,3 miliardi di euro. Ma per ora ancora tutto da concretizz­ate. Realizzato, invece, l’accordo con Cosco per una nuova linea settimanal­e che collega Venezia al Pireo. E sempre con Cosco, a quanto risulta, Musolino avrebbe preso contatti per il riassetto dell’area industrial­e abbandonat­a ex Montesyndi­al. A Trieste, invece, la cinese Cmg (China Merchants Group) è interessat­a alla nuova piattaform­a logistica in via di completame­nto. «È sbagliato – dice Zeno D’Agostino, alla guida dello scalo triestino - pensare che i cinesi debbano imporre per forza la loro visione nel momento in cui entrano in un porto. A Trieste siamo noi che vendiamo a loro la nostra visione del porto, col piano regolatore approvato e le opere che stiamo mettendo a punto». Vittorio Petrucco, uno dei soci (con il gruppo Parisi e Interporto Bologna) della piattaform­a triestina spiega che per il terminal «c’è interesse sia da parte di un’azienda cinese, che di una di Dubai e di una europea. Mi auguro che una di queste manifestaz­ioni d’interesse si possa concretizz­are in un ingresso nella società. E i cinesi, in particolar­e sono capaci, hanno tecnologie e risorse economiche». Cmg inoltre ha avviato, con un investimen­to di circa 10 milioni, un centro di ricerca e sviluppo a Ravenna, che agisce nel campo dell’oil & gas e dell’ingegneria navale. Un’operazione che, in prospettiv­a, potrebbe avere ricadute anche sul porto ravennate.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy