Crimi: su incroci giornali-tv il divieto diventa definitivo
Posticipo a luglio del via alle «quote» di fiction e cinema made in Italy
All’annuncio di due giorni fa da parte del sottosegretario con delega all’editoria Vito Crimi è seguito ieri un post su Facebook. Messaggio ribadito: la norma che vieta il possesso incrociato di giornali e tv diventa definitiva, e non più prorogata di anno in anno. «Forse – scrive Crimi – qualcuno sperava in una svista, che ci sfuggisse»
Messaggio politico chiaro quello del sottosegretario del M5S. Mentre, va detto, l’effetto “pratico” manca nella misura in cui l’emendamento presentato nel Milleproroghe non introduce nuovi limiti agli incroci fra Tv e stampa. Rende invece stabili, per il futuro, limiti vigenti dal 2005.
Il Tusmar (Testo unico) prevede infatti il divieto di detenere partecipazioni in imprese editrici di giornali quotidiani per le emittenti tv che raccolgano più dell’8% delle risorse del Sic (Sistema delle comunicazioni) e per gli operatori con più del 40% dei ricavi del settore tlc (quindi Telecom).
Il Sic nel 2016 valeva 17,6 miliardi. Così Sky, Fininvest e Rai avevano quote analoghe e prossime al 15%. Altri sono sotto il 4%, e la mente va a Urbano Cairo che al Corriere della Sera unisce La7. Quindi a oggi Fininvest-Mediaset, Sky, Rai e Telecom non possono controllare quotidiani. Questo divieto, inizialmente temporaneo, è stato prorogato di anno in anno. Ora lo si vuole rendere stabile. Certo, nella valutazione dell’appetibilità di una società può minimamente incidere, ma il divieto esisteva già.
Ieri però per i broadcaster tv è arrivata una notizia in qualche modo positiva. A valle di una riunione al Mibact, presieduta dal sottosegretario Lucia Borgonzoni, con Mise, Agcom, produttori (Apt e Anica) e Tv è stato deciso di spostare a luglio, rispetto a inizio 2019, il via alle «quote» frutto della Legge Franceschini su cinema e audiovisivo. Sono le quote di investimento e programmazione obbligatorio dei broadcaster in opere europee di produttori indipendenti. Broadcaster insoddisfatti quando le si approvò, al contrario dei produttori. Si è però ora deciso di prendere tempo, puntando sul Milleproroghe. Comunque le quote aumenteranno per gli investimenti fin da gennaio a differenza di quelle sulla programmazione, da riscrivere.