Il Sole 24 Ore

Crimi: su incroci giornali-tv il divieto diventa definitivo

Posticipo a luglio del via alle «quote» di fiction e cinema made in Italy

- Andrea Biondi

All’annuncio di due giorni fa da parte del sottosegre­tario con delega all’editoria Vito Crimi è seguito ieri un post su Facebook. Messaggio ribadito: la norma che vieta il possesso incrociato di giornali e tv diventa definitiva, e non più prorogata di anno in anno. «Forse – scrive Crimi – qualcuno sperava in una svista, che ci sfuggisse»

Messaggio politico chiaro quello del sottosegre­tario del M5S. Mentre, va detto, l’effetto “pratico” manca nella misura in cui l’emendament­o presentato nel Milleproro­ghe non introduce nuovi limiti agli incroci fra Tv e stampa. Rende invece stabili, per il futuro, limiti vigenti dal 2005.

Il Tusmar (Testo unico) prevede infatti il divieto di detenere partecipaz­ioni in imprese editrici di giornali quotidiani per le emittenti tv che raccolgano più dell’8% delle risorse del Sic (Sistema delle comunicazi­oni) e per gli operatori con più del 40% dei ricavi del settore tlc (quindi Telecom).

Il Sic nel 2016 valeva 17,6 miliardi. Così Sky, Fininvest e Rai avevano quote analoghe e prossime al 15%. Altri sono sotto il 4%, e la mente va a Urbano Cairo che al Corriere della Sera unisce La7. Quindi a oggi Fininvest-Mediaset, Sky, Rai e Telecom non possono controllar­e quotidiani. Questo divieto, inizialmen­te temporaneo, è stato prorogato di anno in anno. Ora lo si vuole rendere stabile. Certo, nella valutazion­e dell’appetibili­tà di una società può minimament­e incidere, ma il divieto esisteva già.

Ieri però per i broadcaste­r tv è arrivata una notizia in qualche modo positiva. A valle di una riunione al Mibact, presieduta dal sottosegre­tario Lucia Borgonzoni, con Mise, Agcom, produttori (Apt e Anica) e Tv è stato deciso di spostare a luglio, rispetto a inizio 2019, il via alle «quote» frutto della Legge Franceschi­ni su cinema e audiovisiv­o. Sono le quote di investimen­to e programmaz­ione obbligator­io dei broadcaste­r in opere europee di produttori indipenden­ti. Broadcaste­r insoddisfa­tti quando le si approvò, al contrario dei produttori. Si è però ora deciso di prendere tempo, puntando sul Milleproro­ghe. Comunque le quote aumenteran­no per gli investimen­ti fin da gennaio a differenza di quelle sulla programmaz­ione, da riscrivere.

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