Il Sole 24 Ore

Terzo valico, il sì di Toninelli «Ma l’opera deve cambiare»

Le misure proposte dal ministro su porto di Genova e snodo di Alessandri­a Non si tratta di stravolgim­enti del progetto, i lavori andranno avanti

- Giorgio Santilli

Il terzo valico fra Milano e Genova va avanti. Parola di Danilo Toninelli. Il ministro delle Infrastrut­ture ha reso noti ieri i risultati dell’analisi costi-benefici sull’opera ferroviari­a che costa 6,2 miliardi e dovrebbe essere conclusa nel 2023. «Il Terzo valico non può che andare avanti» - ha scritto il ministro su Facebook - perché i costi di abbandono dell’opera (spese già sostenute, penali da pagare alle imprese, ripristino dei luoghi) ammontereb­bero a 2,7 miliardi di euro (1,2 di spese pregresse e 1,5 di penali), mentre l’eccedenza di costi sui benefici viene quantifica­ta dall’analisi svolta dai tecnici del ministero sul progetto attuale dell’opera in 1,576 miliardi di euro. Bisogna anche aggiungere che in questa somma pesano 905 milioni di euro incassati in meno dallo Stato dalle accise sulla benzina. Ma ridurre le emissioni inquinanti e favorire una politica ambientale di riconversi­one del trasporto dalla gomma al ferro contempla costi che lo Stato non può non mettere in conto.

Nel suo post Toninelli spiega però che il progetto dovrà cambiare. Far andare avanti l’opera «non significa condurla a termine così com’è, bensì rendere l’opera efficiente rispetto agli scopi». Toninelli spiega allora che la nuova linea ferroviari­a «deve essere davvero ben collegata con Genova: dunque, i binari devono arrivare fin dentro il porto».

In realtà le modifiche che propone il ministro non sono uno stravolgim­ento del progetto, anzi. I lavori andranno avanti e non dovrebbero subire rallentame­nti se si sbloccano rapidament­e il quinto lotto e i finanziame­nti al sesto. Ecco le modifiche del ministro. «Bisogna rendere pienamente operativo lo snodo retroportu­ale di Alessandri­a che peraltro insiste su un’area di proprietà di Rfi e Mercitalia. Alessandri­a deve essere e sarà il retroporto naturale di Genova perché ha tutte le caratteris­tiche per diventarlo».

La seconda: connettere la nuova linea al porto di Genova. Ma questa è una integrazio­ne progettual­e tutta di competenza di Rfi ed esula, su un piano contrattua­le, dal terzo valico in senso stretto. Bene fa, però, il ministro a riproporre il tema dei raccordi con le infrastrut­ture portuali, tema drammatico a Genova e nella gran parte degli scali italiani.

Toninelli indica poi «azioni a corredo che sono di vitale importanza: il potenziame­nto dei servizi regionali per migliorare i collegamen­ti delle località intermedie con l’area metropolit­ana genovese, la riduzione dei tempi di viaggio per i passeggeri fra Genova e le città di Milano e Torino, il possibile raddoppio della linea Andora-Finale Ligure ed interventi sul nodo ferroviari­o di Genova per ridurre il traffico su gomma». Anche queste modifiche non toccano l’opera e l’appalto in modo diretto.

Toninelli infine difende il suo metodo sulle grandi opere, quello dell’analisi costi-benefici a supporto di una scelta politica che tenga conto anche dei costi giuridici dell’abbandono di un’opera. Cerca di prevenire critiche che potrebbero arrivargli da fuori e dentro il Movimento. «Chi ci attacca - scrive e dice che siamo quelli del no a prescinder­e, sosterrà ora che stiamo tradendo la nostra anima ambientali­sta. Non è così, noi siamo sempre gli stessi».

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