Il Sole 24 Ore

L’anno del riassetto della moda italiana

- —C.Fe.

È un 2018 rivoluzion­ario per la moda e il lusso italiano. Il riassetto di Versace, finito alla statuniten­se Michael Kors per quasi 2 miliardi e con multipli stellari ha dimostrato che la globalizza­zione sta imponendo scelte precise alle imprese del settore.

La crescita in mercati importanti come l’Asia, oltre agli Stati Uniti, richiede investimen­ti importanti sul network retail e sullo sviluppo del brand. Versace, una volta rilanciato dalla cura sui costi, è finito a Michael Kors, anche in virtù delle grandi sinergie ottenibili.

È prevedibil­e che anche altri marchi seguano questa strada. Per Trussardi, gruppo bergamasco in difficoltà e ora in fase di rilancio grazie alla cura di Tomaso Trussardi e del direttore generale Massimo Dell’Acqua, c’è in vista una soluzione differente ma il risultato sarà lo stesso: l’ingresso del fondo Quattro R, partecipat­o da Cdp, sarà in aumento di capitale per fornire i capitali per lo sviluppo estero. Un altro esempio è Valentino, finita ai reali del Qatar, tramite la holding Mayhoola.

I grandi consolidat­ori restano comunque soprattutt­o americani e statuniten­si. Oltre a giganti del lusso, già ben presenti in Italia, come le transalpin­e Lvmh e Kering, ci sono i colossi Tapestry-Coach e pure il brand della gioielleri­a Tiffany che vuole diversific­are in altri settori. Oltre ovviamente a Michael Kors.

L’Italia resta terreno di grandi opportunit­à per i colossi esteri. Uno dei peccati è stato quello di non riuscire a creare una conglomera­ta italiana della moda e del lusso, sul modello di quelle francesi o americane. Ora forse è un po’ tardi per farlo, anche se Renzo Rosso con la sua Otb sembra pensare a questo modello aggregator­e.

C’è da dire che, oltre a Versace, Roberto Cavalli e Trussardi, ci sono altri due dossier «sempreverd­i» nel panorama del lusso italiano. Uno è Ferragamo, dato periodicam­ente oggetto di riassetti azionari con l’ingresso di nuovi azionisti al posto di alcuni membri della famiglia, a maggior ragione ora che è scomparsa Wanda Ferragamo, la signora del Made in Italy, che era anche il collante tra le diverse anime della dinastia toscana.

Perultimo,l’attenzione­èsempre altaanches­ullamaison­Armani:il fondatoreG­iorgiohacr­eatouna fondazione­perdefinir­eifuturias­setti delgruppo,maicolossi­esterisare­bbero dispostias­pendereuna­fortuna,purdi conquistar­el’imperoital­iano.

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