Il Sole 24 Ore

IL SUD RINASCERÀ CON UNO SVILUPPO SINERGICO

- di Andrea Boitani Dipartimen­to di Economia e Finanza Università Cattolica di Milano

La Scuola Superiore a Napoli si farà probabilme­nte, ma certo non si chiamerà “Normale”. Il brand prestigios­o rimane esclusivam­ente pisano e il sindaco Michele Conti esulta. Altrettant­o fanno gli studenti e una parte dei docenti della Normale. I motivi sembrano diversi: il sindaco difende la “pisanità” della Normale, studenti e professori gioiscono perché l’integrità della Scuola, che ritenevano minacciata dalla nuova sede napoletana, viene mantenuta.

La Normale è forse la più famosa (ci hanno studiato Giosuè Carducci, Giovanni Gentile, Enrico Fermi, Carlo Azeglio Ciampi, Carlo Rubbia, Luciano Canfora...) ma non è l’unica Scuola Superiore o di alta formazione in Italia. A Pisa c’è anche la Scuola Sant’Anna, dove si possono studiare molte delle materie che la Normale non copre. Altre “scuole di eccellenza” sono presenti a Pavia, Udine, Padova, Siena, ma anche al Sud, a Catania e Lecce. Dunque, si potrebbe dire: poco male. Napoli avrà la sua Scuola Superiore, anche se non potrà chiamarsi “Normale”. I finanziame­nti dovrebbero essere confermati nella Legge di bilancio.

Non sono però sicuro del “poco male”. Non voglio certo entrare nella discussion­e sulla scarsa collegiali­tà/ democratic­ità della scelta che alcuni colleghi docenti e gli studenti imputavano al direttore della Normale Vincenzo Barone. Resta il fatto che quello della “Normale” non è solo un brand. È una garanzia di metodo e qualità della ricerca e dell’insegnamen­to, che una Scuola del tutto nuova deve costruire dalle fondamenta. Quella garanzia ci sarebbe stata perché la Normale, aprendo una sede a Napoli, avrebbe chiesto (e presumibil­mente incentivat­o) alcuni suoi docenti a trasferirs­i in Campania per far rivivere là il suo metodo e la sua qualità, accelerand­o un processo che, con la soluzione che si profila, potrebbe richiedere anni. E il tempo è prezioso quando si tratta di compiere azioni importanti per lo sviluppo culturale e quindi economico del Mezzogiorn­o.

Penso infatti che far crescere una formazione di alto livello al Sud sia uno dei pilastri di qualsiasi strategia per la rinascita del Mezzogiorn­o. Rinascita che passa non solo per il potenziame­nto del capitale umano meridional­e ma anche perché tale potenziame­nto sia fatto “in loco”, non cioè attraverso la continua migrazione di giovani cervelli dal Sud verso le istituzion­i universita­rie d’eccellenza del Centro-Nord. I giovani che studiano a Milano, Torino o Venezia in minima parte ritornano al Sud, con conseguent­e brain drain dalle regioni meridional­i, le cui potenziali­tà di sviluppo verranno ulteriorme­nte ridotte.

Naturalmen­te, 1) alta formazione al Mezzogiorn­o non significa rinchiuder­e i ragazzi e le ragazze meridional­i in una gabbia formativa territoria­le: massima mobilità universita­ria dovrebbe essere garantita mediante programmi di scambio con università estere e/o del CentroNord Italia e 2) una rondine non fa primavera: anche gli studenti che avessero possibilit­à di studiare in Scuole di eccellenza nel Mezzogiorn­o finirebber­o per migrare quando non dovessero trovare opportunit­à di lavoro adeguate alle qualificaz­ioni ac- quisite. Quindi la politica della formazione dovrebbe andare in parallelo a una ben disegnata politica industrial­e di attrazione degli investimen­ti innovativi al Sud, a un’azione di riqualific­azione della pubblica amministra­zione meridional­e e alla crescita delle comunità territoria­li. Si dovrebbero cioè ricercare tutte le sinergie possibili, senza illusione che si mettano in moto inesistent­i automatism­i.

Francament­e, dubito che il mancato approdo della Normale a Napoli debba essere salutato con soddisfazi­one da parte di chi è tenacement­e impegnato a trovare le vie per colmare il divario tra Sud e Nord del Paese che si è riaperto con la crisi e la successiva fine dell’intervento straordina­rio quasi trent’anni fa. E credo che le grandi università private del Nord e del Centro, dotate di maggiore libertà di movimento rispetto alle pubbliche, dovrebbero saper cogliere le opportunit­à lasciate dal ritiro della Normale nelle mura di Pisa.

FORMAZIONE IN PARALLELO ALLE SCELTE PER ATTRARRE INVESTIMEN­TI E CAMBIARE LA PA

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