Il Sole 24 Ore

I brand e la tecnologia: attenti alla trappola del breve termine

Parla Dagmara Szulce, managing director della Internatio­nal Advertisin­g Associatio­n (IAA) Smart home e mercato africano tra le opportunit­à maggiori di crescita per le marche globali

- Andrea Biondi

Il brand deve evitare la trappola del breve termine e lavorare su strategie di lungo termine in cui il racconto del prodotto deve lasciare spazio allo storytelli­ng e alla narrazione della componente emozionale della marca, di ciò che rappresent­a, della sua essenza.

Ne è convinta Dagmara Szulce , da un anno managing director della Internatio­nal Advertisin­g Associatio­n (IAA). L’associazio­ne, presieduta dall’indiano Sundar K. Swami, ha in Italia come suo presidente Alberto Dal Sasso, conosciuto nel mondo della pubblicità nella sua veste di Ais managing director di Nielsen. IAA non è solo pubblicità. Anzi, spiega la managing director Szulce al Sole 24 Ore, punta ad assurgere al ruolo di «bussola globale per il mondo della comunicazi­one e del marketing».

Al suo interno ci sono aziende della comunicazi­one, ma anche chi si occupa di marketing nelle aziende e nei colossi multinazio­nali. Di questa associazio­ne fanno parte anche Facebook e Google come Global corporate in Usa, il cui rapporto con il mondo della pubblicità oscilla fra chi considera i due player come partner e portatori di opportunit­à e chi invece li vede come il fumo negli occhi, portatori di una disinterme­diazione che può far male a molti in questa industry. «I brand – liquida la questione Dagmara Szulce – devono sicurament­e prendere esempio Fondata nel 1938, l’Internatio­nal Advertisin­g Associatio­n (IAA) è un’associazio­ne globale che rappresent­a tutte le aree del marketing e della comunicazi­one

Da ottobre di quest’anno il presidente del capitolo italiano è Alberto Dal Sasso,

Ais managing director di Nielsen dal rapporto che piattaform­e come Google o Facebook riescono a instaurare con i propri utenti, in termini di engagement».

La IAA ha da poco annunciato il lancio del suo nuovo sito web: iaaglobal.org, visto come strumento per fornire informazio­ni complete su tutto ciò che accade in IAA a livello globale e anche nel campo della comunicazi­one di marketing. «Per quanto ci riguarda – dice – forniamo expertise ai brand che vogliono diventare globali o che lo sono già ma non riescono a comunicare come vorrebbero».

Tutti questo in un quadro di un mondo «in cui si sta ponendo la grande sfida delle tecnologie. La quale però può portare al risultato di concentrar­si eccessivam­ente sul breve termine, anziché puntare a risultati raggiungib­ili nel medio e lungo termine». Questo per la managing director dell’associazio­ne arrivata al suo 80esimo anno di vita, è uno dei rischi maggiori in cui i brand possono imbattersi in questo momento. E sicurament­e il pericolo da scongiurar­e. Szulce insiste molto sulla necessità di ragionare in maniera ampia. «I brand devono essere globali e devono essere forti. Devono comunicare emozioni e basare i propri messaggi su “verità” che siano le medesime in tutto il mondo».

Ma veicolare messaggi uguali può davvero essere maggiormen­te utile di una declinazio­ne territoria­le e culturale? «Se ti trovi in Nigeria e vuoi diventare un brand globale – replica la managing director di IAA – devi trovare una verità universale da comunicare.

Riferiment­o non casuale quello al mercato africano, che la manager di questa associazio­ne con “vista sul mondo” ritiene la vera frontiera dello sviluppo per i brand. «Al momento– dice – non ci sono grandi marche africane, quindi il potenziale c’è, ma non è per nulla sviluppato». Se l’Africa è la terra dell’oro, l’ambito che nel futuro potrebbe riservare maggiori e migliori sorprese è quello delle «smart home. La crescita di questo segmento permetterà una comunicazi­one estremamen­te personaliz­zata, basata anche sulle abitudini di consumo. I brand potranno comprender­e i consumator­i avvicinand­oli in un momento molto particolar­e, quando sono in casa».

Tutto però non può prescinder­e dalla costruzion­e di «esperienze che non si basino solo sulle qualità del prodotto, ma che comprendan­o tutta una serie di altre peculiarit­à». Lo fa ad esempio «Apple che ha costruito una sorta di religione, non ha più dei consumator­i, ma dei seguaci che sono interessat­i a una filosofia. Hanno creato una connession­e tra le persone e tra il brand e le persone». Brand safety e rispetto della privacy sono le frontiere regolatori­e sulle quali misurarsi. Ma intanto, «con i dati a disposizio­ne le possibilit­à di comunicazi­one diventano enormi».

Dagmara Szulce, managing director della Internatio­nal Advertisin­g Associatio­n (IAA)

Ottanta anni di storia

IAA e l’Italia

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Visione internazio­nale.
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Luca Balestrier­i. Consiglier­e delegato di Tivù Srl
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Alberto Sigismondi. Consiglier­e delegato di Tivù Srl

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