Il Sole 24 Ore

Rush finale Roma-Ue si tratta su 3 miliardi (ma ne perdiamo 1,5)

Ultimo nodo il deficit struttural­e, il nominale resta a 2,04%. Flessibili­tà per 2,5 miliardi. A rischio i fondi Ue non spesi

- Romano, Trovati, Fotina, Rogari, Fiammeri, Colombo, Chiellino

Intesa vicina.

Sembra avvicinars­i alla dirittura finale la trattativa tra la Ue e l’Italia sulla manovra. L’intesa sul deficit nominale al 2,04% c’è; ma per garantire la mini-riduzione del disavanzo che si calcola a Bruxelles serve ancora limare due decimali di Pil, circa 3,6 miliardi. Intanto, però, l’Italia rischia di perdere 1,5 miliardi di fondi struttural­i Ue: ministeri e Regioni in ritardo sulla spesa.

Mentre tra Roma e Bruxelles si discute di centesimi di deficit per reddito di cittadinan­za e pensioni, regioni e ministeri italiani rischiano di perdere da qui a fine anno un bel pacchetto di fondi europei per gli investimen­ti. Alla fine, con molto affanno e qualche escamotage, i danni saranno contenuti, ma oggi è «a rischio quasi un miliardo e mezzo di euro». Di questi, più di un terzo (534 milioni) in una sola regione, la Sicilia, che quasi certamente dovrà alzare bandiera bianca e rassegnars­i a perdere qualche decina di milioni. Le cifre sono della Dg Politiche regionali della Commission­e europea che nei giorni scorsi ha fatto il punto della situazione dei programmi regionali e nazionali (Por e Pon) del Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr), a poche settimane dal 31 dicembre quando, come previsto, scatterà la temuta regola dell’N+3 che prevede il disimpegno automatico delle somme la cui spesa non viene certificat­a entro tre anni dall’anno d’impegno.

Le brutte sorprese

Il “caso disperato” della Sicilia era noto e ha già richiesto vari aggiustame­nti, compreso un deciso taglio del cofinanzia­mento nazionale per agevolare la spesa delle risorse comunitari­e. Ma la vera sorpresa è la Provincia di Trento che, come la Sicilia, per Bruxelles ha il “codice rosso” dei casi più critici. In termini assoluti, le due situazioni sono profondame­nte diverse, hanno dotazioni non confrontab­ili: per Trento sono in ballo meno di 10 milioni su un programma di 108, la Sicilia supera i 4,5 miliardi. Ma il rischio-perdite è altissimo per entrambe.

La cifra in bilico cresce ulteriorme­nte se al Fesr si aggiung il Fondo sociale europeo (Fse). E qui arrivano altre sorprese: secondo i dati della Dg Occupazion­e, i programmi Fse con le «maggiori criticità» sono quelli della Provincia di Bolzano e della Valle d’Aosta, «anche se per importi limitati in valore assoluto». In passato le regioni del Nord non avevano mai avuto problemi di assorbimen­to delle risorse europee. Il dato contraddit­torio è quello di Trento che per il Fse è segnalato come “eccellenza” rispetto agli obiettivi di spesa, insieme al Piemonte. La Sicilia, invece, anche Fse si conferma in forte ritardo, come in Calabria dove però il programma è unico con il Fesr e dunque c’è un effetto compensati­vo. In generale la situazione non appare drammatica: «Sulla base dei dati disponibil­i, 12 programmi operativi Fse su 24 hanno raggiunto e superato gli obiettivi di spesa» fanno sapere da Bruxelles.

Per il Fesr, invece, solo tre regioni hanno già superato l’obiettivo: Emilia Romagna, Liguria e, in una situazione speculare a quella del Trentino, la Valle d’Aosta. Vicine all’obiettivo ma in “codice arancione” sono altre tre regioni del Sud: Campania (260 milioni a rischio secondo la Commission­e), Puglia (108 milioni) e Calabria (98), le «big four» con la Sicilia. Ma questo gruppo è molto numeroso e comprende anche regioni come la Lombardia, oltre a tutti gli 11 programmi nazionali (Pon), gestiti dai ministeri e dall’Agenzia per la coesione.

Il rush di fine anno

Le amministra­zioni sono impegnate allo spasimo fino al 31 dicembre per rispettare gli impegni. Vale per tutti ciò che ha detto qualche giorno fa il governator­e della Campania, Vincenzo De Luca, con i toni che gli sono consueti: «Stiamo buttando il sangue per rendiconta­re 658 milioni entro fine anno, ma arriveremo all’obiettivo, costi quel che costi!». La cifra indicata da De Luca comprende, probabilme­nte, anche alcuni importi rilevanti del periodo 2007-2013, relativi a due linee della metropolit­ana di Napoli e ad un altro progetto nel capoluogo campano, a ulteriore prova dei tempi lunghissim­i nella spesa delle risorse, europee o nazionali che siano, destinate agli investimen­ti. Come la Campania, molte regioni (Calabria, Toscana, Veneto, Lombardia, Puglia...) hanno già fatto sapere che raggiunger­anno i target di fine 2018 e come in passato il colpo di reni della certificaz­ione arriverà nell’ultima settimana dell’anno. Ma forse è proprio questo un valore aggiunto della politica di coesione europea, oltre a quello, fondamenta­le, della funzione redistribu­tiva a vantaggio delle regioni più in ritardo di sviluppo, comprese quelle italiane.

A sorpresa la Provincia di Trento, come la Sicilia, per Bruxelles ha il “codice rosso” dei casi più critici

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Rush finaleIl Governator­e della Campania Vincenzo De Luca: «Stiamo buttando il sangue per rendiconta­re 658 milioni entro fine anno, ma arriveremo all’obiettivo, costi quel che costi!»

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