La palla torna a Roma Pressing Conte-Tria, tensione fra i vice
Giorgetti non sarà all’incontro, resterà a casa per il compleanno
Giuseppe Conte attende la risposta. Il premier rientrato a Roma con il ministro dell’Economia Giovanni Tria ritiene che ci siano le condizioni per arrivare all’intesa con Bruxelles ed evitare così la procedura d’infrazione. Manca ancora però il via libera politico. Che dovrebbe arrivare stasera al vertice con Matteo Salvini e Luigi Di Maio convocato a Palazzo Chigi e al quale parteciperanno anche, oltre a Tria, il ministro Riccardo Fraccaro e i due vice dell’Economia Laura Castelli e Massimo Garavaglia.
Non ci sarà invece Giancarlo Giorgetti. E non solo perché oggi preferisce trascorrere con la famiglia il suo compleanno. Le dichiarazioni del sottosegretario leghista alla Presidenza del Consiglio sul reddito di cittadinanza che «piace all’Italia che a noi non piace», hanno mandato su tutte le furie i Cinquestelle e in primis Di Maio che ha chiamato in causa direttamente Salvini: «Io il contratto l’ho firmato con lui», ha ricordato il leader del M5s. Il ministro dell’Interno conferma: «Quello che c’è nel contratto io lo rispetto». Ma al di là delle parole dettate a favore di microfoni e telecamere il rapporto tra i due leader e più in generale quello tra Lega e M5s è sempre più teso.
Lo confermano gli emendamenti alla manovra. Con la Lega che ha presentato una modifica alla legge di Bilancio che abolisce l’ecotassa cara ai Cinquestelle, compresa la parte degli incentivi per le ibride rimasta senza copertura, confermando così quanto aveva preannunciato Salvini: «Non darò mai il via libera a una nuova tassa, ce ne sono già troppe». Per i Cinquestelle però l’ecobonus è «imprescindibile». E così al vertice di questa sera toccherà a Conte trovare un punto di mediazione. Probabile che alla fine si arrivi anche stavolta all’accordo. «Non c’è nessun braccio di ferro», fanno sapere da Palazzo Chigi.
Ma al di là delle rassicurazioni inviate dalla presidenza del Consiglio è ormai evidente che i due soci di maggioranza si muovono da «separati in casa» e che le dichiarazioni di Giorgetti sono state tutt’altro che un «incidente». Il sottosegretario leghista si è fatto interprete dell’insofferenza del Nord e più in generale del mondo produttivo che ha fortemente criticato la manovra perché favorisce anziché la crescita interventi di stampo assistenziale.
Lega e M5s però non possono permettersi rotture. Non almeno con la legge di Bilancio ancora all’esame del Parlamento. Così come hanno capito di non poter rischiare la procedura d’infrazione che avrebbe un impatto devastante sullo spread. Di Maio continua a ribadire di volere l’accordo con Bruxelles ma solo a condizione che «ci faccia mantenere le promesse». Pensiero questo condiviso anche da Salvini che però si è già portato avanti con il lavoro anticipando che il contratto andrà «ritarato». Nel mezzo c’è la campagna elettorale per le europee e per le regionali. Ieri il presidente della Camera Roberto Fico è tornato all’attacco della Tav definita opera «antistorica» su cui il M5s «non può mollare». Una presa di posizione indirizzata più che alla Lega - notoriamente a favore dell’Alta velocità - al leader del suo partito: la discesa costante nei sondaggi del M5s pesa tutta sulle spalle di Di Maio.