Il Sole 24 Ore

La sorprenden­te origine del mondo «Wax»

- —G.Cr.

Tra le tante, troppe, immagini stereotipa­te che noi occidental­i abbiamo dell’Africa c’è quella sull’innata capacità delle donne di abbinare tessuti colorati, drappeggia­ndoli intorno al corpo o sovrappone­ndo fantasie. Forse solo l’idea dei “neri che hanno il ritmo nel sangue” batte quella delle scelte di stile delle donne africane. Come in tutti gli stereotipi, c’è una parte di verità: per quanto riguarda l’armonia dei movimenti, basta riguardare sul web Theresa May che, durante la visita di stato in Sudafrica, nell’agosto scorso, decide di unirsi ai balli dei bambini di una scuola. Il risultato, imbarazzan­te, ha fornito ai giornali britannici materiale di scherno aggiuntivo sulla premier per giorni, non fosse bastato il negoziato per la Brexit. Ma anche i coloratiss­imi tessuti usati in tantissimi Paesi africani hanno una storia sorprenden­te e un’origine che africana non è. I cosiddetti wax (cera, in inglese) sono cotoni cerati, appunto, prodotti in massima parte dalla Vlisco, azienda olandese fondata nel 1864, e venduti in Costa d’Avorio, Nigeria, Togo, Benin, Ghana e Congo. Erano stati pensati per le ex colonie olandesi in Indonesia, ma dalla fine dell’Ottocento furono dirottati in Africa. Vlisco dava a ogni tessuto un numero, i commercian­ti locali davano loro un nome e un significat­o. Fatti in Olanda, battezzati in Africa, allora come oggi.

Wax&Co.,

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Il libro. appena uscito per Ippocampo, scritto da Anne Grosfilley

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