Sul Belgio Baudelaire non aveva ragione
Nel 2002 lo scrittore e francesista Giuseppe Montesano, curando La capitale delle scimmie (Mondadori) di Charles Baudelaire, fece conoscere al pubblico italiano il disprezzo che il poeta francese nutriva per il Belgio. E, purtroppo, sono ancora tanti gli aneddoti ingiuriosi, le barzellette e le cattiverie che i francesi raccontano sui cugini belgi.
Eppure il Belgio, benché di recente costituzione – la fondazione di questa nazionale data 1830, quando le province meridionali si rivoltarono contro l’Olanda – ha numerosi elementi di fascino paesaggistico, architettonico e culturale. Non solo a Bruxelles, «la città più piovosa d’Europa», capitale del Belgio, della Commissione europea e di parte del Parlamento europeo, ma anche nei dintorni e nelle altre città. Ce lo fa scoprire con buona sintesi Roberto
Giardina, autore di Attraverso la Francia senza dimenticare il Belgio. Una guida sentimentale (Bompiani,
416 pagg., 28,00 euro).
Il Belgio conta poco più di 11 milioni di abitanti, di cui il 58% parla
fiammingo, il 32% il francese e il 12%
il tedesco. «Le conclusioni delle solite vecchie battute», scrive Giardini, «è che i belgi non esistono». E invece esistono, al di là dei luoghi comuni, e questo libro riesce a restituire l’identità culturale, sia pure ibridata e di confine, di una nazione che ha avuto grandi scrittori – basti pensare a Hugo Claus, autore de La sofferenza del Belgio (Feltrinelli), un importante romanzo sulla Seconda guerra mondiale, e a Georges Simenon, originario di Liegi –, grandi artisti prima e dopo il 1830 – Rubens, Magritte e Delvaux, tanto per citare i principali – cantanti di fama internazionale come Jacques Brel, le cui canzoni sono fortemente legate a Bruxelles, e fumetti di importanza mondiale quali Tintin e i Puffi.
Nella storia recente del Belgio non mancano poi pagine tragiche delle memoria collettiva europea come l’occupazione nazista e la strage di Marcinelle del 1956, che lega ancora oggi nella memoria l’Italia al Belgio, e ovviamente aspetti più leggeri ma non meno importanti quali l’arte della produzione della birra e l’eccellenza delle produzioni di cioccolata, tanto che in Belgio si contano ben 320 maître chocolatier. Insomma, quanto basta per dire che almeno su questo Charles Baudelaire forse aveva torto.