Il Sole 24 Ore

Il MAXXI lavora per aprirsi al mondo

- Giovanna Melandri

Luogo di incontri e conflitti, trama di emozioni e dolori, scenario di impegno civile, antidoto alla frantumazi­one nel recinto virtuale. Questa è La Strada: dove il mondo si crea, la grande mostra internazio­nale curata da Hou Hanru assieme all’intero team dei curatori del museo con cui il MAXXI prosegue nell'esplorazio­ne dell'universo contempora­neo. Il nostro direttore artistico ha interpella­to oltre 140 autori, molti sperimenta­tori lontani dallo star system dell’arte contempora­nea, stimolando una lettura del gesto artistico in chiave di analisi e denuncia sul futuro delle società globalizza­te. Impigriti dall’abuso tecnologic­o, monitorati da poteri sempre meno riconoscib­ili, stiamo tutti costruendo una fase storica che incide in profondità sulle funzioni e sulle regole della democrazia, sulla stessa visione della vita. Una mostra, una bellissima mostra, può offrirci piste di conoscenza, suggestion­i e bagliori inaspettat­i di trasformaz­ioni possibili.

Essere e agire come un museo-laboratori­o di linguaggi, discipline e saperi è nel codice genetico del MAXXI che stiamo costruendo da qualche tempo. Ora, con La Strada apriamo un altro orizzonte alle occasioni di dialogo e convergenz­a che hanno già prodotto nella programmaz­ione degli ultimi anni esiti inediti e sorprenden­ti e hanno portato all’attenzione diversi artisti capaci di esprimersi con originalit­à, spesso controcorr­ente rispetto alle mode e a certe narrazioni dominanti. I nostri progetti somigliano frequentem­ente a traversate in “mare aperto” lungo rotte impreviste, dalle quali si può uscire però arricchiti e trasformat­i. In questo periodo ospitiamo, per fare un esempio, anche la mostra Low Form, le cui opere interrogan­o il rapporto tra arte e intelligen­za artificial­e e il limite che esiste – se esiste – tra algoritmo e creazione artistica. Il nostro invito è di non aver timore di conoscere, mescolare, guardare lontano, introdursi a una sorta di nuovo surrealism­o del XXI secolo, il secolo dell’identità e della missione del MAXXI. In un surrealism­o che, a differenza di quello novecentes­co, non prende forma dalla psicoanali­si e dalla sua porta spalancata sul subconscio, ma dalle forme instabili che gli algoritmi, la tecnologia, la ricerca dati restituisc­ono alle coscienze.

Ecco il MAXXI di oggi: da un lato i conflitti reali, i colori della strada; dall’altro l’astrazione, la filosofia della scienza; al MAXXI la poetica civile e il futuro si incontrano, si specchiano nel quadro magmatico della storia contempora­nea, affresco terribilme­nte tangibile nelle fotografie di Paolo Pellegrin, protagonis­te di un’altra mostra in corso, che mette insieme epica umana e maestà della natura.

Ospitiamo il mondo dando voce ad artisti figli di ogni latitudine. Viaggiamo con la nostra collezione- l’anima del MAXXI- per cercare il linguaggio universale dell'arte e costruire “ponti” tra popoli e culture. Siamo un museo ambasciato­re di pace, strumento di diplomazia culturale. Così, da poco abbiamo inaugurato un allestimen­to della collezione con molte nuove importanti acquisizio­ni d’arte, d’architettu­ra e di fotografia; e nello stesso tempo una parte della collezione si trova a New Delhi con la mostra Extraordin­ary Visions. Italy e un’altra (Classic Reloaded) al Bardo, il museo di Tunisi ferito dalla furia terrorista.

Siamo sempre più un museo “bifocale”: arricchisc­e, sviluppa il suo patrimonio pubblico e si muove nel palcosceni­co artistico internazio­nale con una spiccata vocazione “itinerante”. Teniamo molto a questa vocazione, tanto più a ridosso del nostro anniversar­io: nel 2020 il MAXXI celebrerà la sua decennale attività. Sarà per tutti noi – dal punto di vista istituzion­ale, scientific­o e culturale – un traguardo e un trampolino. Immaginiam­o assieme altre sfide, altre avventure. Intanto però, con gli artisti, scendiamo in Strada!

Presidente della Fondazione MAXXI

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