«Volt», il movimento per una Ue a misura d’impresa e lavoro
Sono pronti a presentarsi in almeno 14 paesi. Volt Europa, movimento paneuropeo, parteciperà alle elezioni europee con un logo, un partito e un programma unico. Anche se le difficoltà sono tante: in Italia per esempio occorre raccogliere 150 mila firme (di cui 3mila in ciascuna regione) contro le 4mila richieste in Germania.
L’idea nata due anni fa è però ormai una realtà. «Volt nasce come risposta alla Brexit - racconta Andrea Venzon, il presidente - da un gruppo di giovani che sentivano la necessità di unirsi per costruire una forza politica europea, positiva e propositiva per il loro futuro. Volt significa energia, l’energia di giovani e meno giovani per creare un’Europa più giusta, più democratica, più sicura».
Il programma europeista non difende però lo status quo: «Si basa su tre punti - continua - Volt vuole una riforma radicale dell’Europa, che la renda più democratica, dando al Parlamento poteri legislativi e abolendo la regola dell’unanimità. Vuole un’Europa più sicura, che abbia davvero una difesa e un’intelligence comune. Vuole che l’Europa offra opportunità, dando vita ad un ambiente favorevole alle imprese, creando posti di lavoro di qualità e definendo un salario orario minimo garantito per tutti. Infine, Volt lavorerà affinché l’Europa garantisca e difenda i diritti dei suoi cittadini, a partire dalle donne; e che faccia della sostenibilità ambientaleun’ opportunità economica ».
Le critiche all’Unione domineranno però la campagna elettorale. «Ai critici diremo che l’Europa di oggi è la più prospera di sempre, anche se non sempre ha avvantaggiato tutti allo stesso modo. Per noi è come un arbitro di calcio, che applica le regole scelte da tutti». Non sempre è così, oggi: «Sono molto critico con Moscovici che permette alla Francia di sforare, in un momento così delicato», spiega, ma senza dimenticare quali siano i vincoli: «Bisogna comunque dire a tutti che se si hanno 50 euro in tasca, il paese non puo continuare a spendere 100 euro ogni anno. Bisogna assumersi le proprie responsabilità, e tornare a creare occupazione». Anche perché è la crescita la soluzione: «Per noi occorre far crescere il Paese. Quello che manca non è l’assistenzialismo, ma le opportunità. Se ben utilizzate, per investimenti e per istruzione, ben vengano le spese; ma ora stiamo sperperando troppe risorse in spese che non produrranno crescita e futuro». Per Venzon le risorse ci sono: «Vogliamo che si usino i fondi strutturali che non riusciamo a sbloccare perché si facciano investimenti. Valgono 10 volte il reddito di cittadinanza, e scadono nel 2020…».
La misura di sostegno alla domanda che Volt propone è piuttosto il reddito minimo. Non c’è il rischio che aumenti la disoccupazione? «Non è il salario minimo a creare disoccupazione, anzi uno standard minimo salariale agganciato al costo della vita e alla situazione economica italiana è indispensabile per attenuare la disuguaglianza di salario sociale e generazionale». L’idea di Volt è quella di sostenere le imprese con sgravi e altre misure.