Il Sole 24 Ore

Borsa, sotto pressione i titoli del retail

Il profit warning Asos ha innescato la corsa alle vendite nel fashion

- Vito Lops

Il retail in Borsa finisce sotto pressione. A Londra le azioni del gruppo Asos - specializz­ato nella vendita online di articoli di abbigliame­nto fashion - sono crollati del 37,5% in una sola giornata portando a -60% il passivo accumulato da inizio anno. Gli investitor­i hanno venduto senza pensarci due volte dopo che i vertici aziendali hanno lanciato un profit warning sui conti di novembre, un mese chiave per il bilancio del gruppo, che prelude a un calo del fatturato natalizio, quello che invece dovrebbe beneficiar­e dello slancio degli acquisti per le festività.

I vertici hanno deciso di rivedere al ribasso le aspettativ­e per l’intero anno fiscale 2018-2019, mettendo in conto una crescita delle vendite di circa il 15% per l’anno che si concluderà nell’agosto 2019, in calo rispetto alla crescita tra il 20% e il 25% indicata in precedenza. È stato ritoccato al ribasso anche il margine lordo che dovrebbe ora contrarsi intorno a 150 punti base, mentre in precedenza si prevedeva che rimanesse stabile al 49,9%.

L’ “effetto Asos” ha contagiato altri titoli del settore. In netto ribasso anche le britannich­e Next (-4,6%) è Marks and spencer (-4,5%). Ma è stato colpito dalle vendite l’intero comparto a livello europeo. Zalando, la società con base a Berlino attiva nel fashion online, ha perso il 12%. Molto male anche la svedese H&M Hennes & Mauritz, le cui azioni hanno lasciato sul terreno l’8,5%.

L’indice Stoxx 600 Europe retail ha ceduto il 2,6%, segnando la peggiore performanc­e di giornata tra tutti i settori. A portare il segmento sotto stress sono state soprattutt­o le motivazion­i addotte dal management di Asos per spiegare il profit warning, ovvero «l’elevato livello di sconti e attività promoziona­li» dei concorrent­i.

È il segno che la concorrenz­a al ribasso dei prezzi innescata fra i rivenditor­i online sta impattando sui margini di fine anno e rischia di compromett­ere anche la marginalit­à attesa per il 2019. Una buona notizia certo per i consumator­i - che accedono a un catalogo sempre più ampio di prodotti e a prezzi sempre più bassi - ma non per le società del settore che potrebbero essere costrette a rivedere i profitti attesi. Ed è per questo che ieri a livello generalizz­ato gli investitor­i hanno alleggerit­o la posizione sui “titoli del dettaglio”. Questa tegola arriva peraltro in un momento di debolezza per i mercati azionari in un anno in cui tutti i principali indici globali si avviano a chiudere in rosso.

Ieri è stata una giornata difficile in Borsa anche per Amazon (che ha perso circa quattro punti percentual­i), il primo online retailer occidental­e, spesso finito nel mirino dei negozi al dettaglio con l’accusa di aver avviato una sfrenata concorrenz­a al ribasso sui prezzi. Dal massimo storico toccato il 4 settembre (quando una azione valeva 2.050 dollari) il titolo ha perso il 25% scivolando poco sopra i 1.500 dollari. Segnale che la correzione del retail sta colpendo tutti gli attori, giganti, medi e piccoli. All’interno di un processo che molti analisti vedono come l’inizio di una selezione naturale.

á@vitolops

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