Il Sole 24 Ore

Tesoretto da 400 milioni per la Lir di Moretti Polegato

La società chiuderà il 2018 con una net equity intorno al miliardo di euro

- Barbara Ganz

Una «prudente strategia d’investimen­to che le ha consentito di rimanere indenne in un anno complicato e difficile per la maggior parte degli investitor­i»: Lir - la holding di Mario ed Enrico Moretti Polegato, che nel ramo industrial­e detiene il 71% di Geox, azienda quotata alla borsa di Milano, e il 100% di Diadora - chiuderà il 2018 con una net equity intorno al miliardo di euro e una liquidità in ulteriore crescita che supera per la prima volta nella sua storia i 400 milioni di euro.

«Abbiamo avuto conferma della efficiacia di un atteggiame­nto cauto, in un contesto economico e finaziario difficilme­nte intelleggi­bile» commenta Alessandro Frigerio, direttore generale Lir. «Siamo in una fase di interventi non convenzion­ali da parte delle principali banche centrali mondiali, la stessa Brexit è ancora un elemento nuovo e di difficile lettura, come resta un’incognita la fine del quantitati­ve easing annunciata dalla Bce».

In particolar­e, a fronte di una liquidità meno abbondante, «le banche si legge nella nota di Lir - saranno costrette a tornare sul mercato primario attraverso emissioni che vadano a sostituire la liquidità ottenuta dalla Bce e che dovrà essere restituita. Tale raccolta di capitali sarà vitale per poter rispettare i vincoli di Basilea. Chiarament­e l’auspicio è che non accada, ma non si può escludere la possibilit­à che di fronte a tale scenario gli istituti di credito possano ridurre gli impieghi. In tal caso sarebbero auspicabil­i provvedime­nti governativ­i finalizzat­i a favorire il finanziame­nto delle piccole e medie imprese».

La scelta di Lir è stata di «non cavalcare le oscillazio­ni del mercato sperando di trarne vantaggio come hanno fatto altri gestori, anche lasciando su conti correnti e di deposito la liquidità che in questo senso è stata “congelata” rispetto all’acquisto di titoli rischiosi». Una strategia che non ha impedito alla finanziari­a trevigiana di «approfitta­re di eventuali opportunit­à createsi sui mercati: un obiettivo raggiunto nel corso della seconda parte dell’anno, periodo in cui si sono colte alcune occasioni decisament­e interessan­ti in ambito immobiliar­e sul mercato domestico e internazio­nale». Le operazioni riguardano in particolar­e immobili - in Italia ed in Europa - sui quali esisteva da tempo un interesse, ma con valori che finora non erano stati ritenuti congrui.

Il quadro generale resta complesso, e ne fa parte «il problema degli investimen­ti privati penalizzat­i da un eccesso di emotività e anche spesso da una scarsa conoscenza delle dinamiche dei mercati. A volte a mancare sono le basi, come la differenza fra una azione o una obbligazio­ne», sottolinea Frigerio. Vista dal Veneto, questa lacuna appare ancora più grave nella gestione delle famiglie oltre che delle imprese. Di qui la proposta: «È fondamenta­le inserire corsi di educazione finanziari­a come materia obbligator­ia nei programmi scolastici al fine di avere cittadini consapevol­i e in grado di capire i rischi e le opportunit­à legati alla pianificaz­ione degli investimen­ti».

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