Il Sole 24 Ore

Il ritorno della web tax mette nel mirino almeno 500 milioni

- —M.Mo.

L’ipotesi di una Digital service tax su modello europeo è tornata di moda a via Venti Settembre. L’ipotesi di una nuova Web tax ad ampio raggio per garantire nuove risorse da destinare ai nuovi saldi della manovra da presentare a Bruxelles è stata ampiamente valutata. Va detto subito che non piace troppo al M5S e e non convince allo stesso tempo la Lega, ormai sempre più arroccata sulla linea della “No Tax”. Fatto sta che all’Economia si guarda con interesse ai cugini d’Oltralpe che hanno introdotto dal gennaio 2019 la loro web tax con l’obiettivo di garantire allo Stato almeno 500 milioni di euro all'anno. Soggetti al prelievo digitale saranno i ricavi generati dalla pubblicità, dalle piattaform­e e dalla vendita di dati personali.

La versione italiana della Digital service tax fino ad oggi ha prodotto 190 milioni solo sulla carta. Introdotta con la manovra dello scorso anno, prevedeva un prelievo del 3% solo sui servizi B2B che ad oggi non è però mai diventato operativo, restando in attesa del decreto attuativo da emanare entro il 30 aprile scorso. Per arrivare al nuovo target di 500 milioni di euro il prelievo del 3% o del 6%, come inizialmen­te ipotizzato alla Camera dal leghista Giulio Centemero, dovrebbe colpire tutte le prestazion­i di servizi effettuati con mezzi elettronic­i, rese nei confronti di soggetti residenti nel territorio dello Stato nonché di stabili organizzaz­ioni di soggetti non residenti. Detta così sarebbero coinvolti anche i servizi B2C, ossia le prestazion­i rese ad esempio da piattaform­e tipo Netflix, Spotify e Amazon Prime che vendono contenuti streaming direttamen­te ai consumator­i. Non solo. Il rischio di una tassazione del marketplac­e finirebbe, invece, per penalizzar­e il made in italy e le Pmi italiane che vendono all’estero utilizzand­o le grandi piattaform­e digitali come Amazon o Alibaba. Anche in questo caso, comunque, la nuova web tax italiana per diventare operativa dovrà attendere un nuovo decreto ministeria­le da emanare a inizio 2019.

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