Enav scommette sulla tecnologia e rivoluziona il controllo aereo
Realizzare un salto tecnologico. È tra gli obiettivi di Enav per la sua sua infrastruttura di controllo dello spazio aereo in Italia. Il target, esplicitato nel piano d’impresa 2018-2022, si articola in diverse strategie. Una di queste, ovviamente, è l’impegno nell’innovazione. Su questo fronte può ricordarsi il “Data link”, entrato in funzione nella prima metà dell’anno. Si tratta, a ben vedere, di un sistema che consente la comunicazione telematica tra aereo e torre di controllo senza l’uso della radio. C’è, poi, la realizzazione del cosiddetto “Medium term conflict detection”. Cioè: un meccanismo che permetterà di prevenire, con diversi minuti di anticipo, possibili conflitti tra le rotte dei velivoli. Essenziale, inoltre, sono gli sforzi nello sviluppo del “Flight data processor”. Questa è la piattaforma principale, il cui utilizzo è previsto nel 2022-2023, su cui potranno appoggiarsi le nuove applicazioni. Infine non va dimenticata la progressiva realizzazione della nuova rete proprietaria (E-Net 2) che gestisce il sempre maggiore traffico di dati generati dalla rivoluzione dell’infrastruttura. Insomma: il mix d’interventi è ampio. Tanto che, in linea di massima, dei circa 650 milioni di Capex cumulati previsti sull’arco di piano intorno al 70% è appannaggio proprio dell’innovazione.
Sennonché il risparmiatore esprime un dubbio. La digitalizzazione implica l’incremento del rischio legato alla cyber security. Una situazione che può ostacolare lo sviluppo dell’attività del gruppo. La società, di cui la “Lettera al risparmiatore” ha incontrato i vertici, rigetta il timore. Il core business dell’azienda, viene sottolineato, è da sempre la gestione di dati sensibili. In tal senso Enav si dice storicamente attrezzata a garantire la massima sicurezza informatica. Inoltre, aggiunge il gruppo, al suo interno opera il Security operation center che assicura che gli investimenti siano realizzati mantenendo i necessari standard di security. In conclusione non è visto alcun problema su questo fronte.
Il modello operativo
Ma non è solo una questione di tecnologie. Il nuovo modello operativo, cui la società punta, prevede anche il consolidamento delle aree di controllo in cui è diviso il nostro spazio aereo. Queste attualmente sono quattro: Milano, Roma, Padova e Brindisi. Entro il 2022 Brindisi verrà consolidata con la Capitale; poi sarà la volta di Padova con Milano (oltre la fine del piano). La razionalizzazione riguarderà l’attività di rotta oltre che quella cosiddetta di avvicinamento agli aeroporti. Non solo. Le sedi di Brindisi e di Padova diverranno, a loro volta, gli hub per la gestione in remoto dell’attività di terminale in diversi scali. Si tratta di un progetto che, sfruttando la stessa innovazione tecnologica, vuole, nelle intenzioni di Enav, realizzare un’infrastruttura più efficiente e flessibile anche a fronte della prevista crescita del traffico aereo.
Impresa e autorità locali
Tutto facile come bere un bicchiere d’acqua, quindi? Le cose stanno diversamente. Ogni business plan ha i sui rischi di esecuzione. Quello di Enav non fa eccezione. Così il risparmiatore sottolinea, come accaduto ad esempio con lo scalo di Torino-Caselle, le eventuali opposizioni di autorità locali alla riorganizzazione della infrastruttura prevista. Una situazione che può ritardare i piani di Enav. La società non condivide la preoccupazione. Il nuovo modello operativo, è l’indicazione, riflette il cambiamento a livello mondiale nel controllo del traffico aereo ed è una scelta obbligata per garantire una gestione sicura ed efficiente dei crescenti volumi di traffico. L’azienda quindi, avendo previsto nel piano d’impresa le necessarie flessibilità e duttilità, conferma i target. Enav, peraltro, afferma di avere un dialogo aperto e continuo con le autorità locali cui offre tutti i chiarimenti e le rassicurazioni necessarie. Quindi, sul tema in generale, la società professa tranquillità. Ciò detto però, sempre riguardo al nuovo modello, il gruppo prevede al 2022 l’uscita di circa 300 unità. Un calo che, in un comparto sindacalizzato quale quello dei controllori di volo, può essere un ulteriore elemento di difficoltà per lo sviluppo del business plan. L’azienda, sottolineando che il suo agire ha sempre ricercato la concertazione con le parti sociali, non condivide il dubbio. Il programma verrà realizzato attraverso pensionamenti. Cioè, spiega Enav, si tratta di un progetto che da un lato fa leva sul turn over naturale; e, dall’altro, consente l’ingresso di nuove giovani risorse in azienda. Quindi per Enav non c’è alcun particolare rischio.
Le “altre” attività
Fin qui alcune considerazioni sull’evoluzione del sistema dei radar. La società, però, punta anche ad incrementare i ricavi da business non regolamentati. Questi comprendono diverse attività: dalla consulenza aeronautica ai servizi d’ingegneria fino al controllo degli strumenti usati per l’atterraggio/decollo degli aerei. Il business guarda all’estero. In particolare: Nord America, SudEst asiatico, Emirati e Nord Africa. L’obiettivo al 2022 è arrivare, con la sola crescita organica, a circa 35 milioni di fatturato (ricompresi i droni). Sennonché nei primi nove mesi del 2019 il gruppo, complessivamente caratterizzato da ricavi leggermente in aumento (+0,4%) e redditività in salita (Mol in rialzo dell’1,9%), ha visto proprio il fatturato da attività non regolata scendere. Una dinamica che, anche a fronte del target indicato, fa storcere il naso. La società, sottolineando che si tratta di un evento contingente, considera ingiustificato il disappunto. La dinamica è conseguente al ritardo nella realizzazione della torre di controllo dello scalo di Mitiga,secondo aeroporto di Tripoli. Adesso però dice Enav, che nel frattempo si è aggiudicata un’altra commessa per 2 milioni nel Paese, l’attività è ripartita e il lavoro verrà consegnato a marzo del 2019.
Peraltro, afferma il gruppo, il business non regolato per sua natura ha uno sviluppo non lineare. Con il che una certa volatilità è inevitabile. Ciò detto, tuttavia, la presenza in mercati instabili geopoliticamente, quali per esempio la Libia, può essere un limite alla crescita dei ricavi “no-core”. La società, pure consapevole del tema, rigetta la considerazione. Enav ricorda la sua profonda diversificazione geografica nelle attività non regolate. Un articolazione che le consente di limitare il problema.
Al di là del tema in oggetto Enav crede molto in questo business. Tanto che, nel caso si presentasse l’opportunità, potrebbe realizzare un’operazione straordinaria. Con quali finalità? L’obiettivo è duplice: da un lato si guarda ad aziende che consentano di portare in casa know-how (ad esempio nella gestione in remoto delle torri); e, dall’altro, a target che permettano di acquisire nuova clientela.
Infine il mondo dei droni. Enav nel 2019 darà vita ad una newco in cui avrà il 60% del capitale (il rimanente è appannaggio della compagine industriale guidata da Leonardo in partnership con Telespazio e IDS Ingegneria Dei Sistemi). Il target è di arrivare a realizzare l’infrastruttura che consenta il controllo dei voli di questa tipologia di velivoli oltre il campo visivo del guidatore a terra. I ricavi attesi sono, al 2022, circa 12 milioni e saranno ricompresi nelle attività non regolate. Già nel prossimo anno, comunque, dovrebbe esserci un apporto contabile dall’operazione.
Ciò detto, quali sono le prospettive sul 2018? Enav conferma per fine anno i ricavi compresi tra «flat» e in crescita a bassa singola cifra percentuale. L’Ebitda margin, dal canto suo, dovrebbe assestarsi a circa il 33% mentre i Capex sono previsti intorno a 125 milioni.
L’azienda conferma, al 2022, il target di circa 35 milioni di ricavi da attività non regolamentate