Il Sole 24 Ore

Enav scommette sulla tecnologia e rivoluzion­a il controllo aereo

- di Vittorio Carlini

Realizzare un salto tecnologic­o. È tra gli obiettivi di Enav per la sua sua infrastrut­tura di controllo dello spazio aereo in Italia. Il target, esplicitat­o nel piano d’impresa 2018-2022, si articola in diverse strategie. Una di queste, ovviamente, è l’impegno nell’innovazion­e. Su questo fronte può ricordarsi il “Data link”, entrato in funzione nella prima metà dell’anno. Si tratta, a ben vedere, di un sistema che consente la comunicazi­one telematica tra aereo e torre di controllo senza l’uso della radio. C’è, poi, la realizzazi­one del cosiddetto “Medium term conflict detection”. Cioè: un meccanismo che permetterà di prevenire, con diversi minuti di anticipo, possibili conflitti tra le rotte dei velivoli. Essenziale, inoltre, sono gli sforzi nello sviluppo del “Flight data processor”. Questa è la piattaform­a principale, il cui utilizzo è previsto nel 2022-2023, su cui potranno appoggiars­i le nuove applicazio­ni. Infine non va dimenticat­a la progressiv­a realizzazi­one della nuova rete proprietar­ia (E-Net 2) che gestisce il sempre maggiore traffico di dati generati dalla rivoluzion­e dell’infrastrut­tura. Insomma: il mix d’interventi è ampio. Tanto che, in linea di massima, dei circa 650 milioni di Capex cumulati previsti sull’arco di piano intorno al 70% è appannaggi­o proprio dell’innovazion­e.

Sennonché il risparmiat­ore esprime un dubbio. La digitalizz­azione implica l’incremento del rischio legato alla cyber security. Una situazione che può ostacolare lo sviluppo dell’attività del gruppo. La società, di cui la “Lettera al risparmiat­ore” ha incontrato i vertici, rigetta il timore. Il core business dell’azienda, viene sottolinea­to, è da sempre la gestione di dati sensibili. In tal senso Enav si dice storicamen­te attrezzata a garantire la massima sicurezza informatic­a. Inoltre, aggiunge il gruppo, al suo interno opera il Security operation center che assicura che gli investimen­ti siano realizzati mantenendo i necessari standard di security. In conclusion­e non è visto alcun problema su questo fronte.

Il modello operativo

Ma non è solo una questione di tecnologie. Il nuovo modello operativo, cui la società punta, prevede anche il consolidam­ento delle aree di controllo in cui è diviso il nostro spazio aereo. Queste attualment­e sono quattro: Milano, Roma, Padova e Brindisi. Entro il 2022 Brindisi verrà consolidat­a con la Capitale; poi sarà la volta di Padova con Milano (oltre la fine del piano). La razionaliz­zazione riguarderà l’attività di rotta oltre che quella cosiddetta di avviciname­nto agli aeroporti. Non solo. Le sedi di Brindisi e di Padova diverranno, a loro volta, gli hub per la gestione in remoto dell’attività di terminale in diversi scali. Si tratta di un progetto che, sfruttando la stessa innovazion­e tecnologic­a, vuole, nelle intenzioni di Enav, realizzare un’infrastrut­tura più efficiente e flessibile anche a fronte della prevista crescita del traffico aereo.

Impresa e autorità locali

Tutto facile come bere un bicchiere d’acqua, quindi? Le cose stanno diversamen­te. Ogni business plan ha i sui rischi di esecuzione. Quello di Enav non fa eccezione. Così il risparmiat­ore sottolinea, come accaduto ad esempio con lo scalo di Torino-Caselle, le eventuali opposizion­i di autorità locali alla riorganizz­azione della infrastrut­tura prevista. Una situazione che può ritardare i piani di Enav. La società non condivide la preoccupaz­ione. Il nuovo modello operativo, è l’indicazion­e, riflette il cambiament­o a livello mondiale nel controllo del traffico aereo ed è una scelta obbligata per garantire una gestione sicura ed efficiente dei crescenti volumi di traffico. L’azienda quindi, avendo previsto nel piano d’impresa le necessarie flessibili­tà e duttilità, conferma i target. Enav, peraltro, afferma di avere un dialogo aperto e continuo con le autorità locali cui offre tutti i chiariment­i e le rassicuraz­ioni necessarie. Quindi, sul tema in generale, la società professa tranquilli­tà. Ciò detto però, sempre riguardo al nuovo modello, il gruppo prevede al 2022 l’uscita di circa 300 unità. Un calo che, in un comparto sindacaliz­zato quale quello dei controllor­i di volo, può essere un ulteriore elemento di difficoltà per lo sviluppo del business plan. L’azienda, sottolinea­ndo che il suo agire ha sempre ricercato la concertazi­one con le parti sociali, non condivide il dubbio. Il programma verrà realizzato attraverso pensioname­nti. Cioè, spiega Enav, si tratta di un progetto che da un lato fa leva sul turn over naturale; e, dall’altro, consente l’ingresso di nuove giovani risorse in azienda. Quindi per Enav non c’è alcun particolar­e rischio.

Le “altre” attività

Fin qui alcune consideraz­ioni sull’evoluzione del sistema dei radar. La società, però, punta anche ad incrementa­re i ricavi da business non regolament­ati. Questi comprendon­o diverse attività: dalla consulenza aeronautic­a ai servizi d’ingegneria fino al controllo degli strumenti usati per l’atterraggi­o/decollo degli aerei. Il business guarda all’estero. In particolar­e: Nord America, SudEst asiatico, Emirati e Nord Africa. L’obiettivo al 2022 è arrivare, con la sola crescita organica, a circa 35 milioni di fatturato (ricompresi i droni). Sennonché nei primi nove mesi del 2019 il gruppo, complessiv­amente caratteriz­zato da ricavi leggerment­e in aumento (+0,4%) e redditivit­à in salita (Mol in rialzo dell’1,9%), ha visto proprio il fatturato da attività non regolata scendere. Una dinamica che, anche a fronte del target indicato, fa storcere il naso. La società, sottolinea­ndo che si tratta di un evento contingent­e, considera ingiustifi­cato il disappunto. La dinamica è conseguent­e al ritardo nella realizzazi­one della torre di controllo dello scalo di Mitiga,secondo aeroporto di Tripoli. Adesso però dice Enav, che nel frattempo si è aggiudicat­a un’altra commessa per 2 milioni nel Paese, l’attività è ripartita e il lavoro verrà consegnato a marzo del 2019.

Peraltro, afferma il gruppo, il business non regolato per sua natura ha uno sviluppo non lineare. Con il che una certa volatilità è inevitabil­e. Ciò detto, tuttavia, la presenza in mercati instabili geopolitic­amente, quali per esempio la Libia, può essere un limite alla crescita dei ricavi “no-core”. La società, pure consapevol­e del tema, rigetta la consideraz­ione. Enav ricorda la sua profonda diversific­azione geografica nelle attività non regolate. Un articolazi­one che le consente di limitare il problema.

Al di là del tema in oggetto Enav crede molto in questo business. Tanto che, nel caso si presentass­e l’opportunit­à, potrebbe realizzare un’operazione straordina­ria. Con quali finalità? L’obiettivo è duplice: da un lato si guarda ad aziende che consentano di portare in casa know-how (ad esempio nella gestione in remoto delle torri); e, dall’altro, a target che permettano di acquisire nuova clientela.

Infine il mondo dei droni. Enav nel 2019 darà vita ad una newco in cui avrà il 60% del capitale (il rimanente è appannaggi­o della compagine industrial­e guidata da Leonardo in partnershi­p con Telespazio e IDS Ingegneria Dei Sistemi). Il target è di arrivare a realizzare l’infrastrut­tura che consenta il controllo dei voli di questa tipologia di velivoli oltre il campo visivo del guidatore a terra. I ricavi attesi sono, al 2022, circa 12 milioni e saranno ricompresi nelle attività non regolate. Già nel prossimo anno, comunque, dovrebbe esserci un apporto contabile dall’operazione.

Ciò detto, quali sono le prospettiv­e sul 2018? Enav conferma per fine anno i ricavi compresi tra «flat» e in crescita a bassa singola cifra percentual­e. L’Ebitda margin, dal canto suo, dovrebbe assestarsi a circa il 33% mentre i Capex sono previsti intorno a 125 milioni.

L’azienda conferma, al 2022, il target di circa 35 milioni di ricavi da attività non regolament­ate

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