Cantieri, il rinvio da 5,4 miliardi cambia segno al bilancio
Da ormai 15 anni nei momenti clou delle manovre, quando nella bagarre generale si cercano coperture e risorse, a pagare il conto sono gli investimenti. Non poteva andare diversamente quest’anno che la manovra andava riscritta da zero dopo l’intesa con la Ue, con 9 miliardi di spesa pubblica da recuperare. Nelle ultime 24 ore il governo si è accanito su quel «fondone» di nuova istituzione al Ministero dell’Economia che avrebbe dovuto simboleggiare il rilancio in grande stile della spesa pubblica in conto capitale delle amministrazioni centrali. La novità, rispetto al «fondo investimenti» Renzi-Gentiloni che aveva spalmato gli stanziamenti in due tranche su un orizzonte di 15 anni, era costituita proprio dall’accelerazione sul triennio 2019-2021 con risorse aggiuntive per 9,4 miliardi con 2.900 milioni nel 2019, 3.100 nel 2020, 3.400 nel 2021 (cui si aggiungevano altri 8,4 miliardi per il fondo degli investimenti degli enti territoriali). I 9.400 milioni del «fondone» erano stati rimodulati in avanti per 350 milioni con il sì della Camera, mentre nel maxiemendamento presentato ieri lo slittamento agli anni successivi di fatto azzera tutto l’impatto innovativo e cambia addirittura segno alla manovra. Per il triennio le risorse del «fondone» si riducono a 3.600 milioni (740 nel 2019, 1.260 nel 2020, 1.600 nel 2021) con perdita di risorse di altri 5.450 milioni (5,8 miliardi in tutto). Resta da capire se a questo slittamento si aggiunge per il 2019 quello già annunciato per Fs, cofinanziamento dei fondi europei e Fondo coesione.
È andata meglio al fondo per le Regioni che nel triennio perde 1.185 milioni ed è vincolato al dissesto idrogeologico (per ottenere flessibilità Ue). Viene inoltre compensato da altri fondi per il dissesto che riutilizza vecchie risorse non spese e la manutenzione stradale (1,1 miliardi).
Palazzo Chigi in serata ha precisato che il taglio netto ammonta solo a 2,1 miliardi e che le risorse saranno recuperate, d’accordo con Bruxelles, attraverso i fondi Ue (su cui pure siamo molto in ritardo). Il cambiamento di prospettiva resta, la sfida di far partire i cantieri davvero pure.
La manovra sugli investimenti non è ovviamente sfuggita all’Ufficio parlamentare di bilancio che rileva come «le variazioni introdotte nell’iter parlamentare hanno modificato la qualità della manovra determinando un’inversione di segno nell’effetto netto complessivo sulla spesa per investimenti e contributi agli investimenti nel 2019: da un aumento di circa 1,4 miliardi inizialmente previsto si passa a una riduzione di circa un miliardo».