Indennizzi, al via maxi operazione
Rimborsi diretti al ministero dell’Economia. Pronta una dote di 525 milioni l’anno
Esce di scena l’Arbitro per le controversie finanziarie Consob nella maxioperazione di indennizzo dei risparmiatori rimasti coinvolti nelle liquidazioni bancarie. Negli emendamenti finali alla manovra arrivati in aula al Senato con tanto di bollinatura della Ragioneria generale c’è anche quello che prevede i rimborsi automatici da parte del ministero dell’Economia.
La procedura per le domande d’indennizzo da inviare al Mef, dove verrà attivata un’apposita commissione tecnica composta da nove membri per accertare i requisiti, sarà definita con un decreto ministeriale entro fine gennaio. Si prevedono rimborsi per un massimo di 100mila euro agli azionisti (fino al 30% del valore di acquisto dei titoli) e agli obbligazionisti subordinati (fino al 95%) siano essi persone fisiche, imprenditori individuali o microimprese. Il fondo messo a disposizione, denominato Fondo indennizzo risparmiatori (Fir) avrà una dotazione di iniziale di 525 milioni di euro per ciascuno degli anni 2019,’20 e ’21, risorse raccolte dai cosiddetti “conti bancari dormienti”.
L’indennizzo degli azionisti è al netto di eventuali rimborsi già ricevuti a titolo di transazione (il 15% nel caso delle due ex banche venete liquidate) è verrà data priorità ai risparmiatori che presentano un Isee inferiore a 35mila euro per il 2018, mentre sono esclusi amministratori (e parenti) delle banche in questione.
In ballo ci sarebbero circa 300mila risparmiatori. La norma parla di banche poste in liquidazione dopo il 16 novembre 2015 e prima del 1° gennaio 2018, un intervallo temporale che comprende però non solo le liquidazioni coatte amministrative delle due banche venete dell’estate 2017 ma anche le risoluzioni delle quattro banche del centro Italia, avvenuta il 22 novembre 2015. Un aspetto, quest’ultimo, che solleva qualche dubbio interpretativo per una norma che, by-passando il vaglio di un arbitro finanziario per la verifica del misselling, sembra porsi in contrasto con la direttiva Brrd (Bank Recovery and Resolution Directive) che ha introdotto il bail in e che in Italia è in vigore dal 1° gennaio 2016.