Safari gourmet a Singapore
La meta più affascinante del Sud est asiatico richiama molti turisti a Capodanno per un «countdown» indimenticabile, con un’offerta culinaria ricca e multietnica
Capodanno a Singapore è un’esperienza turistica sempre più affascinante per chi decide di trascorrere il countdown nel Sud est asiatico. In lingua malese è la “città del leone”: così si tramanda dai tempi di Sing Nila Utama, fondatore di questo angolo che racchiude il mondo. Cinesi, malesi, arabi, indiani, inglesi, olandesi e giapponesi, solo per citare le etnie principali, si sono mescolati nei secoli e hanno prodotto una scenografia etnica e urbanistica senza confronti che offre anche un ricco itinerario gourmet.
Per questo lo spettacolo di fine anno al Marina Bay è irripetibile, con luci e fuochi d’artificio sullo skyline della Singapore moderna, centro degli affari, delle grandi banche e delle corporation che hanno sede nei luccicanti grattacieli affacciati sulla laguna accanto a musei e shopping center. Il Marina Bay Countdown è un vero e proprio spettacolo con musica, happening, fuochi di artificio, proiezioni di luci ed esibizioni gastronomiche che attrae migliaia di turisti da tutta l’Asia (www. marinabaycountdown.sg).
I voli giornalieri diretti dall’Italia (Milano e Roma) sono assicurati da Singapore Airlines, compagnia da anni al top per i servizi di bordo, con circa 12 ore di viaggio. All’arrivo a Singapore ci si trova immersi in una città-giardino, che conta migliaia di varietà di orchidee, su un’isola circondata da alcune isolette minori, con la possibilità di muoversi facilmente in Malesia e raggiungere l’Indonesia che è a breve distanza.
Per iniziare a comprendere questa complessa realtà è consigliabile scalare la piccola collina dove sorge il Forte Canning, splendida costruzione coloniale, un tempo dimora di Sir Stamford Raffles, fondatore nel 1819 della Singapore moderna sotto egida britannica. Oggi
Fort Canning è un albergo di lusso gestito dalla famiglia cinese Goh, sotto l’attenta regia di Goh Min Yen, figlia di Goh Eng Wah, per molti anni protagonista dell’industria della comunicazione di Singapore.
Non distante c’è il Museo nazionale che celebra la storia multi-etnica di Singapore: e così ci si trova proiettati tra malesi, cinesi hokkien e teochew, indiani, olandesi, inglesi, chetti melaka, peranakan, armeni, tamil e così via. Una mescolanza di popoli che contraddistingue nettamente oggi il fascino di Singapore. Per as- saggiare delle autentiche specialità hokkien c’è l’hotel Fort Canning, dove lo chef Jeffrey Tan Jiu See propone molti piatti della tradizione dei cinesi arrivati dal sud. Nel menu c’è anche il Bak Kut Teh ovvero una zuppa sapida ed energetica di maiale o, come tradotto dall’hokkien tè di carne.
Nell’isola che ospita tre dei principali bar a livello mondiale - il Manhattan, l’Atlas e il Native - l’aperitivo non è da perdere e non bisogna mancare i tradizionali satay, spiedini di carne con una salsa di noci.
Un’esperienza full immersion nell’atmosfera caratteristica di Singapore si può vivere la sera al Telak Ayer market con numerosi piccoli ristoranti – ospitati in un mercato – che ripropongono buona parte delle varie specialità delle etnie dell’isola, mescolate in un inedito mix di ingredienti, sapori e profumi.
In attesa della riapertura dello storico Hotel Raffles, dalla fine del 1800 punto di riferimento internazionale dell’isola del leone, un soffio di aria malese spira dal colorato quartiere di Kampoong Glam, meta consigliabile per una serata peranakan al Candlenut, una stella Michelin nell’area di Dempsey road. Ascendenze cinesi e innesti malesi hanno reso unica la cultura peranakan: piatto forte la Penang asam laksa, famosa zuppa multispezie.
Il quartiere indiano si stringe intorno al tempio indù Sri Veeramakaliamman. Ma il sincretismo religioso a Singapore è all’ordine del giorno. A poca distanza il Muthu’s curry. Specialità: zuppa di pesce, con sorpresa.
Capodanno. veduta delle celebrazioni di dicembre 2017 per il nuovo anno a Singapore ; in basso, a destra, uno dei piatti icona di cucina peranakan del Candlenut, dello chef Malcolm Lee: l’Ikan Chuan Chuan
Una visita al Museo nazionale offre le testimonianze complete sulla storia della città-stato