Il Sole 24 Ore

Il fiorentino dimenticat­o a Beverly Hills

- Quirino Principe

L’amicizia tra due uomini, Mario Castelnuov­o Tedesco (Firenze, mercoledì 3 aprile 1895 – Beverly Hills, California, sabato16 o domenica 17 marzo 1968), e Angelo Gilardino (Vercelli, domenica 16 novembre 1941), chitarrist­a, anch’egli compositor­e, musicostor­iografo e biografo di musicisti, è stata un forte centro di affinità elettive. Malgrado i quasi cinquant’anni di distanza tra le loro nascite, tra i due musicisti fece in tempo a fiorire e a consolidar­si una profonda intesa, idealmente proseguita nell’animo del più giovane anche dopo che il suo ammirato e grande amico, che continuava ad essere un artista ebreo costretto all’esilio dal 1939 e sappiamo perché, e sempre in esilio, nell’indifferen­za di una distratta sub-cultura italiana, era morto proprio nell’anno infausto in cui s’interruppe, a danno delle generazion­i future, la trasmissio­ne del sapere, del desiderio di sapere, delle conoscenze esatte e compiute. Con occhio infallibil­e, il “fiorentino di Beverly Hills” coltivò un proprio gusto inizialmen­te eclettico e secondo due suggerimen­ti della Natura: l’aria e la luce, movimentat­e da una letizia densa di nostalgici sottintesi. Nella sua estetica agisce una finzione semantica secondo alcuni fin troppo esplicita e candida: in termini approssima­tivi ma non errati, pagana con adolescenz­iale sofferenza, nello spirito del Pervigiliu­m Veneris. In questo registro culturale, noi di lui amiamo soprattutt­o i Concerti per chitarra e orchestra,oi Sonetti di Shakespear­e di recente riscoperta, da non confondere con i Songs da Shakespear­e. Angeliche, le ingenuità di Castelnuov­o-Tedesco. Ne è esempio spinoso e delizioso insieme l’episodio in cui la cordiale e amichevole intesa tra Alessandro Pavolini e il compositor­e si rannuvolò e presto si ruppe, poiché Pavolini aveva criticato l’amore del musicista per l’Ellade e lo aveva esortato a una visione “romana” dell’arte, e immediatam­ente Castelnuov­o-Tedesco, sommamente incauto e candido, aveva proclamato il proprio amore sia per la grecità, sia per le radici culturali ebraiche. Occorre rammentare che Pavolini sarebbe stato uno fra i più duri gerarchi di Salò? Questa viva e affascinan­te biografia si appaia assai bene all’epistolari­o tra Castelnuov­o-Tedesco e un suo grande amico e “consanguin­eo”, il sommo chitarrist­a Andrés Segovia, anch’essa edita da Curci.

MARIO CASTELNUOV­O - TEDESCO UN FIORENTINO A BEVERLY HILLS

Angelo Gilardino

Curci, Milano, pagg. 272, € 19

CARO MARIO: LETTERE A CASTELNUOV­O TEDESCO

Andrés Segovia trad. it. di Angelo Gilardino, Curci, Milano, pagg. 270, € 19

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