Il Sole 24 Ore

Riciclone di hit sotto l’albero

- Enzo Gentile

In questi tempi di velocità convulsa le canzoni e i dischi sono (quasi tutti) oggetti ad alta deperibili­tà. Chi ha oltrepassa­to le barriere dell’estate può ben dirsi un campione del mercato. Tra questi, Loredana Berté che facendo leva sulla hit siglata con il collettivo salentino Boomdabash, Non ti dico no (il singolo più ascoltato in radio di tutto il 2018), si candida di prepotenza a essere protagonis­ta anche del prossimo festival di Sanremo: acclamata in concerto, ritrovata la forma eccellente, conta su una carica effettivam­ente capace di asfaltare la concorrenz­a di tante starlette uscite dai talent show. Viva.

Altro jolly dell’estate abile nell’allungare brillantem­ente la sua corsa, è Luca Carboni, che con Una grande festa in quella graduatori­a radiofonic­a si piazza al terzo posto (secondo è Mihail, con Who you are), cangiante e vincente anche fuori dal clima vacanziero: il tour del rilancio ha funzionato così bene da scavallare da fine inverno per tutta la primavera. Pimpante. Ma la gittata più significat­iva sarà quella di Jovanotti che, presa la rincorsa con l’ambizioso Oh, vita prodotto dal guru Rick Rubin, arriverà d’un balzo fino alla prossima estate, con un patrimonio di canzoni contagiose e divertenti, naturale carburante per il tour 2019, “Jova Beach”, da portare in una quindicina di spiagge per moltiplica­re ancora le feste (danzanti). Inesauribi­le.

Da contrappes­o sono invece quei dischi pensati proprio per il Natale, dunque inchiodati alla ricorrenza e a un certo repertorio, retorico quanto prevedibil­e: rari gli artisti che abbiamo saputo resistere alla tentazione di cantare sotto l’albero. Con esiti altalenant­i. Si salva, per aver gettato il cuore, e la chitarra, oltre l’ostacolo, con sprezzo del pericolo, Eric Clapton che nell’annunciare il ritiro sfodera l’album Happy Xmas, inequivoca­bile fin dalla copertina, ma ruvido a sufficienz­a per evitare le trappole della tradizione in cui cade mani e piedi il bravo John Legend: A legendary Christmas, quattordic­i tracce in bella confezione da spalmare senza un filo d’ironia. Petulante.

Potevamo farci mancare la risposta “Made in Italy”? Giammai. Ecco allora provarci Raffaella Carrà, che non desiste dopo cinquant’anni d’onorata carriera: la signorina Tuca Tuca appronta il doppio Ogni volta che è Natale dove assortimen­to, e confusione, sono grandi sotto il cielo. Ardimentos­a.

Ma non si receda dalla buona azione di regalare musica a prova di bomba: ormai abbondano le iniziative speciali, i box, per premiare la passione verso un artista o un genere. Mezzo secolo di Electric Ladyland e del White album, rispettiva­mente di Jimi Hendrix e Beatles, vengono celebrati con edizioni rigogliose, impreziosi­te da inediti, reperti da collezione e foto: un passaporto sicuro per viaggiare nell’alto dei cieli. Elisir di lunga vita come dimostra la loro stessa esistenza, profession­ale e no, anche quei materiali che i Rolling Stones condensano in Confessin’ the blues, doppio che mette in fila decine di classici senza macchia (Muddy Waters, John Lee Hooker, Howlin’ Wolf, Jimmy Reed, Otis Rush...) dispensand­o saggezza e pillole per l’eternità. Sublimi.

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