Govi e quell’orgoglio per la «lingua romanza»
Forsenontuttilosopportanoesicuramentenontuttiloconsiderano pittoresco o, addirittura, affascinante, ma il proverbialemugugnogenovese–eligureingenerale–èspeciale anche grazie alla lingua in cui vien fatto, il dialetto ligure, tra i più musicali che esistano: nel senso che ricorda una cantilena, una ballata, un samba (molte sono le assonanze con il brasiliano). I liguri sono orgogliosi del loro accento, sembra quasi che lo aumentino di proposito quando lasciano la loro terra. Per riconoscersi tra loro e farsi riconoscere. Non c’è genovese che non abbia assistito a uno spettacolo di Gilberto Govi, fondatore del teatro dialettale genovese: scomparso nel 1966, è ancora amatissimo, forse proprio perché seppe usare il dialetto come specchio dei tratti salienti dei genovesi, aggiungendo un’ironia che non sempre i liguri hanno.
L’importanza del dialetto si rispecchia in un’iniziativa unica nel suo genere: il quotidiano di Genova, Il Secolo XIX, ogni domenica pubblica la pagina “Parlo ciaeo” (Parlo genovese), divisa in sezioni: ci sono un ripasso di prononcia e di lescico, un articolo su territoio e tradicion, una striscia a fumetti, O fantàxima do Dria Doia, e persino la poule ritrovae (parola ritrovata). Domenica scorsa era loasso, un antico modo per indicare... il branzino. Misteri e piaceri dei dialetti.