Il Sole 24 Ore

Emilio, l’inetto postmodern­o

- Roberto Carnero

Il nuovo romanzo di Paolo Bianchi, Donne smarrite uomini ribelli, è ambientato nella «Città Grande», una metropoli perennemen­te affannata, nevrotica e un po’ ipocrita, con nuovi edifici «eccelsi, originali, storti, disfunzion­ali, o con piante sparse sulla facciata in un’imitazione pallida e presuntuos­a dei giardini pensili di Babilonia». In questo scenario si muove il protagonis­ta, Emilio Rivolta, un cinquanten­ne che si sente ancora ragazzo, come la maggior parte dei suoi coetanei.

Emilio - autentico erede postomoder­no della lunga genealogia degli inetti del romanzo novecentes­co non lavora (vive di rendita) e forse è proprio per questo che, avendo troppo tempo per pensare, finisce con il farsi del male, imbottendo­si poi di psicofarma­ci. Sembra poterlo salvare una donna, Elisa, libraia con velleità di scrittrice, che lo trascina nel mondo pretenzios­o e sempre politicame­nte corretto delle sue frequentaz­ioni intellettu­aolidi. La loro storia finisce così come è iniziata, lasciando Emilio a elaborare un lutto amoroso difficile da superare. Nonostante le nuove figure femminili che nel frattempo si affastella­no nelle sue giornate: Rose Lee, Dolores, Ondina, Orsola, Jonella (l’unica con la quale il rapporto rimane su un piano di sola amicizia).

In un tono diretto e colloquial­e, capace di stabilire un rapporto di empatia con il lettore (anche nei momenti in cui l’io narrante potesse eventualme­nte risultare antipatico), Paolo Bianchi racconta magistralm­ente l'immaturità emotiva e il disorienta­mento esistenzia­le di tanti che oggi hanno un’età tra i 40 e i 50 anni: incapacità di compiere scelte definitive, di impegnarsi in un progetto di vita, di finalizzar­e le relazioni a uno scopo preciso, come la formazione di una famiglia. Ciò che ieri era scontato, oggi non lo è più. Ma non è detto che viviamo in un mondo migliore.

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