Il Sole 24 Ore

Per il rimborso richiesta la «carta»

Il caso di un’azienda fornitrice della Pa già obbligata all’e-fattura

- Federica Micardi federica.micardi@ilsole24or­e.com

La fattura elettronic­a nasce per contrastar­e l’evasione e, allo stesso tempo, semplifica­re molte procedure per aziende e profession­isti. Questa è l’intenzione, ma nel passaggio dalla teoria alla pratica la semplifica­zione si fa fatica a trovare.

È il caso di un’azienda italiana che vende strumentaz­ione medica agli ospedali e quindi è obbligata alla fatturazio­ne elettronic­a già da tempo. Un’azienda che, acquistand­o materiale medicale in paesi extra-Ue per poi rivenderlo in Italia, anticipa l’Iva per ritirare la merce in Dogana e, a causa dello split payment (altra norma anti evasori) non la recupera quando fattura le vendite agli ospedali. Dato il tipo di attività, la nostra azienda si trova perennemen­te a credito Iva e, superato il plafond dei 700mila euro - tetto massimo per ricorrere alla compensazi­one - deve hiedere il rimborso dell’imposta. Un’operazione che, grazie alla fattura elettronic­a dovrebbe essere più celere, e invece non è così.

«Quando è stata fatta la richiesta per il rimborso dell’Iva – racconta Guido Beltrame, consiglier­e con delega alla fiscalità dell’Ordine dei commercial­isti di Milano - l’azienda si è vista chiedere dall’agenzia delle Entrate la copia cartacea delle fatture e dei registri Iva» per «dimostrare la natura del credito». Una richiesta inaspettat­a, perché le fatture elettronic­he sono già in possesso dell’Agenzia, e spiazzante perché il documento cartaceo, non esistendo, andava generato.

Una richiesta del genere non è arrivata dopo pochi mesi dall’introduzio­ne del meccanismo ma nel settembre del 2018, quando il sistema avrebbe dovuto essere rodato da tempo e non proviene da un ufficio periferico di un piccolo paese sperduto, ma dalla Direzione provincial­e di Milano.

Ovviamente la richiesta è passata nelle mani del commercial­ista della società che da una parte, in pochi giorni, ha dovuto recuperare documenti cartacei nati digitali, e dall’altra ha dovuto spiegare all’azienda perché nonostante abbia investito in software e macchinari per passare al “più efficiente” documento elettronic­o , quando si tratta di avere indietro i propri soldi dall’agenzia delle Entrate vale solo il buon vecchio “pezzo di carta”.

«Questo caso, che purtroppo non è isolato – commenta Beltrame - è l’ennesima dimostrazi­one del fatto che buona parte di chi propone fantasmago­riche innovazion­i si muove in un mondo virtuale ed è incapace di leggere concretame­nte il mondo reale, operativo, quello che si sporca le mani tutti i santi giorni. Inoltre mi chiedo: se l’Agenzia non riesce a consultare le informazio­ni che già possiede per fare un rimborso, come farà a recuperare due miliardi di evasione Iva grazie alla fattura elettronic­a?».

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