Il Sole 24 Ore

Dalle bande musicali a clientele e consulenti Raffica di 106 mance

Da 60mila euro a 10 milioni, tutte le micro-norme destinate a finalità mirate L’Ufficio bilancio: pressione fiscale nel 2019 dal 42% al 42,4%, manovra recessiva

- Mobili, Rogari, Trovati

Dalle bande musicali, al catasto dei frutti, dalla Xylella all’aeroporto di Crotone e al ponte tra Calusco e Paderno d’Adda. Mentre la discussion­e su saldi e impianto della manovra si svolgeva tra Palazzo Chigi, il Mef e Bruxelles, il Parlamento si è potuto esercitare solo sulle micro-misure. Si è creato così un elenco di almeno 106 “interventi polvere”, che non cambiano il segno della manovra (valgono in tutto 280 milioni, meno dell’1% della manovra) ma archiviano la promessa principale della riforma del 2016: una legge di bilancio tutta di tabelle per dire addio all’assalto alla diligenza e alle micromisur­e, che non dovrebbero entrare nel calderone della ex Finanziari­a.

Intanto l’Ufficio parlamenta­re di bilancio (Upb) suona l’allarme dopo l’inseriment­o al Senato del maxiemenda­mento: la manovra è recessiva. Nel 2019 la pressione fiscale salirà al 42,4% del Pil dal 42% del 2018.

Mentre la discussion­e su saldi e impianto della manovra si svolgeva tra Palazzo Chigi, il Mef e Bruxelles, il Parlamento si è potuto esercitare solo sulle micro-misure rese possibili dai margini strettissi­mi lasciati da reddito di cittadinan­za e quota 100. Ne è nato un elenco di interventi settoriali che ha via via assunto dimensioni poderose, per iniziativa dei parlamenta­ri ma anche di singoli uffici governativ­i che hanno usato questo o quell’onorevole come “sportello”: che non potendo occuparsi di politica economica, si è dovuto accontenta­re di assegnare 100mila euro per combattere le plastiche monouso, studiare la «riconversi­one» di Taranto (retaggio di ipotesi post-Ilva?) o 250mila euro alla Fondazione Lincei per la scuola. Chi ha guardato al (proprio) territorio ha invece spinto per singole opere pubbliche, che sono riuscite a sopravvive­re anche al taglio degli investimen­ti post-accordo con la Ue: 1,5 milioni saliranno così sul ponte che in Lombardia unisce Calusco e Paderno d’Adda, 3 milioni andranno all’aeroporto di Crotone, 5 alla ferrovia Novara-Biella.

Si è creato così un elenco di alme- no 106 “interventi polvere”, che non cambiano il segno della manovra (valgono in tutto 280 milioni, meno dell’1% della manovra) ma archiviano la promessa principale della riforma del 2016: una legge di bilancio tutta di tabelle per dire addio all’assalto alla diligenza e alle micro-misure, che non dovrebbero entrare nel calderone della ex Finanziari­a ma trovare spazio in leggi di settore. Anche perché di notte tutti i gatti sono grigi, e il caos della manovra non riesce spesso a distinguer­e le mance più o meno clientelar­i dai finanziame­nti meritori che avrebbero bisogno anche di più impegno. Bastano 3 milioni di euro ad affrontare i problemi dei disabili gravi privi di sostegno famigliare (comma 455)?

Nel traffico dei micro-emendament­i, una serie di vittorie importanti è stato inanellato dal personale dei ministeri che sono riusciti a giocare meglio la partita della manovra. La riforma del pubblico impiego del 2017 aveva deciso di vietare gli aumenti ai fondi decentrati, quelli con cui ogni amministra­zione paga le parti variabili delle buste paga (premi, turni e indennità varie) fino all’arrivo di un futuribile riordino degli stipendi pubblici. Ma il riordino tarda e le deroghe prosperano. Salvini, da ministro dell’Interno, è riuscito a far infilare (comma 149) un aumento di 7 milioni del fondo decentrato del Viminale, che si aggiunge a un altro milione (comma 381) per il “suo” ministero. Una mossa analoga è riuscita all’agenzia delle Entrate: il comma 720 aumenta di 8 milioni il fondo decentrato dei dipendenti del fisco. Per la Direzione investigat­iva antimafia un nuova deroga è al comma 434, e vale 770mila euro. Ma oltre ai dipendenti pubblici qualche spicciolo arriva anche per i consulenti. Quelli chiamati ad aiutare il Mef per l’ambizioso piano di vendita del mattone di Stato, per esempio, potranno contare su 150mila euro all’anno per i prossimi tre.

C’è poi il calendario ad aiutare i parlamenta­ri nel giocarsi la carta del sostegno alla cultura. Il 40esimo anniversar­io della scomparsa di Ugo Spirito “vale” 60mila euro per la fondazione che porta il suo nome, mentre i 20 anni dalla morte di Nilde Iotti si traducono i 100mila euro (altrettant­i nel 2020) per celebrarne il ricordo. Quasi inesauribi­le è poi il filone «verde», dal milione per combattere la «Xylella fastidiosa» o censire gli alberi monumental­i ai 2 milioni per il Catasto della frutta. Basteranno a costruire davvero politiche ambientali?

Tra i mille commi.

Non solo clientele ma anche contributi meritori troppo bassi come per disabili e vittime dell’usura

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy