La pillola avvelenata dell’Ires no profit
Il raddoppio secco dell’Ires per gli enti non commerciali si è rivelato la pillola av vele natanell ’« emendamento Europa ». Emendamento costruito a Palazzo Chi gin el chiuso del confronto fra il premier Conte e il ministero dell’Economia ,e consegnato chiavi in mano alla politica. Il suo contenuto era blindato, perché traduceva in cifre il taglio del deficit al 2% chiesto da Bruxelles per evitare la procedura d’infrazione. I leader giallo-verdi, impegnati a inghiottire i 4,6 miliardi di tagli ai fondi 2019 per quota 100 e reddito di cittadinanza, non hanno fatto troppa attenzione alle misure minori. E hanno sbagliato.
Per il suo valore, l’emendamento è una pillola: 118 milioni nel 2019, 158 negli anni successivi, l’1,15% della correzione da 10,2 miliardi imposta da Bruxelles. Ma è avvelenata per le polemiche che ha scatenato quando ne sono stati chiari gli effetti. Polemiche ovvie. Ma ignorate finché è stato possibile. Come mai?
La spiegazione è nella genesi dell’ emendamento. Ma non è possibile evocare manine, perché il caos nasce da una miscela disotto valutazione tecnica e disattenzione politica. Il confronto con la commissione U esi è giocato a Palazzo Chigi in una girandola divertici con il ministro Tria e di telefonate con Bruxelles. D alì èuscitol’ emendamento 1.7000, concordato alla virgola conJunckereM osco vicine g li effettif inanzi ari.L’ Ir es gonfiata periln on prof it si è“nascosta” nel riordino di agevolazioni considerate minori. E i leader di maggioranza hanno giuratodinonsapernenulla,promettendoripensamenti.La vicenda riaccende la tensione fra l’ ala a per turista del governo impersonata da Conte e Tria e quella più politica guidata da Salvini e Di Maio. Ma bisogna stare attenti. «L’abrogazione dell’ aliquota ridotta Ire sin favore degli enti non commerciali» era stata indicata da Conte al Senato il 19 dicembre, mail 20 si è trasformata in« abrogazione dell’ Iresp erg li enti non commerciali»nel vide odi Di Mai o su Fa cebo ok. Il vide operò offre un altro indizio, perché Di Mai o evoca anche« la partita delle agevolazioni agli enti ecclesiastici che cominciamo a ridurre ». Tanta inconsapevolezza, allora, non pare del tutto fondata almeno in area Cinque Stelle, dove ancorai eri la sottosegretariaal MefLau ra Castelli difendeva la norma perché colpisce il «non prof it chef a utili e profitti quando teoricamente non dovrebbefarli ». Ma su un terreno così delicato, il passaggio dalle ipotesi agli effetti concreti delle regole si è rivelato scivoloso.