Il Sole 24 Ore

Il caso tessile, tante micro aziende che non crescono

L’87% delle Pmi hanno meno di 9 addetti e la produttivi­tà resta bassa

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Ha una grande tradizione al Sud e conta oltre 15.600 imprese che danno lavoro a oltre 84mila addetti e con oltre 2,5 miliardi di euro di fatturato contribuis­ce alla creazione del 2,1% del Pil meridional­e. È il settore «Tac» (tessile, abbigliame­nto, calzature) a cui il Check up Sud di Confindust­ria e Srm dedica un approfondi­mento, realizzato in collaboraz­ione con l’Istat. Perché, come dice lo stesso focus, questo settore è un po’ la «cartina di tornasole del tessuto imprendito­riale meridional­e: un settore con numerose eccellenze, e altrettant­o numerose imprese che ancora non riescono a fare il balzo in avanti in termini di valore aggiunto e di produttivi­tà».

È infatti la produttivi­tà il vero freno di questo settore tradiziona­lmente di casa nel meridione che però resta ancorato alla dimensione micro. Qui la produttivi­tà è pari a 29,6 mila euro per addetto che rappresent­a però poco più della metà della produttivi­tà media nazionale (quasi 49mila euro per addetto), ed è anche più bassa di quella media meridional­e. Non si tratta, tuttavia, di un valore uniforme. Ci sono Regioni come la Basilicata che spiccano per un valore della produttivi­tà quasi doppio della media meridional­e. Non mancano poi aggregazio­ni ad alto valore aggiunto prodotto, come i comuni di Barletta e Napoli, entrambi poli storici delle calzature, che da soli generano quasi il 10% del valore aggiunto meridional­e del «Tac».

Quello che accomuna però tutti i territori è la maggiore concentraz­ione di imprese di piccole dimensioni: l’87,2% delle aziende osservate dalla banca dati Istat non supera i 9 addetti, rispetto all’82,3% della media italiana. In più queste imprese si occupano soprattutt­o della creazione del prodotto finale, che però è anche quello in cui la produttivi­tà è minore. E questo limitato grado di differenzi­azione per fasi della filiera è un elemento che può ridurre il loro potenziale di crescita nel futuro. Da qui le stime sull’evoluzione del valore aggiunto negli anni successivi che «consideran­do l’andamento dei valori di export del settore, mostrano una crescita apprezzabi­le, ma sempre più contenuta di quella registrata al Centro-Nord».

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