«La manovra taglia ossigeno alle imprese motore della ripresa»
Stefan Pan. Per il vicepresidente di Confindustria è un errore depotenziare il bonus sugli investimenti al Sud
«Non possiamo togliere l’ossigeno al Sud proprio quando si cominciava a respirare». Stefan Pan, vice presidente di Confindustria e presidente del Consiglio delle Rappresentanze regionali e per le politiche di coesione, usa questa metafora per avvertire il Governo dell’errore che sta commettendo con la manovra che «non vede cosa sta funzionando al Sud, come il credito di imposta per gli investimenti che rischia di essere depotenziato, spingendo invece su un approccio assistenzialista che non crea crescita e lavoro».
Partiamo dal Check up Mezzogiorno. Cosa racconta?
È un’ottima radiografia che va oltre le apparenze. È vero che l’indice sintetico che l’indagine calcola ogni anno cresce ancora, ma purtroppo cresce sempre più lentamente, e soprattutto grazie alla spinta delle imprese manifatturiere, che sono il motore che compensa il rallentamento negli altri settori. Gli investimenti dell’industria nel triennio sono raddoppiati ogni anno: passando dal +3% del 2016 a oltre il 7% del 2017 fino al 14,9% stimato per il 2018. Questo significa che misure come il credito d’imposta sugli investimenti al Sud e quelle per sostenere l’export funzionano bene lì dove ci sono aziende strutturate
Ora la manovra toglie 150 milioni al credito d’imposta al Sud.
È incredibile che si depotenzi uno strumento che ha funzionato bene e che sta generando 6 miliardi di investimenti. Non è cosa da poco. Ora rischiamo di avere una stretta di liquidità frenando uno strumento che è doppiamente vincente perché premia chi investe e lo premia in modo automatico senza burocrazia come abbiamo sempre chiesto.
E poi c’è il taglio da 1,65 miliardi ai fondi coesione. Con che impatto? C’è un sicuro impatto negativo sugli investimenti pubblici, che già sono al minimo storico al Sud e che in questo modo con certezza scenderanno ancora. Inoltre, facendo così rischiamo di non potere utilizzare risorse europee e di fermarci in un anno importante in cui crescono gli importi da certificare con il meccanismo della rendicontazione, in cui dobbiamo dimostrare all’Europa di essere capaci di saper spendere e di spendere bene. Andare a toccare questo meccanismo adesso è un gioco d’azzardo, nato dall’esigenza tra l’altro di trovare coperture per misure che non creano crescita e lavoro.
Si riferisce al reddito di cittadinanza e a quota 100?
Da quello che si capisce finora il reddito cittadinanza non è un ponte verso il lavoro e i giovani. E quota 100 non è automatico che crei nuovi posti di lavoro. Quello che serve invece è dare forza alle imprese perché è il luogo dove si crea lavoro. Le imprese si aprono quando ci sono incentivi: per questo bisogna lavorare sul cuneo fiscale. Servono misure shock per fare entrare giovani nelle imprese che sono le prime che non vogliono farseli scappare. Per questo abbiamo apprezzato la proroga del bonus occupazione, e per questo è stato un bene che il Governo abbia avuto l’approvazione di Bruxelles sui saldi di bilancio: abbiamo evitato il ricovero, ma ora non possiamo dare le medicine sbagliate.
Quali sono quelle giuste al Sud? Bisogna accompagnare le imprese e farle crescere. Servono innanzitutto fondi per le infrastrutture per connetterle al mondo e ai mercati e qui, come mostra il Check Up, c’è un grave ritardo. Ma anche strumenti per farle diventare più grandi, consolidando distretti e sinergie per farle esportare. Il potenziale c’è ma se rimani piccolo ti fermi. Se invece cresci e hai le spalle più grandi allora funzioni bene anche al Sud.
Bisogna lavorare sul cuneo fiscale e su misure shock per fare entrare i giovani nelle imprese Stefan Pan VICEPRESIDENTE CONFINDUSTRIA