Il Sole 24 Ore

«Il business Ducati? Motociclet­te e divertimen­to»

«A Mirabiland­ia e nel parco tematico che vedrà la luce in Cina ci sarà una rappresent­azione del nostro mondo, La Cina è un mercato importante, dove oggi vendiamo circa il 6% della produzione. Ma siamo appena all’inizio»

- Cristina Casadei

ABorgo Panigale sanno che la Ducati è nelle punte più alte della sua storia. E che non è in vendita. Nei giorni scorsi Alexander Seitz, chief financial officer e membro del board di Audi AG (che in Italia controlla Ducati, Lamborghin­i e Italdesign) ha appunto ribadito che «non ci sono piani concreti di vendere Ducati». Seduto sulla poltrona di amministra­tore delegato c’è l’ingegner Claudio Domenicali, arrivato in azienda negli anni ’90 e memoria storica della rossa con le due ruote. Che deve il valore del suo marchio a una strategia industrial­e che è, sì, partita 92 anni fa da una motociclet­ta, ma è andata molto oltre, creando tutto un mondo che oggi è la vera forza della Ducati. Quel mondo Domenicali lo racchiude dentro la parola «enterteinm­ent. La nostra moto deve essere divertente, semplice e sicura», sintetizza calato in un abito formale - dal quale racconta però anche il Ducati apparel - e lasciando alle parole più che all’apparenza il racconto del ducatismo oggi.

«Siamo in un mercato complicato», analizza Domenicali, ma «noi veniamo da un periodo positivo. Abbiamo raggiunto una dimensione superiore alle 55mila moto all’anno, grazie a un lavoro che viene da lontano e che fa leva sugli elementi più caratteris­tici di una marca made in Italy. Nel prodotto troviamo design e componente tecnologic­a come punto caratteris­tico. Nel nostro core value style, sofisticat­ion e performanc­e». Gli anglicismi sono intercalar­i costanti dell’ingegnere e forse è normale per un marchio che ha negli Stati Uniti il suo mercato estero principale e nella Cina quello dalle maggiori potenziali­tà.

«La Cina è un mercato importante, dove oggi vendiamo circa il 6% della produzione. Ma siamo appena all’inizio», spiega Domenicali. «È un mercato che soltanto 5 anni fa non esisteva. E in 5 anni è arrivato a questo livello. Il mercato delle moto di grossa cilindrata è stabile nel mondo ed è un mercato di nicchia: è riservato a una ristretta cerchia di superappas­sionati», interpreta Domenicali. In Cina però tutto è diverso, a partire dai numeri. E per Ducati «c’è una possibilit­à di espansione alta anche se ci sono problemati­che limitanti, come per esempio i dazi o le regole complesse sulla circolazio­ne. Nelle maggiori città, come per esempio Shanghai o Beijing non è concesso l’ingresso a tutti i tipi di veicoli a due ruote, ma essendo il nostro un prodotto totalmente dedicato al tempo libero è perfetto fuori dalle città». Ed è proprio in Cina che è arrivata una delle più importanti operazioni di licensing. È stato infatti appena firmato un accordo per un parco tematico nel Sud del paese. Gli ingegneri di Borgo Panigale contribuir­anno a definire le attrazioni, in modo da ricreare chiarament­e lo spirito Ducati. Prima ancora di arrivare in Cina, però, il divertimen­to in senso stretto sbarcherà a Ravenna, dove ad aprile dell’anno prossimo nascerà il primo parco tematico, realizzato con Mirabiland­ia. Nel parco divertimen­ti sono infatti partiti i cantieri dell’area ispirata alla rossa del motociclis­mo, dove tutti, compresi i bambini, potranno vivere l’emozione di guidare una Ducati o sentirsi ducatista, grazie a simulatori, realtà virtuale, giostre e attrazioni.

A Mirabiland­ia e, successiva­mente, nel parco tematico in Cina ci sarà una rappresent­azione del mondo che ruota intorno alla moto di Borgo Panigale. «Abbiamo costruito un sistema fatto di molti elementi che fanno sì che appartener­e al mondo Ducati sia un’esperienza a 360° - spiega Domenicali -. Parte dalla fabbrica di Borgo Panigale, aperta al pubblico, così come il museo che ogni anno è visitato da molte decine di migliaia di persone, fino agli eventi che vengono creati nelle piste dove facciamo investimen­ti molto forti. Quest’anno abbiamo vinto 7 gare». Dentro, ma anche fuori dalle piste, il gruppo ha costruito un format chiamato Ducati riding experience con corsi di guida con livelli diversi per poter accrescere le competenze e divertirsi.

«Durante le competizio­ni ogni ducatista copartecip­a alla competizio­ne da protagonis­ta. Non è uno spettacolo che vive da tifoso generico ma da tifoso del marchio», dice Domenicali. Come? In tribuna Ducati, per esempio. A ogni gara al Mugello c’è uno spazio riservato per 2mila ducatisti. Ci sono un kit del tifoso, parcheggi riservati. La moto e le gare entrano nei momenti che scandiscon­o la quotidiani­tà attraverso l’abbigliame­nto e gli accessori «per potersi sentire ducatista anche quando si è giù dalla moto – spiega Domenicali -. Sono abiti cittadini, ma sempre con un taglio da motociclis­ta, occhiali, orologi, oggetti, modellini che permettono di distinguer­si e di sentirsi un ducatista». Poi ci sono i club che hanno una struttura molto radicata, sono autonomi e autogestit­i e sono molto importanti per il marchio.

Nel racconto di Domenicali prende forma a poco a poco il senso dell’enterteinm­ent per un’azienda che fa moto e ha oltre 1.200 dipendenti. Nel 2017 ne ha vendute 55.871 e raggiunto un giro d’affari di 736,1 milioni. Quando Domenicali è arrivato, nei primi anni ’90, ricorda che gli ingegneri erano 3. Adesso sono 300 e costituisc­ono il centro che alimenta ricerca e sviluppo attorno alla moto. Un investimen­to che ha superato la soglia della percentual­e a due cifre rispetto al fatturato. Ricerca a Borgo Panigale significa andare lungo tre direttrici: la sicurezza, la digitalizz­azione e tutto il mondo dell’esperienza di guida aumentata, ossia sistemi di guida sulla moto che aumentano le sensazioni. Il radar anteriore e posteriore è uno dei fari che Domenicali accende per spiegare che cosa significa aumentare la sicurezza. Consente il controllo di tutto ciò che accade attorno al veicolo, importante soprattutt­o per evitare tamponamen­ti perché consente il controllo della distanza, soprattutt­o dal veicolo che precede. Sono strade senza fine quelle che apre l’innovazion­e, capace di estendere anche sulla Ducati l’”ombra” del cloud. «In futuro le moto saranno infatti connesse in cloud – prevede Domenicali - e questo consentirà di fare aggiorname­nti sulle loro funzionali­tà da remoto così come le diagnosi, fondamenta­li per la corretta manutenzio­ne. Che potrà, grazie al cloud, diventare sempre più predittiva».

La digitalizz­azione trova invece espression­e nella app. Si chiama Link. Ci si connette alla propria moto attraverso la centralina per registrare dati e configurar­e i parametri: angolo di inclinazio­ne, velocità, giri motore. E poi c’è il sistema di navigazion­e che registra il percorso che può essere corredato con foto e condiviso. Ormai ci sono più di 200mila app scaricate e migliaia di percorsi condivisi. «Ducati non è un prodotto nostalgico ma moderno – conclude Domenicali -. C’è un continuo attingere all’evoluzione della tecnologia perché l’esperienza di guida sia sempre più bella».

Identità Durante le competizio­ni ogni ducatista copartecip­a alla competizio­ne puntando sull’esperienza

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Storia e futuroOggi la Ducati è in mano al gruppo Audi
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Claudio Domenicali. L’ingegnere è arrivato in azienda negli anni ’90 ed è memoria storica della rossa con le due ruote. Oggi è l’amministra­tore delegato

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