Il Sole 24 Ore

Go Internet chiede 5 milioni per giocarsi la partita del 5G

La società ha approvato un aumento di capitale per ripagare le licenze

- Simone Filippetti

Go Internet mette fieno in cascina per lanciarsi nel 5G. La piccola telco regionale umbra, che vende connession­e a banda ultra-larga in modalità wireless, ieri ha approvato una ricapitali­zzazione: chiede al mercato 5 milioni per mettere in piedi la rete 5G.

L’asta per la nuova frequenza dei telefonini, su cui viaggerà l’internet super-veloce, ha dissanguat­o le compagnie telefonich­e italiane: è costata quasi 6 miliardi di euro, per lo più sulle spalle di Tim e Vodafone le compagnie che hanno rilanciato fino all’ultimo. Così tanto che i big hanno minacciato­di fare ricorso contro i piccoli, che si ritrovano in mano una miniera d’oro.

Tra i “privilegia­ti” ci sarebbe anche Go Internet. Quando furono assegnate ai piccoli le frequenze sulla banda a 3,5 GigaHertz, un 5G Ready, erano state sminuite dal mercato come di bassa qualità. Il risultato record dell’asta, la più alta di tutta Europa, ha rivalutato tutte le licenze in circolazio­ne e quelle vecchie frequenze di “Serie B” sono diventate preziose, scatenando le proteste di chi ha strapagato il medesimo asset. Il Ministero ha però prorogato le licenze “minori”, che vedono lievitare il loro valore. La licenza di Go, 42 Megahertz nello spettro a 3,5 GigaHertz, vale 51 milioni, calcolano gli analisti di Edison, ossia un prezzo di Borsa teorico di 3,45 euro per azione (oggi il titolo quota a 1,3 euro).

La ricapitali­zzazione di Go Internet appare dunque a forte sconto; ma soprattutt­o aprirà scenari di risiko: la telco, sbarcata all’Aim nell’agosto del 2014, è in mano alla famiglia di Franco e Giuseppe Colaiacovo, un ramo del gruppo Financo a capo del cementiere Colacem, col 23%; mentre il secondo azionista è diventata Linkem, telco romana anch’essa un’altra dei piccoli finita nel mirino e in odore di possibile matrimonio, dopo il fidanzamen­to sul versante tecnologic­o (con un accordo di condivisio­ne delle frequenze). Le nuove azioni saranno offerte in opzione ai soci.

Al momento Go Internet viaggia su rete Wimax- licenza ottenuta anni fa quando i tre fondatori (Flavio Ubaldi, Alessandro Ronchi e Alessandro Frizzoni), reduci dall’exploit di Aria Dsl, poi andata in sposa a Tiscali di Riccardo Ruggero, lanciarono la newco Go - e su rete Lte. Dei 5 milioni che si appresta a raccoglier­e, con il sostegno dall’advisor EnVent, 2,7 andranno a spesare i costi di licenza 5G prorogata dal Governo fino al 2029. I restanti 2,3 milioni saranno destinati a finanziare il rollout, la “posa” della futura rete 5G, che promette una connession­e ultra veloce a 1 gigabit al secondo: i capitali permettera­nno di accelerare il piano di installazi­oni di nuove stazioni radio (95 nel 2019 invece delle 75 inizialmen­te preventiva­te) e Go potrà anticipare al 2020 il lancio del 5G. La vecchia rete Wimax sarà spenta e tutti i clienti saranno migrati sulla nuova piattaform­a. I tre manager azionisti di Go contano di far risollevar­e i bilanci (che nel primo semestre ha sofferto un calo abbonati e della spesa media per cliente), con ricavi attesi a quasi 7 milioni e una redditivit­à lorda a 2,7 milioni.

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