«Shutdown», così ogni anno negli Usa scatta la paralisi del governo federale
Ieri il Senato è tornato a riunirsi per cercare di sbloccare la situazione Trump insiste: voglio 5 miliardi per finanziare il muro con il Messico
Donald Trump è volato mercoledì sera fino in Iraq, la sua prima visita da Presidente alle truppe americane al fronte, per predicare persino dall’estero il suo vangelo politico oggi prioritario: il diktat tutto domestico sullo shutdown del governo americano e sul braccio di ferro in corso sul budget con l’opposizione democratica. Sono pronto, ha fatto sapere il Presidente, ad aspettare di riaprire uffici e ministeri finché non avrò ottenuto cinque miliardi di dollari per il muro che deve proteggere il nostro confine con il Messico. «Farò tutto il necessario», ha detto parlando della paralisi parziale del governo con sullo sfondo la base militare di Al Asad, nell’unico paese mediorientale dal quale non ha ancora annunciato controversi ritiri delle forze armate statunitensi.
«Il pubblico americano chiede il muro», ha asserito senza fornire prove delle sue affermazioni dopo che nelle ore precedenti aveva già detto, a sua volta senza offrire dettagli, che il muro lo vogliono anche i dipendenti federali rimasti senza stipendio per lo shutdown. Certo è che al momento nessuno dei duellanti cede le armi. Non Trump, che vede nell’accontentare la sua base più militante e estremista il segreto del suo potere («Il presidente è molto determinato sul muro», ha tuonato il deputato ultra-conservatore della North Carolina Mark Meadows). In questo clima di scontro il Senato ha in programma di riunirsi nuovamente da oggi ma difficilmente potrà emergere rapidamente una soluzione per uno shutdown giunto ormai al sesto giorno. Ad aggravare la tensione sul trattamento degli immigrati sotto l’amministrazione Trump nei giorni scorsi un secondo bambino del Guatemala di otto anni è morto in un centro di detenzione statunitense.
I numeri
Sono 800.000 su quattro milioni i dipendenti federali afflitti dall'attuale paralisi. Di questi circa 420.000 sono al lavoro al momento senza stipendio perche' considerati essenziali. Altri 380.000 vengono lasciati a casa senza retribuzione. Nove i ministeri colpiti, dal Dipartimento di Stato alla Giustizia, dal Tesoro all'Agricoltura e a Trasporti. Bloccati i servizi dei parchi nazionali, in emergenza i musei nazionali e la Nasa. Risparmiati invece il Pentagono e l'apparato di sicurezza nazionale oltre al servizio postale. A conti fatti, siccome una serie di leggi di stanziamento di fondi (tra le quali proprio i fondi per la Difesa) erano gia' state approvate fino al prossimo 30 settembre, l'attuale shutdown blocca tuttavia soltanto circa un quarto dell'intero apparato governativo.
Perché la paralisi
Scatta automaticamente quando il Congresso non riesce ad approvare e a far firmare dal Presidente adeguate e normali leggi finanziarie per l'anno fiscale in corso, cioe' stanziamenti dei fondi per ministeri e le agenzie federali che durino da settembre al successivo settembre. Dal 1976, la data di nascita dalle attuali procedure di budget, si sono verificate 21 mancate approvazioni di misure di stanziamento di fondi e momentanei shutdown. Questi sono aumentati di numero e gravita' dagli anni Novanta in avanti, in un clima di crescente polarizzazione politica tra democratici e repubblicani che li ha trasformati in battaglie per affermare le proprie priorita'.
La storia
Sotto la presidenza democratica di Bill Clinton ne scattarono due, nel 1995 e 1996, della durata rispettiva di cinque e di 21 giorni, quest'ultimo ad oggi il piu' lungo in assoluto. In gioco erano allora tagli ai servizi pubblici voluti dal leader repubblicano del Parlamento Newt Gingrich nell’ambito di un programma di budget di sette anni. Fu però con la presidenza sempre democratica di Barack Obama che ebbe luogo la paralisi forse più grave: nell’ottobre del 2013 i repubblicani la fecero scattare nel tentativo di far fallire l’ambiziosa riforma sanitaria Obamacare, sottraendole necessari fondi attraverso il processo di budget. Lo shutdown si trascinò per 17 giorni ma i repubblicani furono alla fine costretti a cedere, puniti dall’opinione pubblica. Trump è già stato protagonista di due minishutdown. Sono avvenuti entrambi agli inizi di quest’anno, il primo durato tre giorni - ma a cavallo di un fine settimana - e il secondo soltanto poche ore.
I costi
Il bilancio deglishutdownv aria a seconda della loro durata e della loro ampiezza.Loshutdownd el 2013 costò circa 24 miliardi -1,5 miliardi al giorno-e limò lo 0,6% dal Pil del quarto trimestre di quell’anno. Standard & Poor’s ha calcolato in media che le paralisi possono costare 6,5 miliardi di dollari alla settimana al Pil, tra costi diretti e indiretti per i business e gli appalti legati al governo. Goldman Sachs ha ipotizzato che vada in fumo lo 0,2% del Pil ogni settimana in presenza di un ampio shutodwon. Nel caso della limitata paralisi odierna, la stima si aggira tuttavia su circa 1,3 miliardi a settimana. Il rischio grave e difficile da misurare è però anzitutto quello politico, in termini di percezione di responsabilità e credibilità del governo e delle istituzioni.