Il Sole 24 Ore

Trump vuole vietare l’acquisto dalla Cina di tecnologie 5G

Ad essere colpite sarebbero Huawei e Zte, importanti fornitori di reti negli Usa

- —M.Val.

La Casa Bianca prepara un nuovo giro di vite contro le grandi società di telecomuni­cazioni cinesi e le ambizioni hi-tech di Pechino. Donald Trump è pronto a firmare un ordine esecutivo, che potrebbe scattare all’inizio del 2019, per vietare a tutte le aziende statuniten­si l’acquisto di prodotti della Huawei e della Zte.

L’ordine, che rappresent­erebbe una escalation rispetto a divieti finora circoscrit­ti a contratti con enti governativ­i, fa leva su una dichiarazi­one di “emergenza nazionale” sotto l’ombrello dell’Internatio­nal Emergency Economic Powers Act, legge che autorizza il Presidente a intervenir­e sul commercio in risposta alla percezione di minacce al Paese. In questo caso, le due aziende sono accusate da Washington di essere veicoli di potenziale spionaggio ai danni dell’America e a vantaggio del governo di Pechino, al quale sono considerat­e molto vicine.

Huawei ha indicato ieri di aver finora limitato l’impatto dell’assedio statuniten­se e di quelle che definisce come «ingiustizi­e»: i vertici del gruppo hanno previsto di terminare il 2018 con una crescita del fatturato del 21%, a 108,5 miliardi di dollari, grazie alla fornitura di diecimila sistemi wireless 5G (è il primo al mondo nelle tecnologie Tlc) e 200 milioni di smartphone (è il secondo al mondo).

Ma gli sviluppi allungano nuove ombre sullo scontro economico e commercial­e tra Stati Uniti e Cina. I due paesi hanno raggiunto una tregua in un duro duello di dazi e rappresagl­ie, con la promessa di avviare nuovi negoziati. Il conflitto di fondo, che vede una sfida per la leadership tecnologic­a del futuro a cominciare oggi dalle reti mobili di nuova generazion­e, rimane tuttavia irrisolto.

La messa al bando delle due aziende cinesi sarebbe affidata al Dipartimen­to del Commercio, incaricato di interpreta­re un “executive order” nel quale i nomi di Huawei e Zte potrebbero essere omessi ma sottintesi. La decisione non è però semplice, neppure per gli americani. Le tecnologie “made in China” nelle Tlc, a causa dei loro bassi costi, sono particolar­mente diffuse nelle zone rurali dell’America, particolar­mente care al partito repubblica­no di Donald Trump. Un quarto dei carrier locali le avrebbe ormai adottate e il prezzo di una loro sostituzio­ne sarebbe per loro proibitivo, oltre un miliardo di dollari. Esponenti delle imprese asiatiche, in partitore Huawei, siedono in associazio­ni di settore quali la Rural Wireless Associatio­n.

La tensione sul settore strategico delle Tlc è rimasta sempre alta nonostante i sintomi di un possibile disgelo bilaterale altrove nei rapporti bilaterali tra le due potenze. Fin da aprile, le autorità federali americane di regolament­azione del settore, la Fcc, avevano approvato in via preliminar­e un nuovo regolament­o che nega fondi a carrier i quali acquistino attrezzatu­re di Tlc da società che rappresent­ino un pericolo per la sicurezza nazionale. Di recente in Canada è stata inoltre arrestata la top executive di Huawei Mang Wanzhou, figlia ed erede del fondatore, dietro una richiesta di estradizio­ne statuniten­se per violazioni delle sanzioni contro l’Iran.

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