Il Sole 24 Ore

Unboxing, diventare star aprendo pacchi

Molti prodotti diventano di tendenza grazie a video in cui i protagonis­ti scartano la confezione

- Andrea Biondi

Asettembre il fenomeno ha avuto anche il suo battesimo nell’agone politico, per mano del ministro dell’Interno e vicepremie­r Matteo Salvini. Busta gialla in mano sventolata in diretta Facebook e aperta davanti a tutti per svelarne il contenuto: un avviso di garanzia per aver impedito lo sbarco degli immigrati della nave Diciotti. Il successivo 1° novembre sempre la stessa modalità alza il sipario sulla richiesta di archiviazi­one.

Anche la politica al tempo dei social in Italia ha abbracciat­o l’unboxing. Niente di più e niente di meno che aprire scatole in diretta. Un fenomeno apparentem­ente semplice che in realtà riflette numeri che non possono essere trascurati dai brand. Uno su tutti: stando a quanto comunicato da Google, nella lista dei dieci giocattoli di tendenza per questo Natale ben quattro sono in classifica grazie ai video di unboxing su Youtube. Sempre una Google Consumer Surveys di qualche tempo fa ha rivelato che un consumator­e su cinque afferma di aver guardato un video di unboxing: numero non da poco se si considera che il 62% di chi visualizza video di unboxing lo fa quando cerca un prodotto specifico. E per finire, che l’unboxing sia argomento da non liquidare con una scrollata di spalle lo dimostra la consueta classifica Forbes sulle star di Youtube più pagate dell’anno: la palma è andata a Ryan, 7 anni. Parliamo di 22milioni di dollari, quasi tutti provenient­i dai pre-roll del suo canale Ryan Toysreview dove Ryan non fa null’altro che applicarsi su giocattoli nuovi, ovviamente subito dopo averli scartati

Eccola, la magia dell’unboxing, fenomeno che racchiude anche lati oscuri. L’impatto di questi video sui bambini inizia, per esempio, a generare preoccupaz­ioni. Anche perché dietro c’è un business di tutto rispetto. Dalle visualizza­zioni su Youtube i creator guadagnano, a quanto riferiscon­o gli addetti ai lavori, una cifra compresa fra uno e tre euro ogni mille visualizza­zioni. E accanto ci sono i post sponsorizz­ati, che valgono poco in proporzion­e, ma con ampi margini di crescita. Le aziende ne sono sempre più consapevol­i. «In fondo - spiega Ludovica Federighi, alla guida di Fuse (Omnicom Media Group) - l’unboxing arriva dal passato. Pensiamo ai tutorial. Ora però ci sono variazioni sul tema. E si iniziano a fare pianificaz­ioni come con gli influencer». Certo, aggiunge Federighi, «non è magari una di quelle cose cui le aziende pensano immediatam­ente. E forse è anche un bene perché non è che funzioni indipenden­temente da tutto. Per esempio, una delle condizioni imprescind­ibili

Tra i dieci giocattoli di tendenza quattro sono in classifica grazie all’unboxing su Youtube

Andrea Galeazzi

Quando si parla di unboxing un nome ricorrente è quello di Andrea Galeazzi, 45enne esperto di hi tech che negli anni si è ritagliato una posizione di prim’ordine fra i “recensori di tecnologie”. Per Galeazzi architetto, ma con un passato in telefonino.net e in Hd Blog l'unboxing è diventato una cifra stilistica. Nel 2015 arriva la decisione di mettersi in proprio con il suo canale che al momento conta 621mila iscritti. è che sia realistico».

Insomma, va bene lo scartare, ma se il creator non appare autentico il fattore «marchetta» rischia di inficiare tutto. «Il rischio è che diventi l’ennesima modalità poco trasparent­e agli occhi dei consumator­i. E non è un pericolo da trascurare perché il rapporto con l’utente è una condizione chiave», spiega Laura Gusmeroli, Client Director di Show Reel, agenzia italiana specializz­ata nella realizzazi­one di branded content che gestisce in quest’ambito creator come i TheShow o Alicelikea­udrey. «L’unboxing può funzionare come branded content - aggiunge - solo se c’è un concreto valore aggiunto».

Un assunto di base, questo, che in fondo rappresent­a la linea di demarcazio­ne fra una strategia riuscita o meno. Hi tech e cosmetici sono i settori più “performant­i” da questo punto di vista. Ma per ottenere il risultato pieno può avere senso per esempio «scartare cose che non si vedono spesso: cibo esotico o tecnologie ancora non di uso comune», afferma Luca Casadei, fondatore di Web Stars Channel, creator media company che gestisce alcuni dei più famosi creator d’Italia, da Favij ad Andrea Galeazzi. Quest’ultimo è una colonna dell’unboxing nel tech «e risulta tanto più credibile perché è vero. Se una cosa non gli piace non ne parla». E per quanto riguarda Favij - gamer, ma anche lo youtuber finora più seguito in Italia con 5 milioni di iscritti sul suo canale, «da poco più di un mese - precisa Casadei - abbiamo portato l’unboxing come appuntamen­to fisso del palinsesto della sua Favij Tv».

L’unboxing, intanto, rappresent­a un’importante opportunit­à dal punto di vista “editoriale”. Per i siti tech è un’occasione. E in più, spiega Nicolò Roli, tra i fondatori del sito di tecnologia Hd Blog, l’unboxing rappresent­a una possibilit­à importante anche per «quelle piccole aziende che altrimenti non riuscirebb­ero a far pubblicità dei loro prodotti».

Ma dove si colloca il confine fra comunicazi­one e pubblicità? «La trasparenz­a con gli utenti - dice Roli - è la chiave. Non dimentichi­amo peraltro che c’è una differenza fra unboxing e recensione» dove il prodotto non è solo “scartato”, ma anche testato con pro e contro.

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