SETTE TREND PER IL 2019
CORPORATE ACTIVISM
1 La voce pasionaria dei brand
Continuare a metterci la faccia, raccontando la contemporaneità: anche il 2019 segnerà questa attenzione verso quello che è stato definito “Corporate Activism”. Un modo per cavalcare la stretta attualità. Il guru americano del marketing David Meerman Scott l'ha definito newsjacking. E i numeri raccontano come la strategia generi engagement. Perché un brand contemporaneo migliora reputazione e business. Lo certifica una ricerca del Gruppo Havas riportata dal Guardian, evidenziando una correlazione tra performance e significatività del contenuto prodotto: chi si racconta meglio crea valore con un +206%.
SOCIAL COMMERCE
2 Esperienza d'acquisto immersiva
Non solo prodotti o servizi. Perché ciò che farà la differenza anche nel 2019 sarà legato soprattutto all'esperienza di intrattenimento dei brand esaltata dal social-commerce, quindi dagli acquisti online veicolati sui media sociali. Una “brand-experience” accelerata dalle dinamiche immersive: tenderanno ad aumentare per diffusione e rilevanza i visori per fruire l'Augmented Reality e la Virtual Reality, arrivando a coinvolgere concretamente l'esperienza di acquisto del consumatore connesso. D'altronde il 71% degli utenti è più propenso ad acquistare da marche che adottano realtà virtuale o aumentata.
PIÙ DIVERSITÀ, MENO STEREOTIPI
3 I mille colori dei brand
Più diversità, meno stereotipi. Al bando la generazione “broculture”, ovvero quell'alleanza maschilista troppo diffusa nelle grandi e piccole realtà americane hi-tech, dai colossi della Silicon Valley alle nuove startup emergenti. A denunciare questa tendenza è stato recentemente il New York Times. Per il 2019 le marche punteranno ancora di più a declinare i temi di diversità e inclusione. E la narrazione al femminile entrerà in modo più autentico nelle strategie di marketing. Un'azione “local for local”, destinata a valorizzare le diversità, dando spazio ai contesti geografici nei quali i brand operano.
VIDEO OVUNQUE
4 I mille schermi dei brand
Da quelli miniaturizzati di smartwatch e smartphone di ultima generazione fino a quelli iconici e impattanti distribuiti nelle città connesse con la tecnologia DOOH, Digital Out of Home. E poi l'avanzata del video verticale che strizza l'occhio ai pubblici più giovani, millennial in testa, annidati nella “camera-company” SnapChat o sull'app TikTok, in passato nota come Musical.ly. I mille schermi sono anche quelli del social fotografico Instagram: già oggi l'80% degli utenti segue almeno un'azienda sul social di casa Zuckerberg e 200 milioni visitano un profilo business almeno una volta al giorno
AMICI O STAR?
5 Gli influencer della porta accanto
«Oggi il rapporto tra brand, influencer e community passa da due driver di riferimento: il primo è la presenza in micro-spazi nei quali ognuno è parte di più contesti di consumo. Il secondo è che la rete amplifica le occasioni di notorietà di un brand e la validazione ad opera di nostri pari», afferma Giorgio Soffiato, da gennaio in libreria con “Marketing agenda”, edito da Egea. Così per i nano-influencer la credibilità diventerà più rilevante della reach. «L'influencer si dividerà tra gli amici della porta accanto e le nuove star, ovvero i produttori di un contenuto di spettacolarizzazione».
INTELLIGENZA ARTIFICIALE E MACHINE LEARNING
6 Dati, dati, dati
Gli anni della “Data Economy”: così li ha definiti l'Economist, mettendo in copertina le piattaforme petrolifere di un tempo, brandizzate però con i loghi dei principali attori dell'hi-tech. Perché sono i dati il nuovo petrolio del Ventunesimo Secolo. Così negli anni della “Data Economy” l'allineamento con la GDPR porterà una evoluzione nelle strategie dei brand per l'utilizzo dei dati. E si registrerà un'esplosione di progetti basati su intelligenza artificiale e machine learning. Anche in questo modo si migliorerà l'analisi del ritorno sugli investimenti nei piani integrati online e offline.
IL VALORE DELLE NICCHIE
7 La tribù connessa che balla
In questi anni le aziende più accorte riuniscono tribù, non parlano più a fasce indistinte di utenti: così il guru del marketing Seth Godin. E tutti gli indicatori segnalano come col 2019 aumenteranno le nicchie di pubblici, tribù e microtribù numericamente esigue ma ad alto impatto valoriale. Si tratta dei super-consumer impegnati anche socialmente, secondo la definizione di Eddi Yoon. «La gente è sempre più consapevole di ciò che acquista, occorre ripensare l'idea di impresa andando oltre i semplici obiettivi sociali», ha dichiarato poche settimane fa all'Economist Emmanuel Faber, Ceo di Danone.