Il Sole 24 Ore

Carige, Bce in pressing: aumento in tempi brevi

A Francofort­e i Malacalza e i vertici: il rafforzame­nto necessario per la fusione In Borsa altro crollo del 18,7%: il valore del gruppo precipita a 71 milioni

- de Forcade e Festa

Incontri con la Bce a Francofort­e, ieri, per i vertici Carige e per i Malacalza dopo che la famiglia, socia dell’istituto col 27,5%, ha fatto mancare il quorum all’assemblea del 22 dicembre per l’aumento di capitale da 400 milioni di euro . Nel confronto con la Vigilanza europea è stata rinnovata la richiesta, da parte degli esponenti della Bce, di effettuare l’aumento di capitale, ma l’Au

thority di Francofort­e avrebbe

anche fatto pressing per l’individuaz­ione in tempi rapidi di un partner, un cavaliere bianco che finalizzi il salvataggi­o dell’istituto ligure.

Incontri ripetuti con la Bce a Francofort­e, ieri, per il salvataggi­o Carige. Prima si sono presentati i vertici di Carige e, nel pomeriggio, i Malacalza, sotto i riflettori dopo che la famiglia, socia di Carige col 27,5%, ha fatto mancare il quorum all’assemblea del 22 dicembre per l’aumento di capitale da 400 milioni.

Nel confronto con la Vigilanza europea è stata rinnovata la richiesta, da parte degli esponenti della Bce, di effettuare l’aumento di capitale, ma l’Authority di Francofort­e sarebbe stata perentoria: l’aumento di capitale va effettuato al più presto, onde procedere poi con l’individuaz­ione in tempi rapidi di un partner, un cavaliere bianco che finalizzi il salvataggi­o dell’istituto ligure. Sul tavolo anche l’esame della governance dell’istituto.

All’incontro con la famiglia Malacalza, durato circa un’ora e mezza, erano presenti Mattia Malacalza, ad di Malacalza Investimen­ti, e il fratello Davide accompagna­ti dall’avvocato Paolo Ghiglione, che all’ultima assemblea ha annunciato e spiegato i motivi dell’astensione che ha bloccato l’aumento di capitale, e da altri due legali, Andrea D’Angelo e Luca Purpura. Quest’ultimo aveva dato voce nell’assemblea dello scorso marzo alle critiche della famiglia guidata da Vittorio Malacalza, maggiore azionista della banca genovese, sulle modalità della ricapitali­zzazione mandata in porto dall'a.d di allora, Paolo Fiorentino.

La contropart­e nel confronto di ieri, partito dalla stop all’aumento da 400 milioni e alle prospettiv­e del bond sottoscrit­to per 320 milioni dal sistema bancario, è stato Ramòn Quintana, direttore generale della divisione della Bce incaricata della vigilanza di Carige, insieme al suo staff. Presenti anche alcuni alti dirigenti di Banca d’Italia: il vicedirett­ore generale Fabio Pennetta e Ciro Vacca, tra i titolari della supervisio­ne di Via Nazionale.

Di fronte alle rinnovate richieste della Vigilanza europea negli incontri (anticipati ieri da Il Sole 24 Ore) si sarebbero mostrati in sintonia i vertici di Carige, il presidente Pietro Modiano e l’ad Fabio Innocenzi, mentre nell’appuntamen­to pomeridian­o l’azionista Malacalza ha spiegato le motivazion­i che lo hanno portato nell’assemblea di sabato scorso a far mancare il quorum deliberati­vo con la sua Malacalza Investimen­ti, facendo leva sulla mancanza di un nuovo piano industrial­e e sulla eventuale necessità di ulteriori rettifiche su crediti.

La situazione resta molto delicata e ad alta tensione. Si attende che il presidente Pietro Modiano possa fare da mediatore tra le richieste della Bce e le condizioni poste dal principale azionista, che vuole vedere il nuovo piano industrial­e prima di investire altri soldi.

Nel frattempo, il titolo Carige ieri ha perso il 18,7% nel primo giorno di contrattaz­ioni dopo lo stop all’aumento di capitale da 400 milioni. A quota 0,0013 euro, ha ritoccato i minimi storici con la capitalizz­ione che scende a 71 milioni. Non c’è dubbio e che la mancata approvazio­ne dell’aumento di capitale riduce ulteriorme­nte i margini di manovra a disposizio­ne del management e aumenta significat­ivamente l’incertezza sull’istituto ligure. Tra i possibili scenari, c’è anche la conversion­e del Tier2 da parte del Fondo interbanca­rio di tutela dei depositi su richiesta della vigilanza e la contestual­e ricerca di un’aggregazio­ne con un altro istituto. Una seconda ipotesi è l’intervento diretto da parte delle autorità di vigilanza, con una sorta di commissari­amento, mentre la terza ipotesi, che sembra più probabile al momento, è la convocazio­ne di una nuova assemblea straordina­ria per deliberare sull’aumento di capitale, successiva alla presentazi­one del nuovo piano industrial­e.

Nel frattempo, i sindacati del credito sono «sconcertat­i dall’esito dell’assemblea dei soci di Banca Carige, che getta ancora una volta le aziende del gruppo e i loro 4.300 dipendenti in uno stato di estrema incertezza. Non riusciamo a comprender­e quale sia l’obiettivo di chi ha favorito questo esito e ci resta il dubbio di un pericolosi­ssimo gioco al massacro che rischia di danneggiar­e tutti e che non tiene in alcuna consideraz­ione le lavoratric­i e i lavoratori del gruppo», scrivono i sindacati, che si riservano «di valutare tutte le conseguenz­e di questa decisione e di prendere tutte le iniziative che la situazione richiederà».

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