Conte: un tagliando al «contratto» e possibile rimpasto
«Non partecipo alla campagna elettorale, tra cinque anni lascio» La difesa di Di Maio: «È stato messo in croce per una misura di equità»
Il contratto di governo tra Lega e M5S sarà sottoposto a un «tagliando» dice nella conferenza stampa di fine anno il presidente del Consiglio Giuseppe Conte che non esclude neppure un «rimpasto» (anche se poi Palazzo Chigi precisa: un’ipotesi remota). Il premier difende il reddito di cittadinanza ma sui temi controversi nella maggioranza (Consob, Tav, F35) sceglie il rinvio.
Il principale obiettivo era lanciare un messaggio rassicurante a chi, lontano dal tradizionale appuntamento di fine anno con la stampa, lo ascoltava. E così, mentre alla Camera andava in scena la bagarre sulla manovra e i pensionati denunciavano il taglio delle indicizzazioni, Giuseppe Conte rilanciava le prospettive sulla crescita («sarà più robusta dell’1%») e le misure bandiera della legge di Bilancio («reddito di cittadinanza e quota 100 partiranno a marzo»), plaudendo alla riuscita dell’«amalgama perfetta» del governo «gialloverde». Ma nonostante l’impegno, è emerso chiaramente che con l’approvazione della manovra si apre per l’esecutivo una fase nuova, dagli esiti non prevedibili. Conte, infatti, conferma che il contratto di governo sarà sottoposto a un «tagliando» e non esclude neppure un «rimpasto». Certo, la rivisitazione dell’accordo è per «migliorarlo» e la sostituzione di ministri è solo - come si affretta a precisare Palazzo Chigi un’ipotesi remota. Ma le parole del premier non vanno sottovalutate.
L’“avvocato del popolo” difende a spada tratta la «crociata» di Di Maio sul reddito di cittadinanza, confermando che l’importo dell’assegno potrà essere in parte utilizzato per favorire le assunzioni perché «non vogliamo le persone stese sul divano». Nega che ci sia un aumento della pressione fiscale perché a pagare di più «saranno banche e assicurazioni» e anticipa che a breve partirà per un viaggio in Italia per rassicurare gli imprenditori delusi dalla manovra. Dice anche che non parteciperà alla campagna elettorale per le europee. Ma Conte è consapevole che il calo nei sondaggi del M5s e l’avanzata della Lega sono una miscela esplosiva per il suo governo. Il premier indossa volentieri i panni del pompiere. Sa che per durare deve evitare il moltiplicarsi dei focolai. Per questo, mentre difende Salvini da chi accusa «ingiustamente» il suo partito di voler favorire gli evasori, annuncia che sulla Tav la decisione slitta («arriverà entro le europee»). Perché solo così si evita il cortocircuito. Di Maio non può permettersi di perdere, dopo aver già dovuto mollare sul Tap, Terzo valico (e Ilva). Ma lo stesso vale per Salvini. In Piemonte a maggio si vota e rinunciare alla Tav sarebbe pericoloso per la Lega. L’unica via d’uscita è il rinvio. E non vale solo per la Tav.