LA SOSTITUTIVA TRADISCE LA COSTITUZIONE
La tendenza a introdurre imposte alternative a quelle ordinarie è esplosa negli ultimi anni. Altre opzioni si aggiungeranno dal 2019 a partire dalla cosiddetta flat tax per gli autonomi con ricavi fino a 65mila euro. Il gettito delle sostitutive pagate da minimi e forfettari sfiora già il miliardo di euro.
Il valore delle sostitutive dei “piccoli” crescerà con l’innalzamento della soglia per accedere al forfait previsto nella manovra finanziaria. Altri prelievi alternativi si aggiunti negli ultimi anni, come le varie cedolari sugli affitti; l’ultima sugli immobili commerciali affittati da persone fisiche è contenuta nella manovra 2019.
C’è da chiedersi cosa rimarrà dell’Irpef. Ridurre le aliquote da cinque a due non risolverebbe il paradosso di un’imposta nata per tassare tutti i redditi e ormai limitata solo ai prelievi di essi, con tanti saluti alla progressività e alla parità di trattamento.
Il vezzo di sostituire con regimi sostitutivi, scalfendo in Italia il principio di progressività, si va sempre più diffondendo.
I regimi sostitutivi hanno bisogno di una loro giustificazione che serve a legittimare la limitazione della progressività. È tutto un sistema che viene meno, è una legislazione contraria al principio costituzionale. Tutte le categorie vengono colpite in questo modo, lavoratori autonomi compresi. Il valore costituzionale contenuto nell’articolo 53, che prevede il principio di capacità contributiva, non può essere soppresso per implicito.
Avrebbe senso nella Costituzione una diretta e chiara modifica. La flat tax è una discutibile riforma di tipo progressista, come un’altra, ma quando la sostituzione è arbitraria, essa è incostituzionale per violazione dei principi di progressività e di parità di trattamento.