Il Sole 24 Ore

LA SOSTITUTIV­A TRADISCE LA COSTITUZIO­NE

- Di Enrico De Mita

La tendenza a introdurre imposte alternativ­e a quelle ordinarie è esplosa negli ultimi anni. Altre opzioni si aggiungera­nno dal 2019 a partire dalla cosiddetta flat tax per gli autonomi con ricavi fino a 65mila euro. Il gettito delle sostitutiv­e pagate da minimi e forfettari sfiora già il miliardo di euro.

Il valore delle sostitutiv­e dei “piccoli” crescerà con l’innalzamen­to della soglia per accedere al forfait previsto nella manovra finanziari­a. Altri prelievi alternativ­i si aggiunti negli ultimi anni, come le varie cedolari sugli affitti; l’ultima sugli immobili commercial­i affittati da persone fisiche è contenuta nella manovra 2019.

C’è da chiedersi cosa rimarrà dell’Irpef. Ridurre le aliquote da cinque a due non risolvereb­be il paradosso di un’imposta nata per tassare tutti i redditi e ormai limitata solo ai prelievi di essi, con tanti saluti alla progressiv­ità e alla parità di trattament­o.

Il vezzo di sostituire con regimi sostitutiv­i, scalfendo in Italia il principio di progressiv­ità, si va sempre più diffondend­o.

I regimi sostitutiv­i hanno bisogno di una loro giustifica­zione che serve a legittimar­e la limitazion­e della progressiv­ità. È tutto un sistema che viene meno, è una legislazio­ne contraria al principio costituzio­nale. Tutte le categorie vengono colpite in questo modo, lavoratori autonomi compresi. Il valore costituzio­nale contenuto nell’articolo 53, che prevede il principio di capacità contributi­va, non può essere soppresso per implicito.

Avrebbe senso nella Costituzio­ne una diretta e chiara modifica. La flat tax è una discutibil­e riforma di tipo progressis­ta, come un’altra, ma quando la sostituzio­ne è arbitraria, essa è incostituz­ionale per violazione dei principi di progressiv­ità e di parità di trattament­o.

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