Unibon-Parmareggio, nasce newco per correre all’estero
Grandi Salumifici Italia (Gsi), controllata da Unibon Spa, e Parmareggio assieme per potenziare la parte commerciale e affrontare al meglio i mercati esteri. L’accordo, che sarà annunciato il 2 gennaio, potrebbe dar vita a un’unica maxi-cooperativa agroalimentare, tutta modenese.
Un’aggregazione che nasce per potenziare la parte commerciale e affrontare meglio i mercati esteri, ma che in futuro potrebbe dar vita a un’unica maxi-cooperativa agroalimentare, tutta modenese. L’annuncio ufficiale verrà dato il 2 di gennaio: Grandi Salumifici Italia (Gsi), controllata da Unibon Spa, e Parmareggio, controllata dal consorzio Granterre, costituiranno una newco per la quale l’Autorità garante della concorrenza ha già dato il suo parere favorevole alla vigilia di Natale.
Poiché l’una si occupa di salumi e l’altra di formaggi, sostiene l’Agcom, non c’è alcun pericolo di concentrazione di mercato. Eppure la nuova società sarà un colosso del comparto, in grado di competere quanto a fatturato complessivo con le più grandi società italiane del settore: Unibon Spa ha un giro d’affari aggregato di circa 378 milioni di euro l’anno, mentre il consorzio Granterre - che riunisce tutti i soci conferitori di latte alla cooperativa - ha un fatturato di 334 milioni.
Parmareggio, ricorda l’Agcom, detiene una posizione di leadership nel settore del Parmigiano reggiano, mentre Gsi è il più grande produttore italiano di speck, oltre a tenere saldamente nelle proprie mani un quinto del mercato italiano dei secondi piatti pronti.
Tecnicamente, la nuova società sarà partecipata al 63% da Unibon e al 37% da Granterre: entrambe conferiranno nella newco le partecipazioni di controllo detenute rispettivamente in Gsi e Parmareggio.
Per il Parmigiano reggiano in generale il 2018 è stato peraltro un anno positivo, con una produzione complessiva di 3,7 milioni di forme, in crescita dell’1,5%. Nel bilancio preventivo per il 2019 il Consorzio della Dop prevede di toccare la cifra record di 38,4 milioni di euro di ricavi totali, contro i 33,4 del preventivo 2018. «Gli aumenti di produzione sono significativi - ha dichiarato ieri il presidente del Consorzio Parmigiano Reggiano, Nicola Bertinelli - e possono delinerare un rischio di calo dei prezzi. La sfida che ci attende è quella di collocare il Parmigiano Reggiano sul mercato ad un prezzo remunerativo».
Pur essendo il Parmigiano Reggiano in Italia il più importante prodotto Dop per valore alla produzione (con l,34 miliardi di euro nel 2017, secondo gli ultimi dato Ismea), non è però anche il più consumato. Con una quota di 4,94 milioni di forme all’anno, infatti, il Grana Padano si è confermato anche nel 2018 il più presente sulle tavole del mondo. Nei primi nove mesi di quest’anno le esportazioni di Grana Padano sono cresciute del 5,4% e segnali positivi si registrano anche nell’aumento degli acquisti delle famiglie (+4,6%) e nel settore della ristorazione (+7%). «Il successo dei consumi – ha ricordato ieri il direttore generale del Consorzio, Stefano Berni – è dettato anche dal prezzo conveniente proposto dalla grande distribuzione ai consumatori, oltre che dalla crescente qualità raggiunta dai nostri duecento consorziati».