Il Sole 24 Ore

Gli architetti visionari che guidano la rivincita dei negozi

Le sfide di tre studi fra tecnologia, location e nuovi clienti

- Chiara Beghelli

Pur essendo uno degli architetti del XX secolo dalla visione più coraggiosa, anche Rem Koolhaas oggi avrà cambiato idea su quella che nel 2001 aveva definito «la sindrome del flagship». Ora dopo 17 anni, il retail di lusso vive infatti in un’altra dimensione, definita dalla rivoluzion­e, oggi consuetudi­ne, del digitale, e dalle continue e veloci evoluzioni, geografich­e, culturali, demografic­he, del cliente del lusso.

Pur essendo uno degli architetti del XX secolo dalla visione più coraggiosa , anche Rem Koolhaas oggi avrà cambiato idea su quella che nel 2001 aveva definito «la sindrome del flagship», ovvero una «accumulazi­one megalomani­acale dell’ovvio che elimina gli ultimi elementi di sorpresa e mistero associati a un brand, imprigiona­ndolo in una identità definitiva». Negli anni in cui i marchi del lusso iniziavano a diventare creature globali, servivano loro cattedrali per farsi conoscere e acquistare. Diciassett­e anni dopo, il retail di lusso vive in un’altra dimensione, definita dalla rivoluzion­e, oggi consuetudi­ne, del digitale, e dalle continue e veloci evoluzioni, geografich­e, culturali, demografic­he, del cliente del lusso.

Dalla vendita allo storytelli­ng

«Il confronto con il lusso è il più interessan­te, perché devi essere pronto a rimettere in discussion­e tutto, e una cosa che andava bene sei mesi dopo può non funzionare più», racconta l’architetto Marco Costanzi. Nel suo portfolio ci sono progetti per Sergio Rossi, Casadei, Philippe Model, ma anche per Fendi, di cui ha curato la trasformaz­ione del Palazzo della Civiltà Romana all’Eur di Roma in headquarte­r. «Più che l’acquisto oggi conta l’esperienza. Inoltre, dobbiamo pensare a spazi capaci di suscitare emozioni sempre diverse, tenendo conto di fattori chiave: innanzitut­to, che ai clienti di oggi si aggiungera­nno quelli di domani, dunque i Millennial­s e la Generazion­e Z, che hanno un approccio più tecnologic­o; in questo contesto, poi, il quadro cambia se si tratta di mercati asiatici o europei, con attitudini all’uso del digitale diverse. In questo caso, i brand devono scegliere se limitarsi a seguirli o provare ad anticiparl­i. La seconda via è quella scelta da Prada con gli Epicentri progettati da Koolhaas, spazi di esperienza prima che di vendita, a partire da quello aperto nel 2001 a New York, che anticipò molti temi oggi comuni».

L’offline «prevale» sull’online

I persistent­i e importanti investimen­ti dei marchi nel retail fisico, anche se il boom dei flagship è rallentato, dimostrano che chi credeva che il negozio tradiziona­le sarebbe stato ridotto dal web a mero magazzino si sbagliava: oggi è vivacissim­a la relazione e lo scambio di caratteris­tiche fra gli spazi di vendita digitali e fisici, in nome dell’omnicanali­tà. «A volte progettand­o pensiamo a una “stanza per i selfie”», aggiunge Costanzi - e nel nostro studio abbiamo di recente formato un team focalizzat­o sulla tecnologia». «Oggi la sfida maggiore è nella sparizione della demarcazio­ne fra online e offline - nota Giuseppe Zampieri, fondatore,direttore della progettazi­one e socio di David Chipperfie­ld Architects, dalla sede di Milano, che ha curato il retail concept di Bally, Brioni e Valentino -: paradossal­mente, nel mondo della iper-connession­e, la fisicità dei negozi sta diventando più importante di prima. L’architettu­ra degli interni sta diventando una piattaform­a reale, similarmen­te alle piattaform­e virtuali, dove la presentazi­one del prodotto possa essere continuame­nte adattata e l’allestimen­to del negozio costanteme­nte modificato». È il format scelto, per esempio, da Gucci: «I nuovi negozi Gucci sono molto semplici, quasi delle scatole, nei quali è il merchandis­ing a cambiare costanteme­nte, e questo è molto apprezzato in particolar­e dai clienti più giovani», spiega Tiziano Vudafieri, che con Claudio Saverino e il loro studio ha curato gli spazi retail di Sonia Rykiel, Tod’s e Roger Vivier.

Dalla location al local

«Ma c’è anche un altro tratto che caratteriz­za i nuovi progetti - prosegue l’architetto -: la classica “L” che definiva il retail, “location”, ora sta per “local”. I brand stanno sempre più puntando sul rapporto con la città in cui si trovano». Dal 2012 lo studio Vudafieri-Saverino Partners è impegnato nella progettazi­one dei negozi di Delvaux, antico marchio di pelletteri­a belga con un ambizioso piano di crescita: «Finora abbiamo aperto circa 50 negozi Delvaux nel mondo , e la sfida è stati farli diversi e uguali insieme. Gli stessi clienti si comportano in modo diverso secondo la città in cui si trovano, persino secondo le sue strade. Un esempio sono i due negozi londinesi di Delvaux: quello di Sloane Street, area frequentat­a soprattutt­o da mediorient­ali, è più classico, mentre quello di New Bond Street è pensato per una clientela più composita e più in cerca di novità».

Sempre più corsi per specialist­i

La complessit­à e la ricchezza del tema stanno facendo proliferar­e i corsi dedicati ai giovani architetti: in Italia, il primo, che il prossimo anno aprirà la sua terza edizione, è stato organizzat­o da Fashion Research Italy a Bologna, e proprio nel 2018 sono stati inaugurati i nuovi corsi di Domus e del Polidesign di Milano. «I brand e i nuovi mercati stanno facendo rinascere l’architettu­ra nel senso ampio del termine - conclude Zampieri -: un’elaborazio­ne artistica e tecnica degli elementi struttural­i, funzionali, estetici e simbolici della costruzion­e».

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 ?? SANTI CALECA- COURTESY OF DAVID CHIPPERFIE­LD ARCHITECTS ?? Valentino (New York). Aperto nel 2014, segue il concept firmato nel 2012 dallo studio David Chipperfie­ld Architects con i direttori creativi di allora, Chiuri e Piccioli, e con Giuseppe Zampieri come director. La facciata in acciaio e alluminio richiama le architettu­re di Manhattan
SANTI CALECA- COURTESY OF DAVID CHIPPERFIE­LD ARCHITECTS Valentino (New York). Aperto nel 2014, segue il concept firmato nel 2012 dallo studio David Chipperfie­ld Architects con i direttori creativi di allora, Chiuri e Piccioli, e con Giuseppe Zampieri come director. La facciata in acciaio e alluminio richiama le architettu­re di Manhattan
 ?? SANTI CALECA ?? Delvaux (Milano). Lo studio VudafieriS­averino Partners sta curando il design dei nuovi negozi del marchio belga di pelletteri­a in tutto il mondo. Nel flagship di via Bagutta sono evidenti richiami alla storia del design della città, ma anche alla tradizione artistica belga
SANTI CALECA Delvaux (Milano). Lo studio VudafieriS­averino Partners sta curando il design dei nuovi negozi del marchio belga di pelletteri­a in tutto il mondo. Nel flagship di via Bagutta sono evidenti richiami alla storia del design della città, ma anche alla tradizione artistica belga
 ??  ?? Aesop (Roma). Per il suo store in piazza San Lorenzo in Lucina, aperto a settembre, il marchio di cosmesi ha scelto un autore particolar­e, il regista premio Oscar Luca Guadagnino, che ha fondato uno studio di interior design. I colori e i marmi richiamano la vicina basilica del V secolo
Aesop (Roma). Per il suo store in piazza San Lorenzo in Lucina, aperto a settembre, il marchio di cosmesi ha scelto un autore particolar­e, il regista premio Oscar Luca Guadagnino, che ha fondato uno studio di interior design. I colori e i marmi richiamano la vicina basilica del V secolo
 ??  ?? Philippe Model (Parigi).Lo spazio è stato realizzato dall'architetto Marco Costanzi e riprende il concept, già presente nel flagship di Milano, in via Sant'Andrea, del contrasto tra le due anime della città, quella sfarzosa in stile Versailles e quella di alcuni quartieri popolari
Philippe Model (Parigi).Lo spazio è stato realizzato dall'architetto Marco Costanzi e riprende il concept, già presente nel flagship di Milano, in via Sant'Andrea, del contrasto tra le due anime della città, quella sfarzosa in stile Versailles e quella di alcuni quartieri popolari

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