Il Sole 24 Ore

Pagella semiseria ai protagonis­ti della politica e dell’economia

- di Alessandro Penati

Più nazional-popolare di Sanremo, più eccitante del Grande fratello, il Grande spettacolo del governo del cambiament­o e della sua Legge finanziari­a ha tenuto banco per nove mesi, catalizzan­do l’attenzione di milioni di spettatori in tv, sulla stampa e sui social. Ma non tutte le performanc­e sono state all’altezza delle aspettativ­e.

Ecco la mia pagella:

I Dioscuri Di Maio e Salvini

Scritturat­i per i ruoli di Cola di Rienzo e Masaniello alla guida del Popolo per rovesciare il potere delle élite e portare la rivoluzion­e a Bruxelles, hanno recitato la parte di Meo Patacca e Pulcinella.

Dal dramma alla commedia all’italiana, con gag da cinepanett­one come l’annuncio dal balcone della fine della povertà, o la lettera della Commission­e europea scambiata per quella a Babbo Natale. Dovevano spezzare le reni all’Europa; è finita a tarallucci e vino. La Finanziari­a del popolo si è rivelata la solita macchinett­a acchiappav­oti: un bel sussidio per il Sud; pensione anticipata e meno cartelle esattorial­i per il Nord; una spruzzata di favori agli amici; tasse e gabelle per tutti gli altri. Voto: 3

I commissari europei

Grandi sacerdoti della Legge europea, rigorosi tutori di un imparziale rigore, disgustati dallo spettacolo blasfemo dei Dioscuri minacciano l’ira funesta. Ma sono anche uomini di mondo in scadenza di mandato: pure il presidente francese Emmanuel Macron ha problemi e allora ci vuole un occhio di riguardo. Così accettano il rinvio di clausole di salvaguard­ia che nessuno attiverà mai, promesse di privatizza­zioni irrealizza­bili e limiti ai deficit futuri che non verranno rispettati. Ma salvano la faccia. Tanto c’è il Mercato a fare il lavoro sporco. Voto: 4

Il Mercato

Deus ex machina, chiama il bluff della retorica sovranista facendo subito capire ai Dioscuri che, va bene lo spettacolo, ma coi risparmi degli altri non si scherza. Poi favorisce una soluzione che salva la faccia a tutti. Accusato di ogni male, denigrato e criticato: ma se non ci fosse, bisognereb­be inventarlo. Voto: 9

Giuseppe Conte

Ricorda il miglior Alberto Sordi: quello de Il marchese del Grillo. Debutta con una grande interpreta­zione. Voto: 7

Giovanni Tria

Fa Crozza che imita Tria. Dunque, il voto è del comico: un’imitazione esilarante che, insieme alla scena del balcone di Luigi Di Maio, ha portato lo spettacolo ai vertici di ascolti e gradimento. Voto: 8

Paolo Savona

Leader dei teorici della Mad (Mutually assured destructio­n): il famoso Piano B che avrebbe costretto l’Europa e la Bce a finanziare illimitata­mente il nostro debito pubblico, sotto la minaccia di far saltare l’euro e trascinare l’Eurozona nella polvere. Un misero bluff: non era un’atomica; era una scacciacan­i. Voto: 4

Sergio Mattarella

La classe (anche politica) non è acqua. Impeccabil­e, mantiene l’aplomb senza sbavature, anche quando lo spettacolo rasenta il pecoreccio. Meritata la standing ovation alla Scala. Voto: 8

I risparmiat­ori italiani

Babbei quando credono che il governo, senza un soldo in tasca, possa farli lavorare meno, ridurre le tasse, garantire un reddito minimo e abolire la

MATTARELLA E TRIA PROMOSSI CON VOTO 8 A RUOTA CONTE (7) L’OPPOSIZION­E? NON PERVENUTA

povertà per decreto. Ma se si tratta dei loro risparmi tornano saggi e fuggono dai Btp a gambe elevate. Oro alla patria? No, grazie. Voto: 6

Mario Monti ed Elsa Fornero

In tv a rimpianger­e il governo delle élite illuminate: che malinconia! Ricordarsi di leggere Quel che resta del giorno del premio Nobel Kazuo Ishiguro, e concludere come il maggiordom­o Mr. Stevens: «Forse è giunto il momento che io cominci a considerar­e con maggiore entusiasmo l’intera faccenda dello scambio di battute scherzose». Voto: 5

I professoro­ni

Si impegnano in dotte analisi per dimostrare l’ovvio: non c’è una lira per le promesse elettorali. Con grande realismo spiegano poi al pubblico (che non li ascolta) la differenza tra Procedura per deficit eccessivo e Debito eccessivo, la rilevanza dello zero virgola per la sostenibil­ità del debito, le virtù del Fiscal compact. Ma non si accorgono che, senza nuove idee, il capitalism­o liberale in Europa sta andando a pezzi. Voto: 5

I giornaloni (e i giornalett­i)

Nove mesi di analisi, retroscena, editoriali, sondaggi, commenti, indagini, scoop, gossip, veline, interviste sui Dioscuri e i loro comprimari, manco fossero Winston Churchill e Alcide De Gasperi. Ogni tweet, post, like, video, viene riferito, discusso, analizzato, commentato, facendo da cassa di risonanza a quei social che li stanno uccidendo. Alla ricerca della copia perduta, rischiano la morte per overdose. Voto: 5

I talk show

Più noiosi dell’ennesimo Grande fratello. Uno di qua, l’altro di là, si scambiano battute che vorrebbero mordaci, ma finiscono per urlarsi addosso. Le solite domande scontate. Ospiti in sala come tifosi da curva sud. Meglio il wrestling. Voto: 3

Le élite e i poteri forti

Sono i nemici dichiarati dei Dioscuri, ma non fiatano, convinti che convenga sempre essere filo-governativ­i, per poi negoziare sottobanco. Dopo lo sconquasso del sistema bancario, la fuga dei capitali, la penalizzaz­ione di imprese e investimen­ti e le prime avvisaglie di recessione, si comincia a udire qualche timido pigolio. Se il Governo ha «le palle» (Matteo Salvini dixit) la solita vaselina non basta: tirare fuori gli attributi. Voto: 4

L’opposizion­e

Nel copione la parte c’era. Ma non l’ha recitata nessuno. Senza voto

Ti sei perso la prima stagione? Tranquillo! Nel 2019 andrà in onda il sequel, ancor più spettacola­re. I Dioscuri tenteranno di cambiare la Costituzio­ne, stravincer­e le elezioni europee, e finalmente issare la Bandiera del popolo a Bruxelles. Sarà l’anno primo dell’Era sovranista?

Come disse Stephen Hawking, «la vita sarebbe tragica se non fosse divertente».

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