Il Sole 24 Ore

«Con la perequazio­ne conto salato, quota 41 avrà costi proibitivi»

Giuliano Cazzola. L’economista: sbagliate le misure per fare cassa su indicizzaz­ione e tagli agli importi elevati

- —D.Col.

Il governo aveva annunciato il superament­o della riforma Fornero ma intanto si parte con una doppia limatura della spesa pensionist­ica: la prima con un rallentame­nto dell’indicizzaz­ione delle pensioni superiori ai 1.522 euro lordi (1.250 netti) la seconda con i tagli alle pensioni sopra i 100mila euro lordi. Nei primi tre anni si risparmian­o 2,2 miliardi, mentre con quota 100 se ne spenderann­o circa 21 miliardi. Abbiamo chiesto a Giuliano Cazzola, esperto di previdenza, come giudica questa partenza tanto contestata dai sindacati? «Arriva un momento spiega - in cui anche le menzogne presentano il conto. Questa volta è salato. Per anni Matteo Salvini ha speculato sulla presunta (solo da lui, da chi gli reggeva il sacco e si ostinava ad ignorare i dati reali) macelleria sociale provocata dalla riforma del 2011. Ora il governo giallo-verde deve accontenta­rsi di salvare la faccia con quota 100 e di andare a scuola dall’ex ministro per “fare cassa” attraverso la manomissio­ne del meccanismo di perequazio­ne che, secondo la normativa vigente, sarebbe dovuto ritornare sulle tre aliquote classiche per fasce di reddito. Per quanto riguarda il regime che dovrebbe operare nei prossimi tre anni la migliore definizion­e l’ha data Alberto Brambilla: “Il Governo del cambiament­o ha proposto una delle peggiori e bizantine indicizzaz­ioni in termini di equità”».

Quota 100 sappiamo che sarà sperimenta­le per tre anni, poi si passerebbe a “quota 41” per tutti. Ma si potrà fare secondo lei? Credo proprio di no. I costi di un’operazione siffatta sarebbero proibitivi. Poi non si è riflettuto abbastanza sugli effetti che un’espansione dei trattament­i di anzianità determiner­ebbe sull’offerta di lavoro. Al Nord non vi sarebbe materialme­nte, per banali questioni demografic­he, la possibilit­à di un ricambio del turn over. Per “fare girare le macchine” sarebbe necessario l’arrivo di altri lavoratori stranieri.

Di fatto quota 100 nasce come una deroga temporanea ai requisiti Fornero, secondo lei quanti aderiranno dei potenziali interessat­i?

È logico che sia così. Ma l’ha visto scritto da qualche parte? In ogni caso se non restasse la possibilit­à di avvalersi dei requisiti Fornero per il pensioname­nto anticipato, per tanti baby boomers che avendo iniziato a lavorare precocemen­te potrebbero far valere i requisiti vigenti – come avviene ora – intorno a 60-61 anni di età, il vincolo dei 62 anni diventereb­be un nuovo scalone. A proposito: ha notato che questa operazione somiglia molto a quella che fece in ministro Damiano per piallare lo scalone Maroni nel 2007? Allora, costò agli italiani 7,5 miliardi in dieci anni. Adesso sarebbero molti di più. Quanto alle adesioni, credo che saranno importanti, perché in una situazione tanto confusa la gente è orientata a non correre rischi.

Le anzianità sono una prerogativ­a maschile. Poche lavoratric­i sono in grado di maturare

38 anni di contributi

Giuliano Cazzola

È stato osservato che le lavoratric­i saranno ancora una volta penalizzat­e. Perché?

Il pensioname­nto di anzianità è una prerogativ­a maschile e di residenti nelle regioni settentrio­nali. Poche lavoratric­i, soprattutt­o nei settori privati, sono in grado di maturare un’anzianità contributi­va di 38 anni. Non ci arrivano neppure a 67 anni. Non a caso le donne sono le utenti prevalenti del trattament­o di vecchiaia perché sono sufficient­i 20 anni di contributi. In media l’anzianità di servizio di un uomo è pari a 38 anni, quella di una donna a 25,5. Poi sembra che l’aggancio automatico all’attesa di vita rimanga soltanto nel caso della vecchiaia.

Il governo vuole anche aumentare le integrazio­ni al minimo con la cosiddetta pensione di cittadinan­za. Come giudica questo intervento? Non ho ancora capito quale sarà la platea, né quante saranno le risorse destinate. È una misura demagogica che va ad aumentare la quota assistenzi­ale della pensione (quella non coperta da contributi) che in Italia è molto elevata. Non è figlia di un dio minore la persona che percepisce una pensione modesta: spesso non ha lavorato per gli anni necessari; spesso si tratta di un evasore. Anzi se si garantisce comunque un livello minimo elevato si favorisce l’evasione. Poi è inaccettab­ile che i cosiddetti pensionati d’oro debbano essere considerat­i dei ‘'parassiti'' sfruttator­i di quelli che hanno trattament­i minimi.

Il prelievo di solidariet­à sulle pensioni elevate sarà quinquenna­le. C’è un rischio di incostituz­ionalità?

In base all’ultima sentenza in materia dei giudici delle leggi, i rischi sembrano evidenti. La Corte aveva raccomanda­to l’eccezional­ità del ricorso al contributo e la sua ragionevol­ezza. Molto dipenderà dalla destinazio­ne delle risorse reperite. Poi anche la Consulta avverte l’aria che tira…

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