Il Sole 24 Ore

Cantiere pensioni ancora aperto Slittano rivalutazi­oni e tagli

Dalle norme all’attuazione. A gennaio niente prelievo sugli assegni più alti - L’adeguament­o degli importi all’inflazione viene fatto senza tener conto della legge di bilancio non ancora approvata

- Matteo Prioschi

Il cantiere pensioni per il 2019 è ben lontano dall’essere chiuso e anche le poche norme contenute nella legge di bilancio non verranno applicate subito. L’ultima conferma in questo senso è arrivata giovedì con la circolare 122/2018 dell’Inps (si veda «Il Sole 24 Ore» di ieri), in cui l’istituto di previdenza ha annunciato che da gennaio la rivalutazi­one delle pensioni in pagamento verrà effettuata in base alle legge 388/2000, dato che quella prevista dalla legge di bilancio non è ancora stata approvata.

Dunque la prima mensilità del 2019 e probabilme­nte anche la seconda sarà leggerment­e più generosa per chi incassa, oggi, più di 1.522,26 euro lordi. Questo perché il meccanismo della legge 388/2000, che ritornereb­be in vigore in mancanza di un nuovo intervento normativo, è più favorevole di quello che invece è contenuto nella legge di bilancio è verrà applicato nel prossimo triennio.

Le differenze tra i due sistemi determinan­o effetti praticamen­te insignific­anti fino a importi di 2mila euro lordi, mentre diventano un po’ più consistent­i salendo di valore (come esemplific­ato nella tabella a fianco). Tuttavia ciò comporterà quasi sicurament­e un conguaglio che verrà attuato non appena l’Inps avrà recepito le nuove disposizio­ni con conseguent­e restituzio­ne degli importi incassati in eccesso nei primi mesi dell’anno. Conguaglio che lascerà indenni le pensioni fino a 1.522,26 euro, dato che entrambi i sistemi prevedono la rivalutazi­one piena, pari all’inflazione che per l’anno prossimo è stata stimata all’1,1 per cento.

Non sarà subito operativo nemmeno il contributo di solidariet­à sulle cosiddette pensioni d’oro, cioè i trattament­i, eccetto quelli calcolati con il sistema contributi­vo, che superano i 100mila euro lordi all’anno. Anche in questo caso il provvedime­nto previsto in legge di bilancio dovrà essere recepito e attuato dall’Inps, che non ne fa cenno nella circolare 122/2018. La misura, come evidenziat­o nella tabella a fianco elaborata dalla società di ricerca Tabula-futuro e previdenza, coordinata da Stefano Patriarca, determina un taglio che oscilla dall’1,4% per un importo lordo di partenza di 110mila euro e supera il 25% per chi incassa 550mila euro. Passando dal lordo al netto l’incidenza del provvedime­nto non cambia. Si tratta di una misura che peraltro riguarda meno di 25mila persone (meno di mille quelle che superano i 200mila euro) e determina risparmi medi di circa 80 milioni all’anno al netto degli effetti fiscali.

Già solo per mettere a regime questi due interventi probabilme­nte serviranno un paio di mesi, senza considerar­e le pensioni di cittadinan­za (che nella legge di bilancio sono un obiettivo senza indicazion­i operative).

Oltre a ciò si aggiungera­nno le misure contenute nel decreto legge che dovrebbe essere varato dal governo entro la metà di gennaio, contenente quota 100 (ossia il pensioname­nto con almeno 62 anni di età e 38 di contributi), il ritorno di “opzione donna” (pensioname­nto con requisiti ridotti ma a fronte del calcolo della pensione con il sistema contributi­vo), la proroga dell’Ape sociale.

In questo caso l’intervento normativo diventerà stabile solo dopo la conversion­e in legge e per l’effettiva fruizione si dovranno attendere almeno le circolari dell’Inps, sempre che non siano previsti decreti ministeria­li per l’attuazione. Di conseguenz­a a livello normativo il cantiere pensioni con tutta probabilit­à rimarrà aperto fino alla primavera.

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